IRSINA: SI ALLONTANA DI CASA DECISO A FARLA FINITA. UNA TELEFONATA AL “112” LO SALVA.
Aveva deciso di farla finita, ed aveva deciso di procurarsi la morte nel più tragico dei modi: un lancio nel vuoto da un cavalcavia gli avrebbe permesso di porre fine alle sofferenze che lo attanagliavano, forse. Sono trascorsi alcuni giorni dalla notte in cui si è svolta una drammatica sequenza di episodi che solo oggi, passate le fatidiche 48 ore, permettono di dire che la vita di un 40 enne residente ad Irsina (MT) ma originario di Altamura (BA), è definitivamente fuori pericolo. L’uomo si è ripreso dallo shock della brutta esperienza vissuta e, rincuorato di familiari, ha ritrovato il coraggio di andare avanti con fiducia.
Era la calda notte del 8 luglio, i primi veri caldi della stagione e gli Uomini della Compagnia Carabinieri di Tricarico erano impegnati nel consueto pattugliamento notturno del territorio. Alle ore 23,00 circa nulla lasciava presagire che quella notte tranquilla si sarebbe presto rivelata movimentata e drammatica: l’operatore di turno, pronunciata al telefono la fatidica frase “CARABINIERI”, ha cominciato a sentire frasi sconnesse, lacrime, sospiri ed urla di un uomo, disperato, che ripeteva, chiaramente, solo una cosa: ”ADESSO LA FACCIO FINITA….MI BUTTO!”. Nessuno può ritenersi preparato ad una evenienza di questo tipo, non ci sono corsi, addestramenti o “guide” capaci di fronteggiare il fermo intento di togliersi la vita di un uomo: capita, come nella vita professionale capita spesso, di dover fronteggiare una situazione drammatica e di dover mettere a frutto ogni singola abilità maturata, ogni esperienza professionale, ogni elemento di psicologia noto, oltre a tutto il buon senso possibile. Dal primo momento era evidente lo stato confusionale dell’Uomo, persona sposata, con una famiglia regolare, con un buon lavoro, ma attanagliato da una serie di gravi vicissitudini familiari che lo avevano portato sino all’orlo col baratro, facendogli perdere quella spinta emotiva necessaria ad affrontare la vita di tutti i giorni. Immediatamente, con estrema abilità, l’Operatore della Centrale Operativa di Tricarico (MT), ha instaurato un dialogo con l’uomo: un dialogo difficile, stentato, spesso interrotto dalle lacrime dell’uomo e dalle sue urla disperate che lasciavano presagire il peggio, aumentando la tensione di una notte di per sé già drammatica. Più di una volta il silenzio seguito ad un urlo faceva restare letteralmente col fiato sospeso l’Operatore del 112, ma per fortuna ogni volta veniva rincuorato da un nuovo segno di vita, minuti preziosi per rintracciare l’uomo. E così con pazienza ed encomiabile equilibrio, è nata una storia fantastica fra due uomini, ciascuno dalla parte opposta di un immaginario filo, dove,letteralmente, chi vinceva avrebbe deciso se a trionfare sarebbe stata la vita o la morte. Lunghissimi minuti, ma necessari all’operatore che se da un lato tentava di mantenere alta l’attenzione dell’uomo, rincuorandolo ed ascoltandolo, dall’altra carpiva ogni singolo elemento per cercare di localizzarlo: “Un ponte… Irsina, molti km fuori dal centro urbano” questi gli scarni elementi che l’Operatore riusciva a carpire dall’uomo senza farlo innervosire ulteriormente, queste le poche gocce di speranza che gli permettevano quantomeno di cominciare ad organizzare il servizio di localizzazione e soccorso dell’aspirante suicida. Se, infatti, da un lato parlava e rincuorava il 40 enne, dall’altro immediatamente faceva scattare l’allarme che attivava gli Uomini della Compagnia Carabinieri di Tricarico immediatamente organizzati in una battuta di ricerca tesa all’ individuazione dell’uomo: ogni minuto che passava, ogni sfogo disperato, ogni singola parole pronunciata faceva aumentare la tensione e la situazione era peggiorata dal buio della notte che non aiutava assolutamente l’individuazione dell’uomo. Come da procedure operative veniva contattata anche la moglie del malcapitato, la quale, disperata, ribadiva che avvisaglie di quel gesto disperato già c’erano state, ma che mai si sarebbe aspettata una reazione così grave. Finalmente, però, anche mediante il supporto tecnologico, una pattuglia riusciva ad individuare, in lontananza, un auto a fari spenti ferma sul ciglio di un cavalcavia: si trattava del Cavalcavia sito in località “Macchia Orsini” , agro di Irsina. La scena era la peggiore che mai si poteva prospettare: l’auto con lo sportello guida aperto, l’uomo al telefono e, soprattutto, già seduto a cavalcioni sul guard rail del cavalcavia.
Come se la vita si svolgesse al rallentatore, i pochi istanti seguiti alla sua individuazione si sono dipanati scanditi da ogni singolo evento rilevante: data conferma della individuazione dell’uomo si decideva di far scattare l’operazione di bloccaggio e recupero dell’uomo. A quel punto l’Operatore di Centrale, sempre al telefono, cominciava a chiedergli qualsiasi cosa, cercava di distrarlo in ogni modo, utilizzando in quegli ultimi drammatici istanti qualsiasi diversivo, addirittura alzando la voce per impedire all’uomo anche solo di sentire la corsa disperata di due Uomini in borghese della Aliquota Operativa che accorrevano alle sue spalle. Pochi istanti, un rumore sordo al telefono… poi un lungo silenzio rotto da una voce diversa: “Tutto a posto, lo abbiamo fermato”, era quella del collega. Solo allora lo sguardo dell’operatore si è chinato sul display dei minuti della chiamata: 57 minuti, quasi un’ora di trattative, storie, pensieri, disperazione e la speranza che prima o poi si reincontreranno, magari per raccontarsi come, ad un certo punto di quella notte, entrambi si sono trovati dalla stessa parte del filo, quello della speranza.
L’uomo, in evidente stato si shock, veniva soccorso dal 118 intervenuto sul posto e poi accompagnato al “Madonna delle Grazie di Matera” ove ad attenderlo c’era una piccola folla di curiosi e parenti felici di poterlo riabbracciare.