Il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Matera Rosa Nettis ha disposto la remissione in libertà di Giuseppe Simmarano, l’uomo di 47 anni di Montescaglioso arrestato con l’accusa di complicità nell’omicidio del quarantaduenne montese Luigi D’Aria, avvenuto il 17 giugno scorso nelle campagne del centro in provincia di Matera. L’indagine dei Carabinieri aveva permesso di risolvere nel giro di 24 ore il giallo dell’omicidio con l’arresto del ventisettenne montese Gianmarco Mossuto, che ha confessato di essere l’autore del delitto. Ad annunciare la remissione in libertà di Giuseppe Simmarano a distanza di oltre un mese dall’omicidio è stato il suo avvocato difensore, Carmelo Panico. Il provvedimento è stato motivato con la insussistenza di elementi probatori a carico del prevenuto.
Di seguito i particolari l’omicidio diffusi dai Carabinieri in conferenza stampa dopo l’arresto dell’autore dell’omicidio.
E’ stato risolto nel giro di 24 ore il giallo dell’omicidio di Luigi D’Aria, giovane di 42 anni residente a Montescaglioso, ritrovato morto nella mattinata di domenica 17 giugno in terreno agricolo in contrada Cannezzano a pochi chilometri dal centro abitato di Montescaglioso. L’uomo è stato ucciso da Gianmarco Mossuto, nato e residente a Montescaglioso il 21 dicembre 1990. Mossuto era impegnato in lavori saltuari e aveva precedenti per reati contro la persona, patrimonio e spaccio di droga.E’ accusato di omicidio pluri-aggravato per futili motivi e per aver agito con crudeltà nel compiere l’omicidio, di porto ingiustificato di coltello al di fuori della sua abitazione e occultamento di cadavere in concorso, avvenuto a 400 metri dal luogo in cui è stato eseguito l’omicidio, in una scarpata di contrada Cannezzano. Risponde anche di omicidio pluri-aggravato in concorso Giuseppe Simmarano, ex pizzaiolo, nato a Bari il 2 febbraio 1971 e residente a Montescaglioso, anche lui arrestato dai Carabinieri. Entrambi si trovano nel carcere di Matera. I particolari sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il comandante dei Carabinieri di Matera, Samuele Sighinolfi, il Maggiore Daniele Di Noi, comandante del Nucleo investigativo dei Carabinieri, il capitano Francesco Gammone del Nucleo investigativo dei Carabinieri, il procuratore presso il Tribunale di Matera, Pietro Argentino e il magistrato Annunziata Cazzetta. E’ stato Pietro Argentino ad illustrare come è stato possibile individuare l’autore dell’omicidio e ricostruire questa tragica vicenda che ha scosso la comunità di Montescaglioso. Un’operazione frutto di un lavoro sinergico svolto dalla Procura e dalla Magistratura insieme al nucleo investigativo, al corpo di Polizia giudiziaria e alla stazione dei Carabinieri di Montescaglioso.
Signinolfi: “L’85% degli omicidi dei reati viene scoperto nelle 24 ore successive, siamo riusciti a risolvere subito questo giallo grazie all’ottimo lavoro condotto in sinergia con tutti i Carabinieri impegnati nelle operazioni di carattere investigativo e il lavoro svolto dal Procuratore Argentino e dal Magistrato Cazzetta”.
Argentino: “Si parte dal rinvenimento del cadavere di Luigi D’Aria in contrada Cannizzaro. Viene visto da una persona che aveva un fondo confinante con quello in cui è stato ritrovato il cadavere, il signor Giuseppe Musillo. Il cadavere era avvolto in coperte di pertinenza dell’abitazione rurale del signor Simmarano. La cosa appare subito strana nel momento in cui sia Simmarano che Mossuto si presentano al Comando stazione Carabinieri di Montescaglioso per far presente che nella nottata precedente era stata vista una Nissan di colore blu con due persone a bordo e viene fatta una ispezione all’interno dell’abitazione, dove vengono ritrovate numerose tracce ematiche e un grosso cumulo di sangue occultato da sterpaglie nel cortile antistante. Viene sequestrata l’autovettura del Mossuto in cui erano evidenti la presenza di tracce ematiche. A questo punto vengono assunti come persone informate dei fatti sia Simmarano che Mossuto ed emergono già le prime contraddizioni. Viene sentita anche Petrozza Giuly, che è la compagna di Simmarano. In un primo momento Mossuto conferma le precedenti dichiarazioni con la presenza della Nissan blu aggiungendo di aver riconosciuto le due persone, fa capire che le due persone avrebbero ammazzato il povero D’Aria, ma degli stessi non poteva fare nominativi perchè temeva per la sua incolumità. Viene sentito il Simmarano, che in qualità di indagato, dice che dopo aver trascorso una parte della serata con fidanzata e il fratello e la sua compagna, sul cellulare della fidanzata arriva una telefonata di Mossuto, che lo invita a recarsi da lui. Durante il tragitto, Simmarano sente Mossuto e dice “ho fatto una minchiata”, capisce che è successo qualcosa di grave al povero D’Aria, arrivano nella casa di Mossuto in cui era presente una terza persona, che nel momento in cui arriva Simmarano va via, e loro si portano nell’abitazione di campagna dove cominciano a pulire le tracce di sangue all’interno della stanza in cui era avvenuto l’omicidio efferato per futili motivi. Messo alle strette Mossuto fa sapere agli investigatori che intende dire la verità. Lui aveva intenzione di adibire quella casa di campagna a prima abitazione di andarci ad abitare con il suo nucleo familiare. Mossuto è sposato, ha due figlie e la moglie è in attesa del terzo. Ma Mossuto notava spesso la presenza in questa casa di D’Aria e avrebbe fatto sapere a Simmarano che se lo vedeva un’altra volta l’avrebbe ammazzato e buttare nella cisterna. Mossuto secondo quelle che erano le sue intenzioni decideva di fare un controllo e si fa accompagnare sul posto da questa terza persona, dove trova D’Aria. Secondo le sue dichiarazioni ci sarebbero state le prime avvisaglie di uno scontro fisico, dopo di che sarebbero rientrati in casa e con un coltello avrebbe colpito D’Aria con due fendenti, squarciandogli l’addome e recingendogli di netto la testa. L’attività investigativa prosegue per verificare se risultano coinvolte anche altre persone nel trasporto oppure nella fornitura di asciugamani per il lavoro di pulizia di tracce ematiche. Si pensava di aver trovato l’arma del delitto ma mostrata al Mossuto ha dichiarato che sarebbe stata un’altra, in un luogo ignoto. Secondo quanto dichiarato D’Aria sarebbe stato ucciso perchè il giovane andava ad occupare un’abitazione di campagna di proprietà di Simmarano in cui volevano andare ad abitare sia Mossuto con la sua famiglia che Simmarano con la sua compagna dopo averla ristrutturata. L’autopsia sul corpo di D’Aria sarà effettuata in giornata dal medico legale Alessandro Dell’erba. I rilievi della Polizia Giudiziaria saranno consegnati al Racis di Roma per proseguire il lavoro investigativo.
Michele Capolupo
Nelle foto www.sassilive.it il luogo in cui è stato ritrovato il corpo di Luigi D’Aria e la conferenza stampa nel comando provinciale dei Carabinieri di Matera