Tribunale del riesame conferma divieto dimora a Potenza per Marcello Pittella, Consiglieri Gianni Perrino e Gianni Leggieri (M5s) contestano intervento Gruppo consiliare PD Regione Basilicata. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Una maggioranza arrogante e prepotente continua a tenere sotto scacco questa regione.
Lo scandalo che ha investito l’estate scorsa la sanità lucana, emerso dall’inchiesta della Procura di Matera, ha messo nero su bianco le storture e lo squallore di pratiche clientelari che qualcuno, forse colto da delirio di onnipotenza, riteneva potesse considerarsi la normalità.
Oggi, come se non bastasse, ci tocca registrare altri tipi di deliri: quelli di una parte della maggioranza consiliare e di altri personaggi politicamente marginali che nella giornata di ieri si sono scagliati in maniera veemente contro le decisioni del Riesame.
Un’operazione becera quella messa in atto dalla corrente maggioritaria del PD lucano. I cassazionisti dell’ultima ora nostrani e gli esperti garantisti a giorni alterni farebbero meglio a chiedere scusa e ad abbassare i toni.
Queste uscite non fanno altro che confermare la protervia di certa classe politica e l’egoismo che spesso ha caratterizzato le scelte politiche in questa regione. Non a caso si è optato per indire le votazioni il più tardi possibile, il 26 maggio. Nel frattempo, nel mondo reale, l’agonia della nostra regione continua inesorabile, ma a Polese e Giuzio questo non sembra interessare. Dovrebbero comprendere che la Basilicata non è un’appendice dei loro interessi personali e politici ed imparare a rispettare tutti i livelli dei poteri che contribuiscono a limitare le derive che troppo spesso, purtroppo, siamo costretti a registrare e che mettono in serio pericolo la tenuta della complessa società italiana. La Corte di Cassazione, evidentemente, in questa fase non può essere considerata come l’entità che tutto può decidere, per cui sarebbe il caso di avere il buonsenso e l’umiltà di attendere che si concludano tutti i passaggi previsti dalla legge, compresi quelli che chiamano in causa i giudici dei tribunali di periferia: “dura lex sed lex”.