USPP Basilicata interviene attraverso il segretario regionale Vito Messina e fa sapere di avere appreso del reintegro di Luigi Clemente, uno dei due agenti di Polizia Penitenziaria e e colleghi tratti in arresto presso la casa circondariale. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione: “Come avevo già dichiarato sin dalle prime battute della triste vicenda che ha colpito il personale della casa circondariale di Matera, ero e sono fiducioso del corso della giustizia, sono certo che tutto volgerà per il meglio. Certo che il collega che è stato riammesso in servizio, abbia saputo dimostrare la sua estraneità a fatti – continua Messina – quindi finalmente arriva quell’atto dovuto, quando uno riesce a dimostrare la propria innocenza. Mi sono preoccupato di contattare il collega per esprimergli la mia e nostra vicinanza, mi ha assicurato che attende con serenità le fasi processuali, di un processo che mai doveva essere celebrato. Sarà pure che la giustizia trionfa sempre, però essere accusato di cose che non hai commesso fa tanto ma tanto male”.
Nella foto la notizia dell’arresto annunciata dalla Polizia Stato il 16 aprile 2018 e la foto della conferenza stampa.
Arrestati dalla Polizia di Stato due agenti della Polizia Penitenziaria del carcere di Matera. Corruzione, peculato e falsità ideologica i reati di cui sono a vario titolo accusati. Di seguito la nota integrale dell’ufficio stampa della Questura di Matera.
La Polizia di Stato ha tratto in arresto Perniola Felice e Clemente Luigi, assistenti capo del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Matera, rispettivamente di anni 55 e 52 e residenti a Ginosa e ad Altamura, in esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari disposta dal Gip del Tribunale di Matera Angelo Onorati.
La notizia è stata data questa mattina, nel corso della conferenza stampa tenuta in Questura, direttamente dal Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Matera Pietro Argentino. Alla conferenza erano inoltre presenti il P.M. che ha condotto le indagini AnnafrancaVentricelli, il Capo della Squadra Mobile Vice Questore Fulvio Manco e il Commissario Coordinatore della Polizia Penitenziaria Daniela Capozzi.
I due assistenti capo sono ritenuti responsabiliin concorso di peculato e di falsità ideologica continuati. Perniola, che era già stato arrestato per corruzione in flagranza di reato il 5 gennaio scorso, è accusato anche di corruzione continuata; quel giorno, in particolare sottrasse 250 euro dalla tasca dei pantaloni contenuti in un pacco destinato al detenuto, dopo essersi accordato in tal senso con un familiare.
La misura cautelare scaturisce da un’indagine avviata nel mese di ottobre del 2017 dall’attività di osservazione e controllo dello stesso Corpo di Polizia Penitenziaria, che aveva fatto emergere delle discrasie sul peso dei pacchi portati dai parenti ai detenuti riconducibili al Perniola.
Un primo approfondimento svolto dal personale del Corpo permetteva di accertare la presenza in alcuni pacchi di oggetti non consentiti e un peso di circa kg.3 in più rispetto a quello consentito.
Le indagini sono state successivamente affidatedal Pubblico Ministero competente alla Squadra Mobile di Matera–collaborata in ogni fase dagli Agenti della Polizia Penitenziaria materana –sia per la delicatezza delle funzioni svolte dai due indagati, sia per la necessità di raccogliere elementi probatori specifici al riguardo.
Sono state svolte attività tecniche di intercettazione ambientale audio e video a cui sono seguite altre attività, come pedinamentie appostamenti, nonché analisi su apparecchiature informatiche.
Sono state inoltre ascoltate a sommarie informazioni diverse persone ritenute probabilmente a conoscenza dei fatti. In particolare, è stato osservato un comportamento reticente da parte delle persone ascoltate, tranne nel caso di una signora che ha riferito di aver pagato delle somme per ottenere delle agevolazioni per il proprio compagno rinchiuso nel carcere.
Dalle ulteriori investigazioni svolte è emerso che l’Assistente Capo Perniola, con mansioni di addetto al controllo dei pacchi destinati ai detenuti e consegnati dai familiari durante i colloqui, agevolava alcuni detenuti in cambio di denaro.
In particolare, consentiva loro di ricevere pacchi e oggetti in numero superiore a quello stabilito dal regolamento penitenziario, omettendo altresì di effettuare controlli sui pacchi.
Si ritiene che le somme corrisposte per ottenere le “agevolazioni” fossero intorno ai 250 euro.
I due dipendenti oggi tratti in arresto, oltre a riportare attestazioni false sui registri, dai predetti pacchi prelevavano beni, tra alimenti e indumenti, allo scopo di appropriarsene.
Il Gip ha disposto l’ordinanza di custodia cautelare ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza emersi a carico dei due soggetti, attesa la gravità degli episodi criminosi e in considerazione della particolare perseveranza nella commissione di crimini dimostrata dai due mediante una sistematica e ben organizzata attività di sfruttamento illecito dei bisogni dei detenuti e dei loro familiari.
Sono stati altresì notificati Avvisi di Conclusione di Indagini Preliminari nei confronti di altri sette indagati.