Ida Riccardo, già assessora alle politiche sociali del Comune di Matera Impegnata nel sociale ha inviato alla nostra redazione una lettera aperta per dire no al provvedimento dell’amnistia che potrebbe essere varato nei prossimi giorni dal Governo Letta. Di seguito la nota integrale.
Lettera aperta alla stampa
Cari Lettori,
aderisco all’appello lanciato da Camilleri, Spinelli, De Monticelli e Flores d’Arcais, contro un’amnistia ipocrita che non aiuterebbe in nulla a risolvere il problema delle incivili condizioni delle carceri italiane, tale appello sta ricevendo una mole di adesioni inattesa e confortante. Nelle ore di punta arrivano due firme ogni tre secondi, talvolta una al secondo.
E questo nell’assoluto silenzio dei media. Di tutti, proprio tutti, tranne “Il Fatto quotidiano”. Scrivo questa lettera aperta alla stampa locale per allargare la platea degli aderenti all’appello.
I “media” di questo appello dobbiamo essere noi stessi. Vi invito, oltre che a firmarlo, a diffonderlo in tutti i modi, attraverso facebook, twitter, i vostri indirizzari mail, i blog che avete nei siti, le lettere ai giornali, gli interventi che, come ascoltatori, riuscite a fare nelle tv o nelle radio, nazionali e locali.
Questa raccolta di firme deve diventare un grande movimento di opinione, che costringa il ceto politico ad affrontare davvero e strutturalmente la questione carceraria e le condizioni disumane della detenzione. Anziché continuare nel cinismo delle amnistie, istituto borbonico utile solo all’arbitrio politico e a garantire impunità ai membri dell’establishment.
Contro l’ipocrisia e la censura, chiediamo a tutti i nostri amici di essere protagonisti creando una sorta di catena di sant’Antonio, che possiamo chiamare: “cittadinanza partecipata”. invitiamoli a prendere posizione e ad esprimere i propri punti di vista . L’amnistia sarebbe un pannicello caldo per curare una malattia grave: dopo due mesi le carceri tornerebbero ad essere sovraffollate!
Ida Riccardo, già assessora alle politiche sociali del Comune di Matera Impegnata nel sociale