Inaugurazione anno giudiziario 2023, Leonardo Pinto: “Il ministro Nordio e le intercettazioni”. Di seguito la nota integrale inviata dall’avvocato materano.
Sabato 28 gennaio si è svolta la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario anche presso il Distretto della Corte di Appello di Potenza, alla quale non ho potuto partecipare in quanto reduce da una trasferta impegnativa in processi penali presso i Tribunali di Reggio Emilia e Parma. Avessi avuto la possibilità di farlo, sarei intervenuto per contestare il ministro Nordio.
Premetto che, in quanto avvocato, sono stato più volte intercettato indirettamente perché gli intercettati diretti erano miei clienti che mi avevano telefonato. Non mi è accaduto nulla, né ho reagito quando l’ho saputo. Ricordo che una volta un mio assistito, agli arresti domiciliari, mi chiamò per chiedermi determinate informazioni. Dopo avergli comunicato che quello che ipotizzava costituiva violazione di precetti penali, lo invitai perentoriamente a desistere dal suo intento; poiché insisteva, per convincerlo, replicai con un rosario di parolacce sapendo che, probabilmente, mi avrebbe sostituito come difensore. Non mi sostituì; quindi, all’udienza preliminare il PM, a sostegno della sua richiesta di rinvio a giudizio, richiamò le anzidette intercettazioni dicendo che avevano riguardato anche l’Avv.Pinto; a quel punto, memore delle risposte che avevo dato, chiesi al PM di indicare al Giudice il contenuto del colloquio; risposta che provocò ilarità: non si può dire perché particolarmente volgare. Seguì una fragorosa risata di tutti i presenti.
Ora passando dal faceto al serio, è da dire che la posizione del Ministro della Giustizia Nordio, sulla questione intercettazioni, non è condivisibile ed impone doverose, quanto necessarie, precisazioni.
Ministro Nordio, lei non tiene conto che gli italiani -per fortuna- sono in maggioranza persone perbene, non sono adusi a violare la violare la legge; subiscono storture sociali e gli effetti della malagiustizia che la riforma Cartabia sta aggravando poiché non incide sulle sue reali patologie.
Gianrico Carofiglio, magistrato di lungo corso, scrittore, che apprezzo per il suo grande equilibrio, dice di lei: “Dal ministro solo pericolosa propaganda che genera impunità. Spuntare le armi agli investigatori dà garanzie ai criminali….Ricordo di aver letto sui giornali gli ascolti delle sue inchieste sul Mose, ora lo dimentica……siamo in presenza di una pericolosa operazione di propaganda che mira di allontanare il dibattito dalla verità e che rischia di generare impunità per gravi reati senza in alcun modo aumentare le garanzie per i cittadini..”. Ha ragione!
A proposito della sudditanza verso i potenti, mi piace ricordare quanto afferma Franco Cordero, professore emerito di procedura penale presso l’Università La Sapienza di Roma, nel suo libro “Morbo Italico”; ove menziona la seguente grande verità:
“Sudditi congeniti cercano padrone e lo servono con una gran paura d’essere liberi: pensano poco o niente; moralmente sordi, rifuggono dalla serietà tragica, né sopportano l’arte, intenti a tristi farse; l’anarcoide ipocrisia conformistica maschera un socievole cannibalismo. L’esito è miseria cronica.”.
Ebbene, non sono certo gli Italiani perbene a temere le intercettazioni; le temono i potenti, i poteri forti che sono indifferenti verso la miseria cronica sociale.
Quanto ai costi, a me risulta con certezza che, presso la Procura di Roma un magistrato requirente affetto da incrollabile fede verso lo Stato e il bene pubblico, ha studiato un sistema di intercettazioni a costi molto contenuti che non ha avuto seguito. Signor Ministro, si informi e avrà a disposizione elementi che consentono di abbattere i relativi costi. A prescindere da questo: mi chiedo, anzi le chiedo, è possibile ridurre attività di prevenzione e di tutela della pace sociale perché costano molto? Ma questa è la politica che pretende di applicare criteri aziendalistici nella gestione di servizi pubblici essenziali (sanità, istruzione, giustizia).
Suvvia, non scherziamo.
Signor Ministro, come sa, esistono i tre tipi di intercettazioni (le prime vengono utilizzate per la salvaguardia della sicurezza dello Stato, le seconde sono preventive e servono come impulso alle indagini, le terze sono un mezzo per la ricerca della prova) tutte indispensabili per la funzione cui assolvono. Lei sostiene che vi siano stati abusi, ma chi abusa è soggetto alla legge; né si può sostenere il contrario. Dunque, il vero problema è far rispettare la legge, ma non lo strumento delle intercettazioni.