Dalle prime ore di questa notte è in corso una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Potenza, per disarticolare un’associazione criminale di stampo mafioso radicata nel comune di Pignola (in provincia di Potenza) i cui appartenenti tuttavia si trovano anche fuori dalla Regione Basilicata.
Complessivamente si stanno eseguendo 17 ordinanze cautelari personali, 2 provvedimenti di sequestro preventivo delle quote e del complesso aziendale di due società, una delle quali gestisce il bar all’interno del Palazzo di Giustizia di Potenza.
Inoltre, con l’ausilio di unità cinofile si stanno effettuando varie perquisizioni.
Per lo svolgimento delle attività di arresto, perquisizione e sequestro, il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato ha disposto l’invio a Potenza di equipaggi delle Squadre Mobili di Matera, Avellino, Cosenza e Salerno che, con l’ausilio di personale della Squadra Mobile di Napoli, Bologna ed Ascoli Piceno, procederanno alle attività di polizia giudiziaria anche in Campania, Lazio ed Emilia Romagna.
In totale sono impiegati circa 150 agenti tra personale della Questura di Potenza, dei Reparti Prevenzione Crimine Basilicata, Puglia, Campania e Calabria nonché operatori specializzati della Polizia Scientifica Gabinetto Interregionale Puglia-Basilicata.
I particolari dell’operazione sono stati illustrati questa mattina in una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica alla presenza del Procuratore Distrettuale Francesco Curcio.
Di seguito i particolari dell’operazione Iceberg
In data odierna, su diposizione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Potenza, la Squadra Mobile di Potenza — Sezione Criminalità Organizzata, con il supporto della Guardia di Finanza di Potenza – Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata che si è occupata di alcuni dei profili patrimoniale dell’indagine, ha dato esecuzione all’ordinanza con cui, su richicsta di questo Ufficio, il Gip del capoluogo lucano ha disposto l’applicazione delle misure della custodia cautelare in carcere nei confronti di RIVIEZZI Saverio, RIVIEZZI Vito, RIVIEZZI Domenico, MOUKHTAIU Abdelkebir, QUARATINO Angelo, RUSSO Michele, CAMPANELLA Giuseppe, PISCOPO Giovanni, LAMA Gerardo, SABATO Salvatore degli arresti domiciliari nei confronti di NELLA Barbara, D’ERCOLE Riccardo, D’ANIELLO Gennaro e RUSSO Gerardo e dell’obbligo di presentazione alla PG nei confronti di TREPICCIONE MIRONE Armando, TREPICCIONE NIIRONE Maria, RIVIEZZI Valerio, nonché al contestuale decreto con cui è stato disposto il sequestro preventivo delle quote e del complesso aziendale delle società “Bar del Tribunale srl’ e “Gioca e Vimi srl/’.
Il provvedimento è stato adottato a valle di una vasta, articolata c complessa attività d’indagine coordinata dalla D.D.A potentina che ha permesso di fare luce sull’esistenza e sul forte radicamento nel territorio del clan mafioso dei RIVIEZZI di Pignola ma, di fatto, operativo su tutta la provincia di Potenza, anche grazie ad alleanze e sinergie con altre organizzazioni mafiose sia autoctone, quale il clan CASSOTTA, sia calabresi, dove i Riviezzi godono di particolari appoggi e considerazione, che campane, con proiezioni, nel settore degli stupefacenti, anche all’estero..
L’accurato lavoro d’indagine svolto dalla Procura Distrettuale con il costante ed importantissimo supporto della Sezione Criminalità Organizzata della locale Squadra Mobile, si è sviluppato nel corso di un biennio durante il quale il copioso materiale investigativo acquisito, composto, tra l’altro, da intercettazioni, dichiarazioni di testimoni e collaboratori di giustizia, sopralluoghi, acquisizioni documentali, riscontri, pedinamenti, è stato accuratamente analizzato e rimesso a sistema disvelando la piena operatività del sodalizio pignolese e la sua endemica compenetrazione nel tessuto istituzionale ed imprenditoriale del potentino, al punto da essere in grado di condizionare alcuni settore della pubblica amministrazione locale, di governare il sistema degli appalti boschivi ed infiltrarsi, sin dal 2017, quale segno di audace auto-affermazione in un luogo simbolico, oltre che di disponibilità economiche, nella gestione del bar-caffetteria del Palazzo di Giustizia, dando così una eclatante dimostrazione della propria forza verso l’esterno ed allo steso tempo garantendosi un • osservatorio privilegiato all’interno di un palazzo nevralgico nel sistema di tutela c ripristino della legalità.
Le indagini, infatti, hanno dimostrato come le società che dal 2017 si sono succedute nella gestione del servizio di bar-caffetteria nel Palazzo di giustizia di Potenza, dapprima la ditta individuale Trepiccione Maria e poi la Bar del Tribunale srl, sebbene intestate a semplici prestanomi, avvicendatisi fino allo scorso mese di novembre, secondo un turn over utile a schermare efficacemcnte l’interposizione, siano state fino ad oggi gestite, di fatto, da soggetti appartenenti o comunque contigui al sodalizio.
In tale contesto è emersa anche una grave condotta estorsiva perpetrata il mese di aprile 2018 da un affiliato del sodalizio, NIOUKHTARI Abdlekebir, in danno dell’esponente di una società aspirante assegnataria al fine di farla recedere dal ricorso al Tar proposto avverso l’aggiudicazione.
Trattasi dello stesso soggetto, il cui arresto, avvenuto due mesi dopo, unitamente al boss e ad altri esponenti del clan per traffico internazionale di droga, destò scene di pianto e commozione proprio all’interno del bar-caffetteria immortalate dalle intercettazioni videoambientale installate all’interno del locale.
Il meticoloso sforzo ricostruttivo ha permesso di farc luce anche sul pieno coinvolgimento di due esponenti del clan nell’omicidio di mafia del 2 aprile 2008 in danno di TETTA Giancarlo, perpetrato nel contesto della lunga e sanguinosa faida che dal 1991 ha scandito la storia dei rapporti fra gli avversi clan melfitani dei Dl NfURO e dei CASSOTTA.
Partendo da una traccia investigativa già emersa negli anni addietro, ma mai sviluppata, si è dato corso ad una rigorosa attività di approfondimento condotta raccogliendo specifiche dichiarazioni e riscontrandole meticolosamente con sopralluoghi e raffronti rispetto alle indagini già svolte in passato.
ln tal modo, ricomponendo i mosaici di un vero e proprio puzzle investigativo, è stato possibile far affiorare alla luce la complicità del capo-mafia RIVIEZZI Saverio e di un suo affiliato, QUARATINIO Angelo, nell’omicidio TETTA a cui hanno contribuito consapevolmente, fornendo agli assassini, affiliati al clan CASSOTTA, la vettura Fiat Croma rubata qualche giorno prima a Potenza ed impiegata per raggiungere e freddare la vittima con otto colpi di pistola cal. 7,65 prirna di darla alle fiamme.
L’attività inquirente ha permesso di mettere, poi, complessivamente, in risalto la particolare forza intimidatoria che il clan RIVIEZZI è in grado di esprimere e di cui risulta essersi avvalso in occasione di varie condotte estorsive in danno di imprenditori e commercianti perpetrate dai suoi affiliati in un arco di tempo che va dal 2013 in poi e fino ad epoca recente.
Sul punto deve anche essere espresso apprezzamento vero il ROS dei Carabinieri, che in un corale sforzo investigativo, ha accertato una specifica e sintomatica attività estorsiva del sodalizio nella città di Potenza.
Le risultanze investigative raccolte anche nel contesto di operazioni precedenti, quale quella a cui si è già fatto cenno per traffico internazionale di cocaina, sono state analizzate, valorizzate e messe a confronto con una serie di ulteriori elementi e riscontri che hanno permesso di ricondurre all’azione criminosa del clan, anche la tentata rapina a mano armata perpetrata nel settembre 2017 ai danni dell’Ufficio Postale di Potenza — Via Grippo e il furto aggravato perpetrato nel giugno 2018 ai danni dell’Ufficio Postale di Potenza — Via Messina, da dove vennero asportati 235.000,00 euro.
L’attività fin qui svolta, con gli sbocchi cautelari personali e reali che ne sono conseguiti, rappresenta un risultato di assoluto rilievo nel contrasto alla criminalità organizzata (che opera in modo rilevante e significativo in Basilicata ed anche in provincia di Potenza nonostante si registri non di rado una sottovalutazione del fenomeno) sforzo invece quotidianamente perseguito da questa Direzione Distrettuale Antimafia con l’indispensabile ed essenziale supporto della polizia giudiziaria.
A seguito di notizie stampa dal tenore non univoco la Procura della Repubblica chiarisce e ribadisce, a conferma di quanto già specificato nell’ordinanza cautelare e puntualizzato nel corso della conferenza stampa, che l’assegnazione dei locali del Palazzo di Giustizia adibiti a bar-caffetteria è stata effettuata, come per legge, dall’ente comunale con procedura a cui l’Autorità Giudiziaria è completamente estranea.
In merito all’inchiesta giudiziaria “Iceberg” riceviamo e pubblichiamo la nota inviata dall’avvocato Davide Pennacchio in merito alle sue dichiarazioni rese dinanzi all’autorità giudiziaria. Di seguito la nota integrale.
Gli ormai noti fatti giudiziari dello scorso 27 Aprile 2021, culminati nell’operazione “Iceberg” condotta dalla Questura di Potenza, impongono una riflessione seria e incondizionata. In qualità di avvocato penalista e di socio della società “MAPE Srls”, costituita per la partecipazione al bando indetto dal Comune di Potenza per la concessione del bar all’interno del Palazzo di Giustizia, vorrei esplicitare il contesto investigativo in cui sarebbe maturata la notizia di reato per i fatti che attengono proprio l’aggiudicazione della gara pubblica in cui la società di cui faccio parte è risultata seconda non aggiudicataria. All’uopo faccio rilevare che non ho mai presentato alcun esposto ovvero denuncia ovvero querela contro nessuno. Sono stato convocato dalla squadra mobile della Questura di Potenza nella primavera del 2018 come persona informata sui fatti al fine di rendere sommarie informazioni testimoniali in ordine a fatti di mia conoscenza e riguardanti alcune irregolarità nella conduzione del bando da parte del Comune. Oltre a me anche il secondo socio, legale rappresentante della società, nonché la commercialista della “Mapesrls” hanno conferito, dietro formale convocazione, dinanzi al Procuratore Distrettuale anti-mafia Dott. Curcio e all’ex capo del DAP, Dott. Basentini, nonché ad alcuni uomini del nucleo investigativo. A tal riguardo tengo, ancora, a precisare che la mia azione non ha mai custodito propositi giustizialisti e sono sicuro che gli organi di polizia, prima, e la Magistratura, poi, hanno da sempre condotto attività d’indagini autonome e secretate, come si compete ad ognuno di loro nella regolare spettanza dei ruoli e delle competenze conferitegli dalla legge dello Stato. Da parte mia mai nessun intento ulteriore rispetto alla tutela dei miei diritti ha governato il mio agire. Ritengo, inoltre, che i tempi siano maturi per far valere i miei diritti, tanto come privato cittadino, quanto come socio della predetta persona giuridica, essendo, oggi, soggetto danneggiato economicamente e moralmente dalla condotta di alcuni “amministrativi” della Casa comunale. A tal fine siamo pronti a costituirci parte civile nell’istaurando procedimento penale per ristabilire quel senso di giustizia che è venuto meno nella gestione della res publica.
Nella foto in basso l’avvocato Davide Pennacchio, il video e le foto dell’operazione Iceberg