A causa delle condizioni di salute e “per tutelare l’immagine della Procura”, il Procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, ha presentato domanda di pensione. Lo ha detto ai giornalisti il suo legale, l’avvocato Angela Pignatari, uscendo dal Palazzo di Giustizia di Potenza al termine dell’interrogatorio di garanzia durato circa un’ora.
Il Procuratore di Taranto è agli arresti domiciliari dallo scorso 19 maggio nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza, competente sui magistrati jonici, su un tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità. “Capristo ha fornito ogni spiegazione – ha aggiunto l’avvocato Pignatari – ai fatti che gli venivano contestati”.
L’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, dopo avere coordinato e diretto complesse investigazioni riguardanti delitti in materia di reati contro la pubblica amministrazione, contro il patrimonio, contro la fede pubblica e contro l’amministrazione della giustizia, nella mattinata odierna — delegando il Nucleo di Polizia Economico – Finanziario di Potenza, la Sezione di Polizia Giudiziaria Aliquota Guardia di Finanza dl Potenza e la Squadra Mobile della Questura di Potenza, che avevano svolto con professionalità le indagini delegate – ha dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di Capristo Carlo Maria, Procuratore della Repubblica di Taranto, Scivittaro Michele Ispettore della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Taranto, distaccato presso gli Uffici della locale Procura, di Mancazzo Giuseppe, Mancazzo Cosimo e Mancazzo Gaetano, imprenditori operanti nella Provincia di Bari.
Gli indagati sono stati ritenuti dal Giudice della Indagini Preliminari di Potenza, gravemente indiziati del delitto di cui agli articoli 110, 56-319 quater CP.
Dalle indagini, emergeva che i predetti indagati, in concorso e previo accordo fra loro, il Capristo in qualità di Procuratore della Repubblica di Taranto (e già di Procuratore della Repubblica a Trani), lo Scivittaro quale Ispettore della Polizia di Stato utilizzato dal Capristo per la materiale esecuzione del reato, i Mancazzo quali imprenditori pugliesi, legati al Capristo, mandanti dell’azione delittuosa, compivano atti idonei diretti in modo non equivoco ad indurre un giovane Sostituto Procuratore della Repubblica in servizio
2 nella Procura di Trani, a perseguire in sede penale, senza che ne ricorressero i presupposti di fatto e diritto, la persona che loro stessi avevano infondatamente denunciato per usura in loro danno, in modo da ottenere indebitamente i vantaggi economici ed i benefici di legge conseguenti allo status di soggetti usurati.
II reato non si perfezionava in ragione della ferma opposizione del giovane Magistrato di Trani avvicinato per “aggiustare” indebitamente il processo.
Da rimarcare che proprio il giovane PM, aveva denunciato i fatti in contestazione e che la sua decisiva collaborazione ha permesso a questo Ufficio di sviluppare le indagini sfociate nelle misure cautelari eseguite in data odierna.
La presente vicenda processuale, peraltro, dopo la denuncia del giovane Pubblico Ministero era stata direttamente trattata dallo stesso Procuratore della Repubblica di Trani dell’epoca, che aveva chiesto di archiviare la notizia di reato. Di seguito, in ragione dell’infondatezza di tale richiesta, l’indagine veniva avocata dalla Procura Generale di Bari che la trasmetteva per competenza funzionale a questo Ufficio che avviava le Investigazioni circa un anno fa.
Inoltre, gli indagati Capristo e Scivittaro, sono stati ritenuti dal Gip, gravemente indiziati anche del delitto truffa in danno dello Stato e falso per avere falsificato ideologicamente la documentazione riflettente la presenza, per ragioni lavorative, presso la Procura di Taranto dello Scivittaro, che era stato distaccato dalla Questura alla Procura di Taranto.
Dalle indagini emergeva che lo Scivittaro, con l’avallo del Procuratore Capristo, che controfirmava le sue presenze ln scrvizio ed i suoi straordinari mai prestati, anziché lavorare presso la Procura o nell’interesse della Procura, rimaneva presso il proprio domicilio, o si occupava di adempiere ad incombenze di tipo personale o sbrigava faccende d’interesse del dott. Capristo.
Nei confronti dei cinque soggetti, sopra indicati, è stata applicata la misura cautelare della custodia agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.
Sono state svolte le perquisizioni locali e personali presso le abitazioni e i luoghi di lavoro dei suddetti indagati, nonché di altri soggetti ed altro indagato appartenente all’Ordine Giudiziario, nei cui confronti si procede per abuso di ufficio e favoreggiamento personale.