Nuova assoluzione per l’ex direttore generale Asm Pietro Quinto, Angelino (UDC provincia di Matera) risponde al medico Carlo Gaudiano.
Angelino (UDC Provincia di Matera): “La doppia morale che tenta di distruggere la credibilità e provoca solo danni alle tasche dei cittadini”
Il segretario provinciale UDC Giovanni Angelino risponde a Carlo Gaudiano dopo la replica del medico materano alle dichiarazioni rilasciate da Pietro Quinto a seguito della nuova assoluzione per i fatti contestati quando ricopriva la carica di direttore generale Asm. Di seguito la nota integrale.
Capita spesso di leggere interventi bizzarri ma l’ultimo dell’ex dipendente dell’ospedale di Matera Carlo Gaudiano li supera per arroganza e smemoratezza.
Il Gaudiano lamenta che i giornali abbiano dato con troppa enfasi la notizia della nuova ulteriore assoluzione da parte del Gup del Tribunale di Matera dell’ex Direttore Generale dell’Asm Pietro Quinto, in relazione ad una denuncia partita proprio dal Gaudiano nel 2015.
A suo dire il dott. Quinto avrebbe dovuto “intascare” la assoluzione e rimanere in silenzio. Sempre il Gaudiano ci tiene a farci sapere poi che in 15 anni ha denunciato almeno 20 volte senza ricavarne -sono parole sue- mai alcunché.
Occorre subito dire che la posizione dell’ex dipendente Asm fa inorridire i più sfrenati giustizialisti alla vaccinara.
Forse dimentica il Gaudiano che, come è giusto che i giornalisti divulghino le notizie di indagini a carico di manager e personaggi pubblici, altrettanto corretto è che diano conto delle assoluzioni. Forse non si rende nemmeno conto di ciò che dice perché non sa cosa vuol dire leggere paginate e paginate di fango sui giornali -come per questo ed altri tanti procedimenti penali poi dissoltisi nel nulla-, né si rende conto dell’impatto devastante sulla vita delle persone e dei familiari che la divulgazione a mezzo stampa produce.
Ora, questa doppia morale, vorrebbe che una volta assolto, l’innocente non debba far sapere all’universo mondo che le calunnie propalate a piene mani da denuncianti incalliti erano totalmente infondate. E lo erano due volte: la prima quando lo stesso pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione e la seconda quando, nonostante l’opposizione del denunciante, un altro giudice ha sancito che no, il reato proprio non c’era ed era la solita invenzione del Gaudiano (lo dice lui stesso che in 15 anni di denunce non ha mai ricavato nulla).
Il risultato di questo pensiero aberrante è che le spese legali sostenute dall’ex DG Asm saranno – come prevede espressamente la legge – pagate dai cittadini lucani, senza che il denunciante Gaudiano sborsi di tasca propria nemmeno un centesimo, pur avendo impegnato giudici, pubblici ministeri e polizia giudiziaria per oltre 5 anni. Nulla di nulla a carico del Gaudiano, che nemmeno si presenta in udienza con l’avvocato. Migliaia di euro a carico dei cittadini per il rimborso delle spese legali a chi è stato infangato da lui.
La magistratura ha fatto il suo dovere e non si critica quando assolve e festeggia se condanna, la stampa ha fatto il suo mestiere rendendo pubblico ciò che l’importanza del personaggio assolto richiedeva. Sono regolette minime minime che sfuggono al Gaudiano.
La smetta di far perdere tempo ai magistrati lucani, riponga l’inconcludente rancore che da 3 lustri costa caro a vittime innocenti e agli ignari cittadini lucani.
Di seguito la nota inviata dal medico Carlo Gaudiano, che aveva sporto denuncia sui fatti contestati.
In circa 15 anni avrò portato all’attenzione della procura di Matera almeno una ventina di esposti – querela per fatti che in ipotesi ledevano la mia persona nel fisico o/e nella sfera professionale. Non ho ricavato alcunché. Il pubblico ministero chiedeva l’archiviazione, sistematicamente mi opponevo alle risultanze del magistrato davanti al gip, quest’ultimo dopo l’udienza in camera di consiglio decideva di archiviare definitivamente. Gli indagati chiamati in causa, generalmente politici e amministratori, “intascavano” l’archiviazione senza squilli di tromba, cioè senza informare, attraverso i media, l’opinione pubblica, mostrando così di essere intelligenti e quindi di avere almeno, in quelle circostanze, il buon senso. Nelle ultime due archiviazioni, indagato l’ex direttore generale Quinto, il comportamento di quest’ultimo è stato differente. L’ex amministratore della sanità materana, con roboanti squilli di tromba, ha voluto informare l’opinione pubblica delle avvenute archiviazioni, tra l’altro, criticando aspramente il comportamento del denunciante, scrivendo della sofferenza patita a livello mentale e fisico stando nella posizione di indagato. Inoltre, sottolineava il danno economico patito dalla comunità che ha dovuto sobbarcarsi le spese di giudizio tutte a carico dell’azienda sanitaria. Della prima archiviazione e dei fatti che denunciavo ne ho fornito abbondante informativa. Con l’attuale scritto risponderò agli squilli di tromba “pubblicati” in data 14 aprile su “SassiLive” nelle rubriche “Giudiziaria, notizie mediche”. In premessa vorrei ricordare che la verità che matura in ambiente giudiziario e quella che è nei fatti non sempre collimano, nel senso che i fatti esposti non sempre riescono a oltrepassare l’asticella posta dalla procedura e dal codice penale, pur esistendo, nei fatti denunciati, condizioni che meritano la censura della pubblica opinione, cioè dal cosiddetto giudice, terreno, finale. Adesso veniamo ai fatti e circostanze che ho denunciato. Per aiutare il lettore chiarisco cosa significa nell’organizzazione sanitaria essere responsabile di unità semplice e di unità dipartimentale. Da diversi anni, il cittadino attento avrà notato che il termine reparto non è più in uso, sostituito da “Unità complessa di …”. All’interno di quest’ultima si possono distinguere le unità semplice e le unità a valenza dipartimentale; sono delle attività di alta specializzazione che si sono sviluppate nelle unità complesse. Il responsabile di unità semplice o di quella dipartimentale riceve un aumento di stipendio più sostenuto nella seconda. In pratica si è stabilito un principio premiante per chi fa di più e meglio. Ogni qual volta si adotta il piano aziendale, cioè la strategia e le funzioni per dare la migliore sanità possibile ai cittadini, le unità semplici e dipartimentali vengono azzerate, sia quelle che operano direttamente sul paziente che quelle che riguardano la parte amministrativa. In pratica, ogni qual volta si adotta il piano aziendale, normalmente ogni tre anni, le unità vengono riformulate con unità che vengono abolite e altre che vengono aggiunte. Con l’azzeramento si perde l’aumento dello stipendio. La responsabilità delle vecchie come delle nuove unità viene assegnata su indicazione del direttore dell’unità complessa in cui si è individuata l’unità semplice o dipartimentale. Il direttore generale letta l’indicazione approva o rigetta motivando il rifiuto. Tanto afferma la norma, senza alcuna spesa e con una procedura estremamente semplificata. Fatta la premessa veniamo a quanto denunciato. Nel 2015 l’ex direttore generale Quinto, su indicazione della regione in ossequio al decreto ministeriale n. 70 del 2015 , adottò il piano aziendale azzerando le unità semplici e quelle dipartimentali. Queste vennero rimodulate con alcune che vennero abolite e altre che subentrarono. Tra quelle abolite vi era quella di cui avevo la responsabilità. Infine, Quinto, discostandosi dalla norma decise di assegnare le unità dipartimentali attraverso un concorso interno non contemplato in alcuna legge o decreto. Inventò, consapevolmente, una procedura sui generis, farraginosa e dispendiosa allo stesso tempo. In pratica per ogni assegnazione di responsabilità istituì una commissione formato da cinque componenti, tre dei quali dovevano essere di fuori regione. Ai componenti della commissione fu riconosciuto solo il misero rimborso spese. Il costo complessivo per svolgere i concorsi fu di circa 10.000 € a cui bisognerebbe aggiungere i costi per organizzare le procedure che portarono ai concorsi. Quando fu adottata la delibera per l’indizione di numero 51 (numero sproporzionato a mi parere) avvisi per il conferimento di incarichi di responsabile di struttura semplice dipartimentale, i sindacati fecero notare che si sarebbe operato con una procedura non prevista dalla norma, anzi che metteva sotto i piedi la norma. In una circostanza mi permisi di scrivere, portando lo scritto all’attenzione della politica e di chi di dovere, che Quinto agisse come il marchese del grillo. Ci fu un’assemblea dei medici dove si parlò della sfida portata da Quinto. L’unico che volle accettare la sfida fu chi scrive. Elaborai l’esposto-denuncia e lo presentai in Procura con il risultato dell’archiviazione. Ma c’è dell’altro. Quinto, come già descritto, con la delibera n. 1202 del 4 settembre 2015 dispose che “a decorrere dal mese successivo all’approvazione dell’atto aziendale da parte della giunta regionale, cessano tutti gli incarichi relativi alle strutture semplici”. Pertanto, furono azzerate tutte le unità semplici e complesse, ad eccezione di tre unità semplici in ambito amministrativo che riguardavano: a) programmazione e controllo di gestione, b) formazione – ECM- tirocini, c) gestione adempimenti amministrativi direzioni sanitari. Inoltre, queste unità semplici furono trasformate in unità dipartimentali, pertanto i responsabili non subirono alcuna detrazione dal loro stipendio, al contrario, senza dover partecipare ad alcun concorso interno, furono premiati a responsabili di unità dipartimentali e probabilmente con un relativo aumento di stipendio. In pratica il medico se pur azzerato nella sua responsabilità e appannaggio economico continuò a svolgere l’attività di alta specializzazione, mentre alcuni amministrativi furono premiati al di fuori della norma e della stessa deliberazione che istituiva il famigerato concorso di cinque commissari. Si stabiliva il principio, calpestando la norma, che la parte amministrativa dell’ASM era più importante dei medici nella gestione della salute degli utenti. Questi sono i fatti che ho portato all’attenzione della Procura di Matera, quest’ultima pur aprendo un procedimento non ha delegato alcuna indagine. Tanto ho potuto acquisire quando ho visionato il fascicolo. In quest’ultimo vi erano documenti che interessavano altri procedimenti che non avevano attinenza con quanto denunciato. Sottolineo che Quinto ha invaso gli organi di informazione conoscendo l’esito della camera di consiglio, ad oggi non ho potuto visionare le conclusione del GUP. Come è potuto succedere? Non è dato sapere. Sicuramente fa parte dei tanti misteri che ruotano intorno al pianeta giustizia. Infine non si può fare a meno di sottolineare che il modo di procedere di alcuni amministratori sicuramente incide in modo negativo sulla qualità e quantità delle prestazioni sanitarie offerte agli utenti.