Osapp: Polizia Penitenziaria chiede al Governo serietà e coerenza per l’attuale disastro delle carceri. Di seguito la nota integrale.
In merito alle dichiarazioni apparse sulla stampa da parte del Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro (con delega per la Polizia Penitenziaria e per l’edilizia carceraria) riguardo al possibile rimpatrio dei detenuti stranieri al fine di deflazionare il sovraffolamento delle carceri italiane come OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) e per voce del segretario generale Leo Beneduci dobbiamo osservare che in passato vari sono stati i tentativi di intervenire con identica misura e con risultati pressoché nulli.
In particolare, la ragioni di tali fallimenti hanno riguardato motivazioni giuridiche anche di natura costituzionale (no pena di morte, no trattamenti inumani nel Paese d’origine etc.) e a prescindere dal rischio che altri Paesi decidessero poi di restituirci i detenuti italiani che non sono pochi (ad es. in Germania).
L’ultima volta che ci provarono, sempre con un Governo di centrodestra, finì che solo in pochissimi casi si sarebbe potuto e solo per esplicita scelta dei detenuti interessati, per cui se ne andarono in pochissimi
Purtroppo le carceri italiane e la Polizia Penitenziaria hanno estrema urgenza di ben altre misure di cui, ad esempio non vi sarebbe traccia nel decreto sicurezza che il Governo si appresta a varare, piuttosto che di argomenti che, al più, possono fornire materia di sterili polemiche tra opposti schieramenti politici.
Soprattutto – conclude il sindacalista – non andrebbe dimenticato dalla politica che sul carcere non si scherza né sono utili i facili populismi, tenuto conto che, un sistema disfunzionante, in cui la Polizia Penitenziaria ha perso di ruolo e di dignità ed è sostanzialmente priva di strumenti e di organici adeguati anche rispetto alle molteplici e spesso impunite offese ed aggressioni di parte della popolazione detunuta, quale è quello penitenziario italiano, restituisce alla Società civile per fine pena ogni anno migliaia di soggetti tutt’altro che recuperati se non peggiorati rispetto all’originario ingresso in carcere con serio rischio per una serena convivenza civile.