Si è svolta in mattinata la seconda udienza del processo a carico di Paolo Chieco per l’omicidio dell’ex convivente Anna Rosa Fontana avvenuto nella serata del 7 dicembre 2010 all’interno del portone dell’abitazione della donna. L’avvocato Michele Scalcione, che difende l’imputato Chieco ha chiesto il rito abbreviato e di conseguenza il pubblico ministero Alessandra Susca ha chiesto per l’autore del delitto 30 anni di reclusione in carcere. Carmine Ruggi, avvocato difensore della parte lesa, ha sottolineato che sommando tutte le pene derivanti dai reati contestati, che vanno ad aggravare la pena principale scaturita dall’omicidio, si dovrebbe chiedere l’ergastolo ma l’imputato attraverso il suo avvocato ha chiesto e ottenuto il giudizio abbreviato e automaticamente la pena si abbassa dall’ergastolo a trent’anni. L’avvocato Pierluigi Diso, impegnato nello studio legale di Carmine Ruggi si è associato alla richiesta del pubblico ministero al fine di ottenere il massimo della pena mentre l’avvocato Ruggi per le altre costituite parti civili ha chiesto la pena dell’ergastolo perchè il reato di omicidio previsto dal codice penale art. 575 è aggravato da episodi pregressi contestati sempre al Chieco come l’accoltellamento del 2005 e il sequestro di persona dell’ottobre 2010 fino ad arrivare all’omicidio del 7 dicembre 2010.
Per l’imputato Chieco l’avvocato della difesa Michele Scalcione ha ricordato i fatti pregressi all’omicidio e le denunce sporte a vicenda Paolo Chieco e Anna Rosa Fontana ripercorrendo nella sua arringa il periodo compreso dal 2002 al 2010.
Nella prossima udienza, prevista il 28 febbraio 2011, l’avvocato Scalcione si soffermerà sulla difesa del Chieco in merito all’omicidio del 7 dicembre 2010. In attesa del giudizio finale che riguarda il processo a carico di Paolo Chieco riportiamo di seguito la lettera inviata dalla signora Camilla Schiuma, la mamma di Anna Rosa Fontana e sottoscritta anche dai figli della vittima in cui si affida al presidente della Repubblica Giorgio Napolitanore affinchè sia inflitta al Chieco una pena che possa rappresentare la giusta retribuzione contro ogni atto di crudeltà umana come quello subito da Anna Rosa.
Michele Capolupo
Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica,
conoscendo il Suo impegno costante ed appassionato sul tema dei diritti, della giustizia, delle donne e dei minori, ci rivolgiamo a Lei, come garante di tutti gli italiani, per invocare la Sua attenzione sulla vicenda che ha colpito la nostra famiglia, a causa della scomparsa della nostra congiunta, Anna Rosa Fontana, uccisa a coltellate dal suo ex compagno, Paolo Chieco, il 7 dicembre 2010.
Anna Rosa era morta già cinque anni prima, essendo sopravvissuta per miracolo ad una analoga aggressione, con le stesse modalità da parte del citato Chieco, che la ridussero in coma.
In tale circostanza, la giustizia fu poco attenta al dramma che di lì a poco si sarebbe ripetuto strappando per sempre Anna Rosa alla sua famiglia e soprattutto ai suoi tre figli, due dei quali ancora minorenni. Infatti, l’imputato non solo fu giudicato con rito abbreviato, beneficiando di una consistente riduzione della pena inflitta dal Tribunale di Matera, ma tale condanna rimase non eseguita per i successivi benefici che allo stesso furono superficialmente accordati, mediante le attenuanti generiche e l’assegnazione agli arresti domiciliari. Tale situazione consentì il ripetersi di analoga volontà omicida, questa volta in modo irrimediabile.
Ora il Tribunale di Matera, il prossimo 20/01/2012, è chiamato nuovamente a giudicare l’omicidio volontario e crudele perpetrato nei confronti di Anna Rosa, alla presenza dei figli minori. Anche in tale circostanza il Chieco Paolo ha invocato il rito abbreviato per conseguire i benefici previsti dalla legge e, quindi, si prospetta nuovamente un inadeguato regolamento della pena, rispetto alla crudeltà di un reato inumano.
Pertanto, si pone la esigenza sociale, fortemente sentita, di rappresentare alla S.S.V.V. la iniquità di un rito alternativo, quale quello abbreviato, applicato anche a fatti di sangue che negano ogni sentimento di umanità ed ogni civiltà giuridica, trattandosi di un rito non previsto in altre legislazioni del mondo civile.
Il problema che Le viene posto non è nuovo, in quanto in Parlamento sono giacenti proposte nel senso invocato dalla totalità dei cittadini onesti, civili e, soprattutto, amanti della pacifica convivenza.
Illustre Sig. Presidente, ci aiuti, con il suo intervento autorevole, ad evitare che la nostra Anna Rosa sia morta invano. La nostra legislazione penale non è carente in termini di giusta determinazione della pena; ciò che, invece, costituisce autentica violazione dei principi di giustizia è l’applicazione di benefici non necessari ed opportuni per i fatti di sangue sopra indicati.
Noi abbiamo fiducia nella Giustizia, ma occorre anche che la esecuzione della pena sia la giusta retribuzione contro ogni atto di crudeltà umana come quello subito dalla nostra Anna Rosa.
Riponiamo in Lei la nostra fiducia.
La madre Camilla Schiuma ed i figli di Anna Rosa Fontana
Tutte le vostre ragioni,ma purtroppo le donne dopo le separazioni portano all’esasperazioni i propri ex mariti non facendo vedere piu’ i propri figli solo per ripicca o per vendetta!!!
Mi dispiace ma non è un giusto motivo per ammazzare una persona…una sola pena…E R G A S T O L O…il massimo della pena.