Uomini politici e amministratori della Regione Basilicata sono coinvolti nell’operazione di Carabinieri e Polizia, coordinata dalla Dda di Potenza. L’indagine riguarda il settore della sanità lucana.
In particolare è stato arrestato il Consigliere regionale Piro, domiciliari per sindaco di Lagonegro Maria Di Lascio, obbligo dimora per assessore regionale Cupparo e consigliere regionale Leone, divieto di dimora in Potenza per Giuseppe Spera (dg AOR San Carlo).
Gli indagati sono 39: Luigi Alagia, Mario Araneo, capo della segreteria particolare del presidente della giunta della Regione Basilicata, il presidente della Giunta rdella Regione Basilicata, Vito Bardi, Armando Buldo, Nicola Buldo, Alberto Caivano (direttore generale del Dipartimento Infrastruttire e Mobilità della Regione Basilicata), Chiara Camaldo, Giacinto Camaldo, Silvio Camaldo, Antonello Canonico, Nicolo Castelluccio, Rocco Mario Ciorciaro (personale esterno Dipartimento Politiche alla Persona della Regione Basilicata), l’assessore regionale alle attività produttive, lavoro, formazione e sport della Regione Basilicata Franco Cupparo, Mariangela D’Andrea (personale esterno in servizio al Dipartimento di Presidenza della Regione Basilicata), il direttore sanitario dell’Asp Luigi D’Angola, Anna De Francesco, il sindaco di Lagonegro Maria Di Lascio, il direttore generale del Dipartimento Politiche della Persona della Regione Basilicata, Ernesto Esposito, l’assessore alle politiche agricole, alimentari e forestali della Regione Basilicata, Francesco Fanelli, Pasquale Fortunato, Vito Rosario Funicelli, Donata Girardi (impiegata della società in house della Regione Basilicata), Fabrizio Grauso (Già capo di Gabinetto della Regione Basilicata), Maria Lucia infantino, Gennaro Ladaga, il consigliere regionale ed ex assessore regionale alla Salute e alle Politiche sociali della Regione Basilicata, Rocco Luigi Leone, Antonio Maiorano (Maresciallo della Guardia di Finanza e componente della Segreteria particolare del Presidente della Giunta della Regione Basilicata, l’assessore comunale di Lagonegro con deleghe alle attività produttive, commercio, artigianato, dissesto idrogeologico, forestazione, lavoro e formazione, Gianni Mastroianni, l’assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata, Donatella Merra, il consigliere comunale di Lagonegro Benedetto Rito Olivo, l’assessore con delege alle politiche sociali e poltiche di genere di Lagonegro, Maria Palermo, il consigliere regionale Francesco Piro, Pietro Rocco, l’ex assessore regionale ed attuale senatore Gianni Rosa, Francesco Sabella, Claudio Simone e Giuseppe Spera (direttore generale Azienda ospedaliera regionale San Carlo di Potenza).
Perquisizioni sono state effettuate nella sede della Regione Basilicata e all’ospedale San Carlo di Potenza, il cui direttore generale Giuseppe Spera risulta essere coinvolto nell’inchiesta.
Di seguito i particolari sull’operazione DDA.
In data odierna su disposizione di questa Procura della Repubblica i Carabinieri del Comando Provinciale di Potenza e la Polizia di Stato — Squadra Mobile di Potenza – hanno dato esecuzione:
1. a due misure custodiali emesse dal Gip di Potenza, nei confronti del Consigliere Regionale Francesco Piro, tradotto presso la casa circondariale di Potenza e nei confronti del Sindaco di Lagonegro Maria Di Lascio sottoposta agli arresti domiciliari (esecuzione da parte dei CC);
2. a due ulteriori misure cautelari coercitive dell’ obbligo di dimora nei confronti di Cupparo Francesco, Assessore della Giunta Regionale della Basilicata (esecuzione da parte della Polizia di Stato — Squadra Mobile di Potenza), Leone Rocco Luigi, già Assessore della medesima Giunta ed ora Consigliere Regionale (esecuzione da parte dei CC del Comando provinciale di Potenza);
3. ad una ulteriore misura cautelare coercitiva, questa volta del divieto di dimora in Potenza, nei confronti di Spera Giuseppe (direttore amministrativo dell’ASP Basilicata dal 9.10.2019 fino al 10.8.2020 , di Commissario straordinario dell’AOR San Carlo di Potenza dal 10.8.2020 fino al 17.12.2020 e di direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera S. Carlo di Potenza dal 17.12.2020 ad oggi) che è pure stato raggiunto misura interdittiva all’esercizio di funzioni pubbliche ( esecuzioni da parte del predetto Comando dei CC);
I delitti contestati vanno dall’induzione indebita, alla corruzione, dalla tentata concussione ad altri reati contro la PA.
Le indagini, che si sono sviluppate lungo un arco di circa due anni, sono state dirette da questo Ufficio, e svolte, in modo coordinato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato.
Il quadro indiziario si desume da Intercettazioni, dichiarazioni rese a questo Ufficio, acquisizioni di documentazione.
All’esito delle investigazioni questa Procura, nell’ambito del procedimento che vede numerosi indagati fra privati ed altri pubblici ufficiali ( appartenenti sia all’Amministrazione Regionale della Basilicata che all’Amministrazione Comunale di Lagonegro, ) ha formulato richieste cautelari nei confronti dei suddetti cinque indagati ln relazioni ai quali, con valutazione condivisa dall’organo giudicante, si riteneva sussistessero, oltre che gravi indizi di colpevolezza, anche le necessane esigenze cautelari.
Sempre in mattinata odierna si è proceduto, altresì ad effettuare perquisizioni e ad emettere informazione di garanzia, degli indagati .
1. Bardi Vito, Presidente della Giunta Regionale della Basilicata;
2. Fanelli Francesco, già Assessore alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Regione Basilicata, attualmente Assessore alla Salute
3. Mastroianni Gianni, Assessore del Comune di Lagonegro con deleghe alle attività produttive, commercio, artigianato, dissesto idrogeologico, forestazione, lavoro e formazione;
4. Merra Donatella, Assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata;
5. Ferrara Antonio, Dirigente del settore Amministrativo della Regione Basilicata e Segretario Generale della Giunta Regionale;
Le perquisizioni, locali e di natura informatica, si sono svolte ln alcuni domicili, all’interno degli Uffici della Regione Basilicata e presso l’Amministrazione Comunale di Lagonegro.
Ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna e ribadito che le indagini preliminari sono in pieno svolgmento, questo Ufficio ha elevato 23 imputazioni provvisorie che vanno dal delitto d’induzione indebita (riqualificato, ln alcuni casi, dal Gip in quello di corruzione), a quelli di concussione tentata, peculato, traffico d’influenze ed abuso ln atti di Ufficio (per queste tre Imputazioni non si è richiesta, ne è stata disposta alcuna misura cautelare).
Le vicende oggetto d’indagine si inquadrano ln diversi filoni Investigativi, segnatamente :
quello della gestione della sanità lucana da parte degli organi preposti, con particolare riferimento sia alle attività amministrative prodromiche e deliberative inerenti al progetto di costruzione del nuovo Ospedale di Lagonegro (in ordine al quale sono previsti investimenti per circa 70 milioni di euro), che quelle relative alle nomine di personale medico e paramedico presso l’Ospedale San Carlo;
quello relativo alle attività tese al procacciamento di voti in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro, nel corso delle quali, secondo il costrutto accusatorio da verificare nel corso dei successivi passaggi processuali, gli indagati, avvalendosi delle loro prerogative pubbliche, ottenevano la promessa di voti o di “pacchetti di voti”, in cambio di atti del loro Ufficio Pubblico (trasferimenti, promozioni, assunzioni, affidamenti di servizi pubblici, vari favoritismi collegati all’insediamento del nuovo ospedale di Lagonegro, ecc);
quello relativo alla gestione, nel primo periodo della pandemia, dei cd kit tampone. In particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, esponenti dell’Amministrazione regionale a differenza degli altri comuni cittadini, accedevano a tali controlli, in assenza dei rigidi presupposti all’epoca richiesti dalla normativa.
In tale contesto l’Ofdinanza Cautelare — ferma restando la presunzione d’innocenza – ha particolarmente valorizzato, ai fini della valutazione della sussistenza delle esigenze cautelari nei confronti degli indagati raggiunti da misura ( oltre al pericolo di reiterazione delle condotte desumibile dalla pluralità di reati contestati ed il pericolo d’inquinamento probatorio) anche le seguenti emergenze investigative:
le plurime dichiarazioni ed intercettazioni riferibili alla posizione di Piro Francesco da cui emergerebbe come lo stesso, non solo avesse relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata, ma, non di rado, per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, ed a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi;
le indagini svolte nel COfSO della campagna elettorale nazionale tenutasi fino al 25.9.2022, nel corso della quale alcuni degli strumentalizzavano la lora funzione pubblica per effettuare delle ritorsioni contro soggetti che erano ritenuti non disponibili a sostenere il candidato Piro. In particolare, e fra l’altro: il Sindaco di Lagonegro richiedeva (senza riuscirvi), a funzionari di società che gestiscono le reti di telefonia mobile, di disattivare i ponti radio da loro gestiti, per impedire così il traffico telefonico in determinate zone dell’area geografica sopra indicata dove abitavano i non-sostenitori del Piro affinchè a costoro fosse (di fatto) impedito di usufruire del servizio telefonico mobile ; sempre il medesirno PU si attivava per Impedire che altro presunto non sostenltore del Piro accedesse alle condotte idriche a servizio di terreni agricoli, mentre venivano programmate altre ritorsioni contro altri presunti avversari politici o meglio non-sostenitori del predetto candidato;
le Investigazionl relative ai tentativi di indurre dipendenti regionali nel settore della forestazione, da parte dell’Assessore Regionale al ramo, a sostenere il candidato Piro.
Nel corso delle indagini, nel pieno rispetto del diritto di difesa questo Ufficio ha raccolto le dichiarazioni di alcuni indagati. Le stesse, fermo restando il successivo vaglio processuale, allo stato, secondo la valutazione contenuta nell’ordinanza cautelare emessa dal Giudice, non sono state ritenute “credibili”.
Bardi, presidente Regione Basilicata: “Fiducia in magistratura, io totalmente estraneo. Si faccia chiarezza su criminalità organizzata”
“Voglio essere come sempre trasparente con i miei concittadini: stamattina mi hanno chiamato in causa su alcune vicende oggetto di indagine. Voglio prima di tutto ribadire la mia disponibilità verso le forze dell’ordine e la magistratura cui darò la massima collaborazione per fare chiarezza.
In particolare, mi viene contestato di aver promesso di favorire una persona per ottenere un trasferimento di sede, fattispecie rispetto alla quale mi ritengo del tutto estraneo.
In un altro filone dell’indagine, che non mi riguarda assolutamente, si paventa il coinvolgimento della criminalità organizzata calabrese, su cui auspico venga immediatamente fatta la massima chiarezza.
Vengono poi contestate alcune delibere di Giunta – quindi atti pubblici, che tutti possono leggere – con le quali avremmo tentato di influenzare l’allora Direttore generale del San Carlo. Sono atti di programmazione e di indirizzo sanitario, che non avevano alcun secondo fine.
Infine, c’è la sofferta questione dei tamponi, che – ripeto ancora una volta – non ha sottratto alcunché ai cittadini lucani e ai quali sono stato sottoposto per ragioni sanitarie e non certo per favoritismo, nella convinzione della perfetta doverosità di tale prestazione.
Voglio essere chiaro: la mia volontà di andare avanti nel governo della Regione Basilicata non è nemmeno in discussione. Sono sereno, ho un lavoro da portare a termine, nell’esclusivo interesse dei lucani, soprattutto in un momento di crisi senza precedenti come quello che stiamo vivendo.
Voglio infine sottolineare un fatto: la mia vita è sempre stata improntata alla legalità e al rispetto delle regole. È la mia storia personale”.
Summa (Cgil Basilicata): “Operazione DDA di questa mattina svela un utilizzo deviato delle funzioni istituzionali”
“L’operazione della DDA di questa mattina, stante le notizie degli organi di stampa, disvela un sistema clientelare e affaristico figlio di quella occupazione delle istituzioni pubbliche che è diventata ormai una prassi in questa Regione”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. “Siamo stati gli unici a denunciare, anche con un esposto alla Corte dei Conti – continua – ciò che si stava delineando in regione attraverso l’adozione del Regolamento di delegificazione avente ad oggetto Ordinamento amministrativo della Giunta regionale della Basilicata. Un chiaro disegno di accentramento di poteri e funzioni in seno al Gabinetto della Presidenza della Giunta con una conseguente commistione tra potere politico e gestionale, foriera di una ingiustificabile ingerenza degli organi politici nella funzione gestionale. Il tutto in barba alle norme che sovraintendono la cosa pubblica e che prevedono espressamente la separazione tra potere politico e amministravo.
Un regolamento – prosegue -che sottende una autoreferenzialità di sistema sancendo di fatto una organizzazione tutta incentrata sul pieno controllo da parte del Presidente Bardi degli uffici e delle direzioni dipartimentali fino a svuotare anche l’ufficio legale, concentrando consulenze esterne e incarichi di patrocinio legale su qualche fido professionista esterno.
A ciò si aggiungono tutte le nomine fatte, a partire dall’Arpab per finire con quella del Direttore Generale dell’ASP (Stopazzolo), quest’ultima pervicacemente sostenuta con fantasiosi pareri legali nel vano tentativo di superare divieti posti dalle norme. Un errore pensare di governare sul postulato di scelte individuali e non frutto di decisioni collegiali.
E questo è l’ epilogo di una maggioranza che ha pensato che governare significa occupare , a qualunque costo, anche violando norme in nome di un consenso ricevuto.
Mentre i lavoratori e i cittadini fanno i conti con una crisi economica e sociale che sta mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro, chi dovrebbe misurarsi con questi problemi provando a dare risposte concrete è intento a fare altro, gettando fumo negli occhi dei lucani con il facile spot del gas gratis nel mentre utilizza la propria funzione istituzionale per accrescere potere ed affari.
Auspichiamo che anche la corte dei conti faccia fino in fondo la propria parte verificando la legittimità del regolamento amministrativo e le nomine fino ad ora fatte da questo governo regionale.
La CGIL di Basilicata – conclude Summa – continuerà a battersi per la legalità e il rispetto delle istituzioni pubbliche quali fondamento della democrazia, senza la quale non c’è futuro di sviluppo del nostro territorio”.
Operazione Dda Potenza, Cavallo (Cisl): “Sulla sanità zone grigie e collusioni minano il diritto alla salute, si prenda in considerazione l’ipotesi del commissariamento. Il segretario della Cisl Medici Rizzo sollecita una commissione d’inchiesta parlamentare sulla sanità lucana”.
“Il fatto rilevante è che ancora una volta la sanità lucana finisce nel mirino della magistratura, segno che ci sono problemi strutturali che la politica non ha saputo o voluto risolvere. In attesa di comprendere i contorni esatti della vicenda e fermo restando il principio della presunzione d’innocenza per tutti gli indagati, è di tutta evidenza che la sanità lucana, anche in ragione dei cospicui investimenti previsti dal PNRR, necessita di una profonda opera riformatrice che metta al centro i bisogni di salute del cittadino, dalle liste di attesa alla medicina territoriale, e assicuri la piena trasparenza dei processi decisionali e degli appalti. Se non è in grado di farlo la politica regionale, si prenda in considerazione anche l’ipotesi del commissariamento”. Lo ha detto stamane il segretario generale della Cisl Basilicata Vincenzo Cavallo commentando l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza sulla sanità lucana.
Secondo Cavallo “non sono ammissibili zone grigie e collusioni quando è in gioco la salute dei cittadini. Sono questioni che la Cisl e tutto il movimento sindacale lucano pongono da anni con forza e determinazione nella convinzione che una vera riforma sanitaria non può essere concepita in camera caritatis senza confronto e condivisione con le forze sociali della regione e in nome di una concezione autocratica del potere. Siamo davanti al fallimento della politica e di una filosofia di governo che pensa di poter risolvere i problemi senza confronto sociale, con un danno gravissimo inferto alla credibilità delle istituzioni e alla tutela di un diritto fondamentale come quello alla salute”.
Per il segretario della Cisl Medici Basilicata Serafino Rizzo “la frequenza di inchieste che hanno come oggetto il sistema sanitario regionale impone una seria riflessione di natura etica e politica. Noi come sindacato pretendiamo che si faccia piena luce non solo dal punto di vista giudiziario, con tutte le garanzie del caso, ma soprattutto dal punto di vista politico. Per questo consideriamo necessaria la costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla sanità lucana”.
Secondo il segretario generale della Cisl Fp Basilicata Pino Bollettino “da tempo denunciamo le carenze e le inefficienze del sistema sanitario regionale, con il progressivo abbandono del territorio e l’impoverimento della rete assistenziale in termini di risorse umane e competenze. Questa ennesima inchiesta conferma che da troppo tempo le esigenze di salute dei cittadini e la valorizzazione delle tante professionalità che operano nella sanità lucana non sono la priorità della classe politica regionale”.