Sotto sequestro ad Atella lo stabilimento dell’ex M.I.M. nell’area industriale della Valle di Vitalba.
All’interno i carabinieri forestali avrebbero trovato un migliaio di ecoballe. Potrebbe trattarsi di materiale legato a un traffico illecito di rifiuti. Sulla vicenda, la Procura della Repubblica di Potenza ha aperto un fascicolo.
La fabbrica, finanziata con oltre 4 miliardi di vecchie lire dei fondi del post sisma 80, fu realizzata circa quarant’anni fa ma non è mai entrata in funzione; avrebbe dovuto produrre componentistica meccanica.
Negli anni 90, fu oggetto di un’inchiesta che portò’ all’arresto di 4 persone con l’accusa di truffa e falso: i proprietari della M.I.M., il loro commercialista e l’architetto Luigi Pirovano, considerato il procacciatore di risorse per diversi imprenditori senza scrupoli che, all’indomani del terremoto, sfruttarono i benefici della legge sulla ricostruzione industriale.
L’area dello stabilimento di Atella, circa 10mila e 500 metri quadri, due anni fa è stata messa in vendita dal Consorzio per lo sviluppo industriale di Potenza.
Pietro Simonetti (Cseres): “Ieri la scoperta nella ex Mim, azienda rifilata dal noto faccendiere Pirovano, di molte tonnellate di rifiuti”. Di seguito la nota integrale.
Pirovano fu chiamato “l’angelo del terremoto” perchè veniva dal cielo con un elicottero e che ottenne il finanziamento di 20 aziende bidone. Fu arrestato dal Procuratore di Melfi e poi condannato.
Pirovano, geometra di Como poi immediatamente architetto in corso d’opera, riuscì con la complicità di molti della struttura speciale quidata a Roma dal noto Pastorelli e fece anche un capolavoro: ottenne il finanziamento per l’azienda orafa italo cinese, prima Centro orafo di Tito, poi quattro nomi diverse e tre bancarotta.
L’azienda non ha mai prodotto neanche un grammo di oro tenuto conto che la Cina non poteva, per norma costituzionale, esportare oro.
L’azienda, tuttora in gestione fallimentare, nei capannoni conserva macchinari imballati mai rimessi sul mercato. L’ Asi non ha mai provveduto in questi anni a fare qualcosa per darle un futuro.
L’Asi al momento in liquidazione ha altre grane dopo sequestro del sito di Atella.
Non è la prima volta, E’ successo un anno fa a Baragiano, per l’evidente presenza di rifiuti speciali in altra azienda fallita.
Resta da capire perché i responsabili del controllo dei siti di propietà Asi, nell’ambito di quel poco che rimane del patrimonio dell’ente, non si sono accorti del traffico delle ecoballe.
Toccherà al liquidatore intervenire e fare chiarezza su questo sito ed altri di non proprietà ormai preda di ladri di rame, di attrezzature, servizi igienici e materiali da riciclare nel ciclo della costruzione.Sono circa 100 i capannoni messi a “disposizione’ dell’industria del furto e per depositi di rifiuti dalla completa inattività del Dipartimento Regionale che non provvede alla attuazione delle norme regionali di riutilizzo del patrimonio che vale almeno 200 milioni ed all’uso dei finanziamenti esistenti.