La società Eni è stata condannata nell’ambito del processo sulle estrazioni petrolifere in Basilicata. Nel 2016 l’inchiesta portò al sequestro, durato circa quattro mesi, del Centro Olio di Viggiano (Potenza): l’accusa riguardava lo smaltimento dei rifiuti prodotti dallo stesso Centro Olio. Vi fu anche uno strascico politico dovuto alle dimissioni dell’allora ministro allo Sviluppo Economico, Federica Guidi, per il coinvolgimento dell’ex compagno, Gianluca Gemelli (la cui posizione fu poi archiviata).
Il Tribunale di Potenza ha condannato Eni per il reato di traffico illecito di rifiuti. Inoltre, la compagnia petrolifera è stata condannata al pagamento di una sanzione amministrativa di 700 mila euro e alla confisca di circa 44,2 milioni di euro, da cui sottrarre i costi già sostenuti per l’adeguamento degli impianti.
“Pur accogliendo favorevolmente la pronuncia di assoluzione parziale emessa oggi dal Tribunale” di Potenza “rispetto all’ipotesi di reato di falsità ideologica in atto pubblico, al contempo” l’Eni “non condivide il riconoscimento di responsabilità per la grave ipotesi di reato di traffico illecito di rifiuti”.
La compagnia – è scritto in una nota – “rimane convinta che l’operato del Cova (il Centro Olio di Viggiano) e dei propri dipendenti sia stato svolto nell’assoluto rispetto della normativa vigente e, in attesa di leggere le motivazioni della odierna sentenza, si prepara a presentare al più presto appello”.
Di seguito i dirigenti Eni condannati per traffico illecito di rifiuti: 2 anni per Ruggero Gheller, già direttore del distretto meridionale Eni, 1 anni e 4 mesi per i dirigenti Enrico Trovato, Roberta Angelini, Vincenzo Lisandrelli, 2 anni per Nicola Allegro e Luga Bagatti.
Condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione Salvatore Lambiase ex dirigente del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata.
I condannati sono interdetti per 1 anno dai pubblici uffici, dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese e dichiarati incapaci di contrattare con la Pubblica Amministrazione per lo stesso periodo.
Sono stati assolti gli ex direttori generali dell’Arpab, Raffaele Vita e Aldo Schiassi.
Esclusa la responsabilità di altre società, tra cui Tecnoparco Val Basento.
La motivazione della sentenza sarà depositata dal giudice entro i prossimi 90 giorni.