Nelle giornate di venerdì 18 e sabato 19 febbraio, il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, la Squadra Mobile di Potenza, con il supporto e la collaborazione dei Reparti della Polizia Penitenziaria hanno dato corso all’esecuzione dell’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere nei confronti di ventinove persone, tutte gravemente indiziate di aver preso parte attiva alla grave rivolta consumatasi il 9 marzo del 2020 presso la Casa circondariale di Melfi, nel più ampio contesto dei moti di protesta avverso le misure restrittive imposte dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, che a livello nazionale, in quegli stessi giorni, hanno interessato molti altri istituti detentivi del Paese.
Si rammenta che, nell’ambito del medesimo procedimento, l’ordinanza cautelare era stata già eseguita nel mese di settembre dello scorso anno nei confronti di altri undici detenuti che non avevano proposto ricorso per Cassazione e che l’ulteriore esecuzione dei giorni scorsi ha avuto luogo a seguito dei rigetti e delle dichiarazioni di inammissibilità, da parte della Suprema Corte di Cassazione, delle impugnazioni proposte.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, attraverso una attenta e meticolosa ricostruzione di tutte le fasi della protesta hanno permesso di risalire all’identità di tutti e quarantaquattro i detenuti di cui, ferma restando la presunzione di non colpevolezza, allo stato, si ipotizza il coinvolgimento a vario titolo nella grave sommossa, durante la quale personale sanitario e diversi agenti della Polizia penitenziaria, in servizio presso l’istituto melfitano, rimasero sequestrati per circa nove ore.
Grazie all’immediato intervento delle Autorità di Pubblica Sicurezza e al dispositivo delle Forze dell’ordine fatto convergere sul posto, nonché all’impegno profuso dalla Polizia Penitenziaria di Melfi, fu possibile pervenire alla liberazione degli ostaggi riconducendo i facinorosi nelle camere detentive, a seguito di una lunga trattativa durante la quale i fautori della sommossa avevano provveduto anche alla stesura di un documento di richieste e rivendicazioni.
La presenza sul posto di personale specializzato in indagini antimafia della Polizia di Stato, ha permesso in sinergia con la Polizia Penitenziaria del carcere di Melfi, di pervenire nell’immediatezza dei fatti e già nel corso della notte all’acquisizione di una serie di elementi indiziari che, all ‘esito degli ulteriori approfondimenti investigativi, hanno portato la Direzione Distrettuale Antimafia a contestare i reati di sequestro di persona a scopo di coazione e di devastazione, per i quali è già stata formulata richiesta di rinvio a giudizio dinnanzi al Giudice dell ‘udienza preliminare di Potenza.
L’esecuzione ha avuto luogo nelle province di Potenza, Bari, Crotone, Reggio Calabria, Napoli, Perugia, Livorno, L’Aquila, Oristano, Cuneo, Catanzaro, Agrigento, Palermo,
Udine, Siracusa e Catania.
Di seguito l’elenco dei soggetti a cui è stata notificata l’ordinanza custodiale:
1. AHMETI Kievjol, nato il 18.01.1991 in Albania;
2. AMIRANTE Dario, nato l’ i 1.01.1989 a Napoli;
3. AULITTO Ferdinando, nato il 13.11.1966;
4. BENEDUCE Rosario, nato il 05.12.1982;
5. BISCOTTI Luigi, nato il 06.06.1976 a Foggia;
6. CAMPO Vincenzo, nato il 22.10.1968 a Alcamo (TP);
7. CASSANO Michele, nato il 19.04.1979 a Bitonto (BA);
8. CHIRICO Domenico, nato a Lemezia Terme (CZ) il 12.04.1982;
9. D’ELIA Mario, nato il 24.03.1971 Bitonto (BA);
10. DE FEUDIS Domenico, nato il 17.09.1986 a Molfetta (BA);
11. Dl DOMENICO Piero, nato il 03.04.1967 a Avellino;
12. FORTUGNO Andrea, nato il 07.09.1984 a Cinquefrondi (RC);
13. GHARBI Ali’, nato il 05.03.1980 in Tunisia;
14. GIAMPA’ Davide, nato a Lamezia Terme il 14.12.1989;
15. MARINI Massimiliano, nato il 04.01.1990 a Mola di Bari (BA);
16. MARTINO Salvatore, nato il 06.07.1992 a Guastalla (RE);
17. MELE Salvatore, nato il 08.09.1975 a Napoli;
18. MENNELLA Stefano, nato il 18.08.1973 a Torre del Greco (NA);
19. MILLONI Giuseppe, nato il 07.12.1982 a Bari;
20. OSAYUWA Kenneth, nato il 18.04.1999 in Nigeria;
21. NOCERINO Ciro nato l’ i 1.11.1981 a Torre del Greco (NA);
22. NOTARIANNI Giovanni nato il 22.04.1971 a Lamezia Terme (CZ);
23. PAPALE Gerardo, nato il 28.01.1983 a Torre del Greco (NA);
24. PERDONO’ Massimo, nato 1.09.1977 a Foggia;
25. SOLLAZZO Mario nato il 27.12.1985 a Castrovillari (CS);
26. STEFANUTTI Dorino Rocco, nato il 16.08.1959 a Potenza;
27. STELLACCI Giovanni, nato il 07.11.1988 a Bitonto (BA);
28. TROIA Carlo nato il 26.05.1970 a Potenza;
29. ZAINO Eduardo, nato il 1 8.06.1975 a Napoli.
Arresti per rivolta carcere di Melfi, Di Giacomo (S.PP.): “Si scrive finalmente la prima pagina della vera storia delle rivolte”
“L’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza – con l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 29 persone indicate come i protagonisti della rivolta del 9 marzo del 2020 nella Casa circondariale di Melfi – rappresenta, finalmente, la prima pagina della vera storia, che ci auguriamo venga scritta il più rapidamente possibile, sulla stagione delle rivolte nelle carceri italiane che risale alla primavera del 2020”. E’ il commento del segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo.
“Ci sono dunque magistrati come quelli lucani che, sia pure a distanza di anni, stanno accertando le responsabilità sulle violente rivolte che – aggiunge – nell’opinione pubblica invece sono generalmente associate ai fatti di Santa Maria Capua Vetere, per i quali non abbiamo mai smesso di esprimere le nostre valutazioni di condanna. Personale penitenziario e medici non solo a Melfi sono stati sequestrati e minacciati dai rivoltosi ma altrettanto è avvenuto in una quarantina di penitenziari del Paese, messi a ferro e fuoco, con danni per decine di milioni di euro. Il lavoro dei magistrati dell’antimafia che sono impegnati a ricostruire quei fatti, purtroppo “passati” per semplice protesta legata alle misure restrittive imposte dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per il contenimento del Covid-19, inoltre avvalora la nostra tesi, peraltro diffusa in ambienti giudiziari, di una regia delle rivolte scoppiate pressochè simultaneamente. Una regia – dice Di Giacomo – riconducibili a clan mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti e della criminalità organizzata secondo un preciso disegno di approfittare dell’emergenza sanitaria per muovere un attacco, senza precedenti, allo Stato.
Se l’attacco non ha sortito i risultati voluti dai criminali è solo grazie al grande impegno e sacrificio del personale penitenziario che, come testimonia l’alto numero di feriti tra gli agenti, lo ha rintuzzato. Altro che agenti “picchiatori” dei detenuti: la verità di quei fatti va perciò raccontata agli italiani perché sappiano che nelle carceri non ci sono “angeli” da perdonare e per i quali il clima buonista diffuso da tempo vorrebbe procedere ad una sorta di “liberi tutti”.
Siamo fiduciosi nel lavoro dei magistrati – continua Di Giacomo – per ristabilire completamente la verità della stagione delle rivolte e dell’operato della polizia penitenziaria.
Ma attenzione: come è già accaduto in alcune carceri, il clima che si respira nelle carceri è persino peggiore di quello della primavera 2020 con il rischio altissimo di rinnovare la sfida allo Stato come testimoniano gli atti di violenza tra detenuti e contro il personale penitenziario, in quest’ultimo caso declassati a “fatti di ordinaria amministrazione” mentre le azioni annunciate dalla Ministra Cartabia che da tempo ascolta solo i Garanti dei detenuti – continua il segretario del Sindacato Penitenziari – vanno in tutt’altra direzione, quella dell’apertura di celle e portoni ai detenuti. Noi non ci stiamo a mettere sullo stesso piano i servitori dello Stato e i criminali che pretendono il controllo del carcere e sono un costante pericolo dell’ordine pubblico e la minaccia per la libera convivenza dei cittadini. Soprattutto dopo gli impegni solenni del presidente Draghi e del ministro Cartabia, è ora che ci si occupi seriamente dei problemi del sistema penitenziario senza illudersi che sfollando le celle, tutto si risolva di colpo”.