14 persone coinvolte di cui 2 di Bernalda in carcere e 1 di Scanzano Jonico ai domiciliari e una serie di perquisizioni. E’ il bilancio dell’operazione della Guardia di Finanza su disposizione del Gip di Torino per un presunto traffico internazionale di oli lubrificanti in violazione delle norme fiscali tra l’Est europeo e l’Italia.
In carcere tre le delle quattro persone arrestate sono lucane: si tratta di Francesco e Giovanni Caroli, padre e figlio, residenti a Bernalda. Giovanni Caroli è assessore comunale anche se l’inchiesta non riguarda la gestione amministrativa del Comune di Bernalda.
I due bernaldesi sono titolari di due distinte aziende di ricambi automobilistici.
Agli arresti domiciliari è finito invece un trasportatore di Scanzano, Vito Miraglia.
14 le persone indagate (8 in carcere e 6 ai domiciliari) per un’inchiesta avviata due anni fa dalla Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Torino che avrebbero accertato un traffico di oli lubrificanti transitati tra Bulgaria e Romania e giunti in Italia senza il pagamento le relative imposte.
Il gip del capoluogo piemontese dopo aver avviato l’inchiesta ha dichiarato la propria incompetenza territoriale e quindi gli arrestati saranno interrogati nel Tribunale di Matera.
I due bernaldesi sono difesi dall’avvocato Giuseppe Labriola, pronto a chiarire tutta la vicenda.
Di seguito i particolari dell’operazione della Guardia di Finanza
I militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Matera e Torino hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Torino, su richiesta del locale ufficio della Procura Europea (EPPO), nei confronti di 14 soggetti, e di sequestro preventivo del profitto, per oltre 15 milioni di euro, per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di frodi IVA, alla sottrazione fraudolenta al pagamento dell’imposta sui consumi ed all’autoriciclaggio.
Le indagini,svolte dai Nuclei di Polizia Economico- Finanziaria di Matera e Torino, hanno riguardato soggetti operanti sul territorio nazionale e in Estonia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Slovenia, Slovacchia, Belgio che,attraverso una ramificata rete criminale,introducevano e commercializzavano ingenti quantitativi di oli lubrificanti per automezzi (autovetture e autocarri), destinati alla vendita al consumo,con pagamenti “in nero”, ponendo in essere molteplici strategie volte all’evasione dell’IVA e dell’imposta nazionale prevista,sia attraverso l’interposizione di società “cartiere” (prive di una reale struttura operativa) su cui far gravare i tributi dovuti, sistematicamente non versati, sia predisponendo ingegnosi sistemi per evitare controlli e sanzioni, quali la creazione e utilizzo: di documenti fiscali con indicazione di soggetti inesistenti, sia come mittenti che come destinatari, da utilizzare nell’eventualità di controlli durante il trasporto della merce; di documenti di trasporto indicanti destinatari compiacenti; di copie di bolle di accompagnamento realizzati tramite fotocopiatura a colori dagli originali, per la prima immissione in consumo con successiva distruzione delle copie (artificiosamente utilizzate nel percorso), una volta ultimato il trasporto, all’arrivo del carico a destinazione ed in assenza di controlli lungo l’itinerario; l’utilizzo di società costituite ad hoc per consentire acquisti in nero di olio lubrificante, diversamente indicato sui documenti di trasporto quale liquido lavavetri, shampoo etc..
Le perquisizioni e le analisi informatiche hanno consentito altresì di svelare che un’azienda operante nel territorio di Matera, uno dei principali “hub” della vendita di olii lubrificanti nel centro e sud Italia, che si riforniva anche tramite l’associazione criminale, ha sistematicamente commercializzato “in nero” l’olio lubrificante acquistato, rivendendolo ad altri compiacenti operatori del settore, occultando al fisco prodotto per un valore di oltre 52 milioni di euro, come accertato attraverso l’analisi del server contenente la contabilità occulta dell’azienda.
Nel corso delle indagini, grazie alle indagini tecniche, sono stati operati diciotto sequestri sul territorio nazionale di partite di merce importata e commercializzata in nero, per oltre 470 tonnellate di olio lubrificante oltre ad altri prodotti analoghi.
Dalle indagini, sono emerse, infine, ipotesi di riciclaggio dei proventi illeciti e di contraffazione di marchi di oli lubrificanti, atteso che il prodotto sfuso veniva commercializzato (rimuovendo le etichette originali e apponendovene altre appositamente stampate da una tipografia compiacente), riportando marchi, caratteristiche fisiche ed indicazioni d’uso relativi a tipologie di prodotto di maggiore valore commerciale.
L’evasione complessiva accertata, per gli anni 2017/2023, è pari ad oltre 14 milioni di euro di IVA ed oltre un milione di euro di imposta nazionale di consumo.
Le risultanze raccolte, acquisite anche mediante i canali di cooperazione internazionale di EPPO hanno consentito alla Procura Europea di chiedere ed ottenere dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino un provvedimento di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 14 indagati, di cui 8 destinatari della custodia in carcere e 6 destinatari di arresti domiciliari.
È stato altresì disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, di disponibilità finanziarie e di altri beni fino alla concorrenza di € 15.448.000, importo corrispondente al profitto della frode I.V.A. e dell’evasione dell’imposta di consumo.
Per l’esecuzione del provvedimento cautelare, che ha coinvolto le province di Matera, Torino, Foggia, Bari, Campobasso, Roma e Trieste, ed è stato altresì coordinato in altri 3 stati dell’UE aderenti ad EPPO, sono state impiegate anche unità cinofile specializzate nella ricerca di denaro contante (cash dog).
Va precisato che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, indipendentemente dagli elementi indiziari raccolti che hanno portato all’emissione dei provvedimenti cautelari, gli indagati non possono essere considerati colpevoli fino ad eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.