Dopo la nuova assoluzione per l’ex direttore generale Asm Pietro Quinto riceviamo e pubblichiamo la nota inviata dal medico Carlo Gaudiano, che aveva sporto denuncia sui fatti contestati.
Di seguito la nota di Carlo Gaudiano e a seguire quella già pubblicata di Pietro Quinto.
In circa 15 anni avrò portato all’attenzione della procura di Matera almeno una ventina di esposti – querela per fatti che in ipotesi ledevano la mia persona nel fisico o/e nella sfera professionale. Non ho ricavato alcunché. Il pubblico ministero chiedeva l’archiviazione, sistematicamente mi opponevo alle risultanze del magistrato davanti al gip, quest’ultimo dopo l’udienza in camera di consiglio decideva di archiviare definitivamente. Gli indagati chiamati in causa, generalmente politici e amministratori, “intascavano” l’archiviazione senza squilli di tromba, cioè senza informare, attraverso i media, l’opinione pubblica, mostrando così di essere intelligenti e quindi di avere almeno, in quelle circostanze, il buon senso. Nelle ultime due archiviazioni, indagato l’ex direttore generale Quinto, il comportamento di quest’ultimo è stato differente. L’ex amministratore della sanità materana, con roboanti squilli di tromba, ha voluto informare l’opinione pubblica delle avvenute archiviazioni, tra l’altro, criticando aspramente il comportamento del denunciante, scrivendo della sofferenza patita a livello mentale e fisico stando nella posizione di indagato. Inoltre, sottolineava il danno economico patito dalla comunità che ha dovuto sobbarcarsi le spese di giudizio tutte a carico dell’azienda sanitaria. Della prima archiviazione e dei fatti che denunciavo ne ho fornito abbondante informativa. Con l’attuale scritto risponderò agli squilli di tromba “pubblicati” in data 14 aprile su “SassiLive” nelle rubriche “Giudiziaria, notizie mediche”. In premessa vorrei ricordare che la verità che matura in ambiente giudiziario e quella che è nei fatti non sempre collimano, nel senso che i fatti esposti non sempre riescono a oltrepassare l’asticella posta dalla procedura e dal codice penale, pur esistendo, nei fatti denunciati, condizioni che meritano la censura della pubblica opinione, cioè dal cosiddetto giudice, terreno, finale. Adesso veniamo ai fatti e circostanze che ho denunciato. Per aiutare il lettore chiarisco cosa significa nell’organizzazione sanitaria essere responsabile di unità semplice e di unità dipartimentale. Da diversi anni, il cittadino attento avrà notato che il termine reparto non è più in uso, sostituito da “Unità complessa di …”. All’interno di quest’ultima si possono distinguere le unità semplice e le unità a valenza dipartimentale; sono delle attività di alta specializzazione che si sono sviluppate nelle unità complesse. Il responsabile di unità semplice o di quella dipartimentale riceve un aumento di stipendio più sostenuto nella seconda. In pratica si è stabilito un principio premiante per chi fa di più e meglio. Ogni qual volta si adotta il piano aziendale, cioè la strategia e le funzioni per dare la migliore sanità possibile ai cittadini, le unità semplici e dipartimentali vengono azzerate, sia quelle che operano direttamente sul paziente che quelle che riguardano la parte amministrativa. In pratica, ogni qual volta si adotta il piano aziendale, normalmente ogni tre anni, le unità vengono riformulate con unità che vengono abolite e altre che vengono aggiunte. Con l’azzeramento si perde l’aumento dello stipendio. La responsabilità delle vecchie come delle nuove unità viene assegnata su indicazione del direttore dell’unità complessa in cui si è individuata l’unità semplice o dipartimentale. Il direttore generale letta l’indicazione approva o rigetta motivando il rifiuto. Tanto afferma la norma, senza alcuna spesa e con una procedura estremamente semplificata. Fatta la premessa veniamo a quanto denunciato. Nel 2015 l’ex direttore generale Quinto, su indicazione della regione in ossequio al decreto ministeriale n. 70 del 2015 , adottò il piano aziendale azzerando le unità semplici e quelle dipartimentali. Queste vennero rimodulate con alcune che vennero abolite e altre che subentrarono. Tra quelle abolite vi era quella di cui avevo la responsabilità. Infine, Quinto, discostandosi dalla norma decise di assegnare le unità dipartimentali attraverso un concorso interno non contemplato in alcuna legge o decreto. Inventò, consapevolmente, una procedura sui generis, farraginosa e dispendiosa allo stesso tempo. In pratica per ogni assegnazione di responsabilità istituì una commissione formato da cinque componenti, tre dei quali dovevano essere di fuori regione. Ai componenti della commissione fu riconosciuto solo il misero rimborso spese. Il costo complessivo per svolgere i concorsi fu di circa 10.000 € a cui bisognerebbe aggiungere i costi per organizzare le procedure che portarono ai concorsi. Quando fu adottata la delibera per l’indizione di numero 51 (numero sproporzionato a mi parere) avvisi per il conferimento di incarichi di responsabile di struttura semplice dipartimentale, i sindacati fecero notare che si sarebbe operato con una procedura non prevista dalla norma, anzi che metteva sotto i piedi la norma. In una circostanza mi permisi di scrivere, portando lo scritto all’attenzione della politica e di chi di dovere, che Quinto agisse come il marchese del grillo. Ci fu un’assemblea dei medici dove si parlò della sfida portata da Quinto. L’unico che volle accettare la sfida fu chi scrive. Elaborai l’esposto-denuncia e lo presentai in Procura con il risultato dell’archiviazione. Ma c’è dell’altro. Quinto, come già descritto, con la delibera n. 1202 del 4 settembre 2015 dispose che “a decorrere dal mese successivo all’approvazione dell’atto aziendale da parte della giunta regionale, cessano tutti gli incarichi relativi alle strutture semplici”. Pertanto, furono azzerate tutte le unità semplici e complesse, ad eccezione di tre unità semplici in ambito amministrativo che riguardavano: a) programmazione e controllo di gestione, b) formazione – ECM- tirocini, c) gestione adempimenti amministrativi direzioni sanitari. Inoltre, queste unità semplici furono trasformate in unità dipartimentali, pertanto i responsabili non subirono alcuna detrazione dal loro stipendio, al contrario, senza dover partecipare ad alcun concorso interno, furono premiati a responsabili di unità dipartimentali e probabilmente con un relativo aumento di stipendio. In pratica il medico se pur azzerato nella sua responsabilità e appannaggio economico continuò a svolgere l’attività di alta specializzazione, mentre alcuni amministrativi furono premiati al di fuori della norma e della stessa deliberazione che istituiva il famigerato concorso di cinque commissari. Si stabiliva il principio, calpestando la norma, che la parte amministrativa dell’ASM era più importante dei medici nella gestione della salute degli utenti. Questi sono i fatti che ho portato all’attenzione della Procura di Matera, quest’ultima pur aprendo un procedimento non ha delegato alcuna indagine. Tanto ho potuto acquisire quando ho visionato il fascicolo. In quest’ultimo vi erano documenti che interessavano altri procedimenti che non avevano attinenza con quanto denunciato. Sottolineo che Quinto ha invaso gli organi di informazione conoscendo l’esito della camera di consiglio, ad oggi non ho potuto visionare le conclusione del GUP. Come è potuto succedere? Non è dato sapere. Sicuramente fa parte dei tanti misteri che ruotano intorno al pianeta giustizia. Infine non si può fare a meno di sottolineare che il modo di procedere di alcuni amministratori sicuramente incide in modo negativo sulla qualità e quantità delle prestazioni sanitarie offerte agli utenti.
Nella foto Carlo Gaudiano
Nuova assoluzione per l’ex direttore generale Asm Pietro Quinto: legittimo il suo operato amministrativo
Confermata dal Gup presso il Tribunale di Matera l’archiviazione nei confronti dell’ex direttore generale della Asm di Matera Dr. Pietro Quinto per il reato di abuso in atti di ufficio,così come richiesta dalla stessa Procura della Repubblica in data 14 ottobre 2020. Contro la
richiesta di archiviazione aveva fatto opposizione anche questa volta, come anche per tutte le altre volte in cui l’ex n.1 della Asm di Matera era stato denunciato,il dr. Carlo Gaudiano il quale sporgeva a suo tempo denuncia sostenendo irregolarità nella predisposizione dell’atto
aziendale,nella soppressione di una serie di strutture operative semplici e complesse per effetto del decreto ministeriale n.70 del 2015. Gaudiano lamentava infatti anche irregolarità nella soppressione della sua struttura operativa e nell’attribuzione di alcuni incarichi secondo una procedura che Quinto aveva approvato eliminando ogni discrezionalità nell’attribuzione degli incarichi dirigenziali. Il dr. Quinto difeso dall’ avv. Vincenzo Montagna ha evidenziato durante l’udienza davanti al guo che aveva approvato un articolato regolamento disciplinante le modalità di attribuzione degli incarichi dirigenziali attraverso la valutazione ed il colloquio
degli aspiranti da parte di una commissione formata da cinque esperti di cui tre di fuori regione con compiti di segnalare al direttore generale il più idoneo a ricoprire l’incarico. Da segnalare che contrariamente a quanto sosteneva Gaudiano i componenti delle commissioni non percepivano alcun compenso semplicemente il rimborso documentato delle spese di viaggio ammontanti complessivamente a poche migliaie di euro.Il Gup dr.ssa Angela Rosa Nettis con provvedimento depositato oggi in cancelleria ha dichiarato l’inammissibilità della opposizione avanzato da Carlo Gaudiano e l’infondatezza della denuncia a suo tempo sporta
contro Quinto. Ricordiamo che solo poche settimane fa sempre su denuncia di Carlo Gaudiano il dr. Pietro Quinto,sempre difeso dall’Avv. Montagna è stato prosciolto da altro reato dinanzi al giudice Penale dopo che per la stessa fattispecie la Corte dei Conti lo aveva mandato assolto da un ipotesi di danno erariale,per una condotta posta in essere dallo stesso finalizzata con la nomina a titolo gratuito del direttore sanitario dell’epoca dr.Andrea Sacco a far risparmiare all’azienda circa centomila euro. Ovviamente anche in questo ultimo caso Quinto avrà diritto al ristoro delle spese legali sostenute da parte dell’Asm di Matera. La riflessione che andrebbe fatta è alla fine una: per qualsiasi cavillo un pubblico amministratore i funzionari viene denunciato da un cittadino qualsiasi, che in alcuni casi può definirsi seriale nelle denunce,poi intervengono archiviazioni, assoluzioni, proscioglimenti e a pagare le spese non è il denunciante ma sono i contribuenti che con le loro tasse fanno togliere sfizi ad altri.
Nella foto Pietro Quinto