Fidanzati uccisi a Lecce da Antonio De Marco, avvocato Andrea Starace, legale d’ufficio: “Il ragazzo è molto scosso e provato da questa situazione”.
“Il ragazzo è molto scosso e molto provato da questa situazione. E’ consapevole della delicatezza e della gravità dell’intera vicenda. Al momento è in isolamento per ragioni sanitarie, per le misure anti covid. E’ molto confuso e sofferente rispetto a quello che è successo”. Lo ha detto l’avvocato Andrea Starace, legale d’ufficio cui subentrerà un legale di fiducia, a proposito delle condizioni di Antonio De Marco, reo confesso dell’omicidio di Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta.
Starace ha incontrato De Marco questa mattina nel carcere di borgo San Nicola a Lecce dove lo studente è rinchiuso dall’altra notte in stato di fermo. Il gip ha fissato per domani mattina in carcere l’udienza di convalida.
Fidanzati uccisi a Lecce da Antonio De Marco, psichiatra: “Movente assurdo”
Un movente “un po’ assurdo” quello sostenuto dallo studente di Lecce di 21 anni arrestato ieri sera per spiegare l’omicidio di Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta. “Il fatto che fossero troppo felici e questo lo disturbasse facendogli montare la rabbia non è una motivazione credibile, è possibile anche che alla base vi sia un disturbo importante che gli fa dire cose che non hanno senso”. Commenta così Enrico Zanalda, presidente della Società italiana di psichiatria, le dichiarazioni del giovane finito in manette per il duplice assassinio di Lecce.
“Dovranno indagare di più – afferma – se alla base vi è qualcosa di patologico tutto è possibile, ma occorrerebbe conoscere meglio la situazione. Così com’è, il movente non è credibile”. “Sembra che si sia accanito più sulla donna che sull’uomo – aggiunge – questo può far pensare a un ipotetico movente passionale, a un’attrazione o anche solo a una maggiore conoscenza che lui aveva della donna.
Comunque potrebbe essere anche qualcosa che aveva costruito nella sua testa”.
Per lo psichiatra “chi ha una patologia non commette più reati di chi è sano, e soprattutto non tende a farlo in un contesto di persone che non conosce bene”. Zanalda aggiunge che “la motivazione fornita dallo studente lascia sgomenti” e dice che il caso di Lecce ne ricorda un altro avvenuto a Torino lo scorso anno, ai Murazzi. “Anche in quel caso chi uccise disse che lo aveva fatto perché aveva visto l’altro troppo felice, ma in realtà poi indagando venne fuori che l’uomo gli era sembrato il nuovo compagno della fidanzata”.
Uno dei possibili disturbi che potrebbe essere alla base del gesto confessato dallo studente di Lecce secondo Zanalda “è un’alterazione del rapporto con la realtà, una patologia psichiatrica”.
Fidanzati uccisi: gli errori dell’assassino
Un delitto premeditato “con inquietante meticolosità”, probabilmente da giorni, con sopralluoghi e annotando tutto in quello che ha definito “il cronoprogramma dei lavori” (“pulizia…acqua bollente… candeggina… soda..ecc”). Antonio De Marco, affermano gli inquirenti, è sempre stato “guardingo e attento”, come ha dimostrato sabato scorso quando si è insospettito di alcuni carabinieri in borghese che lo stavano sorvegliando. Eppure, le cautele non sono bastate e sono stati proprio alcuni errori commessi che lo hanno fatto scoprire.
A cominciare dalla mascherina nera che indossava all’andata, persa sul luogo del delitto e che non ha più potuto indossare durante la fuga.
Fuga durante la quale l’assassino era convinto di non essere ripreso dalle telecamere, cosa che invece non è avvenuta,visto che i carabinieri sono riusciti a ricostruire quasi l’intero itinerario, sia all’andata (quando l’infermiere indossava la mascherina) che al ritorno. Proprio dalle immagini registrate dai circuiti di sorveglianza di negozi e abitazioni alcuni testimoni sono riusciti a identificare il giovane che avevano visto accoltellare i due fidanzati con l’uomo che si allontanava dall’immobile.
Un altro errore commesso è stato quello di aver cancellato dalla sua rubrica telefonica, subito dopo il delitto, il nome del giovane arbitro ucciso, ma forse il più grave è stato la perdita di cinque fogli ripiegati con il piano del delitto: lì De Marco aveva descritto il percorso da seguire, le modalità e l’arma del duplice omicidio. I carabinieri li hanno trovati nel piazzale antistante il condominio dove Daniele De Santis e Eleonora Manta sono stati uccisi ed hanno confrontato il testo manoscritto dei foglietti con le firme di De Marco apposte sulla domanda di rilascio della patente e sulla carta d’identità. Una esperta grafologa ha evidenziato “ambiti di compatibilità accentuati”. Non solo: il percorso ricostruito dalle immagini delle telecamere era “inequivocabilmente compatibile” con quanto riportato in uno dei cinque foglietti manoscritti: “Scendo dalla fermata attraversi e ri-attraversi in diagonale poco prima del bar in via V. Veneto c’è il condominio a dx a fine strada attento di fronte passare velocemente sul muro a sx”
Fidanzati uccisi: a Casarano Antonio De Marco era un bravo ragazzo
Antonio De Marco, un killer “sadico”, “spietato”, “violento”, totalmente privo di “ogni sentimento di compassione e pietà verso il prossimo”, che “con inquietante meticolosità” ha pianificato e commesso il duplice omicidio, “insensibile” alle grida dei due giovani che lo imploravano di fermarsi e che ha invece inseguito e finito con un numero incredibile di coltellate. Così viene descritto dal pm nel provvedimento di fermo per l’efferato omicidio di Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta. Un ritratto che certo non coincide con quello di “bravo ragazzo, magari schivo e introverso, con pochi amici, però sempre educato”, fatto ai giornalisti dai suoi vicini di casa, a Casarano.
Circa 50 chilometri dividono Lecce, dove il 21enne è andato a studiare Scienze infermieristiche, dove è stato fermato e dove ha confessato il duplice assassinio, dalla città dov’è nato e vissuto. Un comune di circa ventimila abitanti, a pochi chilometri dalle spiagge di Gallipoli e del Salento, dove proprio in queste ore si è insediato il nuovo sindaco, Ottavio De Nuzzo. Ma certo non sono per lui l telecamere e i tanti giornalisti arrivati giornalisti da tutta l’Italia. Tutti in via Amatore Sciesa, dove c’è anche molto più traffico del solito: sono i “curiosi” che in auto passano, rallentano e poi vanno via. Succede sempre nelle storie di cronaca nera che trovano spazio nei telegiornali, nei talk show del pomeriggio e sui siti. Succede sempre anche che qualcuno se la prenda con i giornalisti, che stazionano davanti casa della famiglia De Marco, e cominci a gridare: “Andate via o chiamo i Carabinieri. Che volete dai genitori? Che c’entrano loro con quel bastardo?”.
I Carabinieri poi arrivano e riportano la calma. Ma “quel bastardo” resta un’offesa che fa parecchio rumore in un pomeriggio dove c’è tanto silenzio e che riporta anche l’incredula Casarano alla realtà di un duplice, spietato delitto commesso “dal ragazzo della porta accanto”.
Prima di questa storia di cronaca nera, in quella casa, ora con porte e finestre serrate, la famiglia De Marco viveva in tranquillità, continuano a ripetere, sgomenti, i vicini di casa.
“Brave persone, riservate, brave persone davvero”. Il padre è un bidello in pensione che cura un appezzamento in campagna, ma per i vicini è soprattutto un bravo falegname, “sempre pronto ad aiutare chi ha bisogno”. La madre è casalinga, la sorella maggiore vive al Nord da anni. E lui Antonio, “tanto educato, quando passa mi saluta sempre. Mi ricordo quando da piccolo giocava proprio qui, davanti casa mia”: la signora Lucia, una vicina di casa, guarda la tv in cucina, ascolta le notizie dei telegiornali e piange, piange a dirotto. Il marito è pochi metri più in là e continua a scuotere la testa. “No, non è possibile.
Non ci credo. Ma davvero ha confessato? Quindi è stato proprio lui?”, chiede ai giornalisti che le domandano di raccontare qualcosa di quel ragazzo che a Casarano sembrano conoscere in pochi. “Mai, mai visto prima”, rispondono due ragazze in un bar a pochi metri da via Amatore Sciesa.
Nelle “carte” degli investigatori si parla di torture, di sadismo, di “macabra ritualità” e di un atteggiamento attento e guardingo nei giorni successivi al duplice omicidio: insomma, il profilo di un killer che, chissà perché, ha consumato quella vendetta, che – come scriveva in un post dello scorso luglio – “è un piatto da servire freddo”, che per pochi istanti ti rende “soddisfatto”. E che la sera dei funerali dei due fidanzati uccisi a coltellate, sorridente e sereno, ha partecipato alla festa di compleanno di una collega. Poi, però, pensi che lo stesso ragazzo ha confessato dicendo: “Ho fatto una cavolata. So di aver sbagliato, ma erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia””. E allora? Chi è Antonio De Marco? A Casarano, forse, nessuno lo ha mai “conosciuto” veramente.