Quest’anno il fenomeno degli incendi boschivi sta conoscendo una recrudescenza che non si registrava da molti anni. Il CFS, estremamente attivo nella provincia di Matera, svolge la propria azione di contrasto a tale odioso fenomeno attraverso due direttrici principali. Da un lato esplica una fondamentale attività di coordinamento delle operazioni di spegnimento; dall’altro svolge complesse attività di indagine, connesse al reato di incendio boschivo, attraverso l’applicazione di moderne e sofisticate tecniche investigative.
Fra i più recenti incendi boschivi, particolarmente grave è stato quello occorso il 14 luglio 2012, alle ore 10.50 circa in agro di Ferrandina. In particolare, la pattuglia del Comando Stazione Forestale di Pisticci, durante lo svolgimento di un normale servizio di controllo del territorio, ha avvistato una colonna di fumo che sembrava provenire da una zona in prossimità del torrente Salandrella nei pressi di alcuni terreni boscati siti in località “Codola” di Ferrandina.
Gli agenti forestali, immediatamente accorsi, notavano però, nei pressi del punto di innesco dell’incendio, i movimenti frenetici di una persona che, accortosi della presenza della pattuglia forestale, saliva repentinamente su un trattore e, allontanandosi dalle fiamme, si dirigeva verso i terreni agricoli situati a monte del fiume.
Nella stessa area due pastori, coinvolti nell’incendio, si adoperavano per mettere in salvo i propri bovini spaventati dall’intenso fumo e dalle fiamme che andavano propagandosi su una superficie sempre più estesa.
I medesimi pastori riferivano immediatamente ai forestali intervenuti sul posto che ad appiccare il fuoco era stato quello stesso uomo con un trattore gommato, precedentemente individuato dagli stessi agenti.
Si provvedeva a raggiungere il trattore gommato e, dopo aver fermato il mezzo, si procedeva all’identificazione del suo conducente.
In considerazione dell’entità delle fiamme, la pattuglia impegnata nelle suddette operazioni di polizia giudiziaria richiedeva, alla Centrale Operativa del Comando Regionale C.F.S. di Potenza, l’invio sul posto di altro personale addetto allo spegnimento.
L’incendio in oggetto, a causa del forte vento, si propagava ad una superficie boscata di numerosi ettari e ciò rendeva necessario l’impiego di due mezzi aerei, personale del Corpo Forestale e di numerose squadre antincendio.
Placata la generale emergenza generata dall’incendio, la pattuglia forestale, coadiuvata dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del CFS di Matera, accompagnava il sospetto presso la sede del Comando Stazione Forestale di Pisticci.
Al fine di assicurare le fonti di prova, si procedeva ad applicare il c.d. “Metodo delle evidenze Fisiche”, ai fini dell’individuazione degli elementi necessari per la ricostruzione dell’evento.
Il c.d. MEF (Metodo Evidenze Fisiche) è una tecnica investigativa utilizzata da anni a livello internazionale e, in Italia, anche dal Corpo Forestale dello Stato che, con la collaborazione di alcuni Istituti Universitari italiani, ha effettuato appositi corsi di specializzazione inerenti l’attività investigativa e di repertazione, per il contrasto al reato previsto all’art.423 bis del c.p.
Dall’esame dei “segnali indicatori” rilevati con tale metodica, si ottenevano utili informazioni sulla direzione di propagazione, sull’intensità di calore, sulla velocità di avanzamento e sulle modalità di attivazione dell’incendio.
Avendo ben presente la direzione del vento e i segni lasciati dalla combustione sulle piante erbacee annuali, era possibile individuare, con certezza, il punto d’innesco dell’incendio. Questo risultava certamente compatibile con la posizione nella quale il sospettato era stato visto, nel momento di inizio dell’incendio, dai forestali e dai suddetti testimoni.
L’uomo in questione, Francesco Anio Di Stefano, di professione agricoltore, sentito quale persona sottoposta ad indagine, con le garanzie di legge, ammetteva di aver acceso il fuoco in un’area demaniale, utilizzando un fiammifero ed al fine di rendere successivamente coltivabile detta area.
Alla luce dei rilievi effettuati e di tali dichiarazioni, emergevano chiaramente gravi indizi di colpevolezza che inducevano gli agenti forestali, di concerto con la competente Autorità giudiziaria, a trarre in arresto il sospettato al quale venivano concessi gli arresti domiciliari.
L’egregia operazione di polizia giudiziaria condotta dal CFS della provincia di Matera trovava conferma nella successiva convalida dell’arresto. Ricorrendone i presupposti, il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Matera richiedeva la celebrazione del giudizio direttissimo nel quale veniva patteggiata la pena di un anno, nove mesi e dieci giorni.
L’incendio complessivamente è rimasto attivo per oltre 24 ore ed ha percorso una superficie di circa 50 ettari di bosco ripariale e circa 150 ettari di pascoli ed incolti.
L’area boscata interessata dalle fiamme è costituita dalla caratteristica vegetazione ripariale e da macchia mediterranea. Tali superfici anche per la loro enorme valenza naturalistica sono sottoposte a vincolo paesaggistico-ambientale e svolgono, altresì, una importante funzione nella mitigazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico abbondantemente presenti nell’entroterra lucano.
Il costante impegno del Corpo Forestale dello Stato di Matera nella repressione dei reati connessi agli incendi boschivi, grazie alle particolari tecniche investigative adottate ha consentito di individuare i responsabili di numerosi roghi che hanno devastato le più importanti aree boscate della provincia.
Risultati certamente ancora più importanti potranno però essere raggiunti solo grazie ad una sempre più fattiva ed efficace collaborazione da parte di tutti i cittadini.
La fotogallery dell’operazione del Corpo Forestale dello Stato