“Attenzione: la trentina di affiliati ai “cult”, i clan della mafia nigeriana, arrestati in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Veneto e poi all’estero, su disposizione della magistratura di Bari, arrivati nelle carceri italiane, se non si assumono tutte le azioni necessarie, diventeranno un grandissimo problema, come lo sono i mafiosi nigeriani già reclusi”. Il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo commentando l’operazione sull’associazione per delinquere dedita a tratta, riduzione in schiavitù, estorsione, rapina, lesioni, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione,mette in guardia e aggiunge: “è proprio la DIA – Direzione investigativa antimafia – nella parte della relazione riferita alla mafia nigeriana che rafforza, autorevolmente, la nostra pressante denuncia perchè le carceri sono da tempo diventate scuole di radicalizzazione islamica e terroristica e di reclutamento criminale. E’ quanto mai urgente predisporre sezioni speciali di detenzione per gli affiliati ai “cult” nigeriani ed estendere il 41 bis ai capi sempre più spietati, riaprendo gli istituti speciali delle isole Asinara, Pianosa, Gorgone dove è più facile esercitare i controlli. Il personale penitenziario – aggiunge – necessita di corsi di aggiornamento per una maggiore conoscenza delle caratteristiche della mafia nigeriana che dopo Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, è sempre più ramificata sul territorio, dalle metropoli alle città di provincia. Un’attività di controllo nelle celle è pertanto fondamentale a stoppare le nuove affiliazioni e a prevenire le attività criminali fuori dagli istituti di pena mentre dentro i “criminali neri” continuano ad imporsi ad altre organizzazioni criminali e sui detenuti. Altro che abolizione del 41 bis o attenuazione del regime di carcere duro. A questi nigeriani violenti che non si fanno scrupoli persino nella tratta di organi umani va applicato lo stesso regime per i mafiosi italiani tenendoli lontani specie da connazionali già detenuti”.
“Nelle carceri del nostro Paese secondo i dati più aggiornati in possesso – riferisce il segretario del S.PP – sono detenuti 1.654 nigeriani di cui 995 imputati e 659 condannati che rappresentano l’8% della popolazione carceraria straniera con un incremento annuo del 5% e secondo gli ultimi dati disponibili su 12.387 reati firmati dalla criminalità nigeriana (un quinto di quelli commessi da tutti gli stranieri da noi), 8.594 avvengono al Nord, 1.675 al Centro, 1.434 al Sud, 684 nelle Isole. Da mesi – sottolinea – abbiamo lanciato l’allarme e sollecitato il Ministero della Giustizia e l’Amministrazione Penitenziaria a non sottovalutare la crescente pericolosità della mafia nigeriana nelle carceri, nei Centri di Accoglienza per richiedenti asilo dove – aggiunge Di Giacomo – avvengono l’affiliazione o il reclutamento delle cosche africane. La cella diventa il luogo preferito per “formare” nuovi criminali sempre più spietati come testimoniano tante aggressioni a persone anziane e violenze sessuali contro donne italiane. È il clima buonista dell’accoglienza – conclude Di Giacomo – a favorire la ramificazione di nigeriani nelle nostre città, un clima che non può essere ulteriormente tollerato provvedendo al rimpatrio di tutti i criminali”.