Il primo ottobre scorso il volume “Matera, i Sassi della Memoria”, dell’artista materano Augusto Viggiano è giunto nelle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, un omaggio che la massima carica istituzionale del nostro Paese avrà sicuramente gradito. Una pubblicazione sublime, quella de “I Sassi della Memoria”, perchè rappresentano un agglomerato di memoria affidato allo scatto fotografico che diventa storia e simbolo di quello che sono stati i Sassi di Matera nel periodo in cui erano la vita che pulsava nei cuori dei propri abitanti. Un lavoro fotografico dell’autore che risale agli anni settanta quando, completato lo svuotamento demografico voluto da De Gasperi, apparivano come un “orrendo vuoto” e la presenza degli antichi abitanti poteva essere evocata solo attraverso i segni che essi avevano lasciato. Ora vengono qui riproposte come testimonianza e memoria. Il libro è arricchito dal testo di Musacchio che risale al 1980, un classico della letteratura sui Sassi riproposto integralmente anche se datato in alcuni passaggi. L’autore dedica la pubblicazione “agli antichi abitanti nel ricordo dei “loro” Sassi. Interessante quanto scrive Augusto Viggiano sui colori bianco e nero dei Sassi. L’artista ne mette a fuoco l’essenza pura, unica, di un abiatato umano che può risalire alla preistoria ma che è attuale e vissuto oggi come ieri. Ieri dagli abitanti che ne avevano necessità di avere un ricovero, una casa, oggi dagli abitanti che hanno deciso di rivitalizzarli anche perchè oggi nell’ensamble moderno sono diventati uno status simbol. I Sassi con tutti i confort e che non sono affatto la vergogna nazionale. I Sassi non possonon essere considerati una vergognia perchè le abitazioni erano concepite sfruttando al meglio l’architettura del luogo. I Sassi hanno rappresentato quello che all’epoca rappresentava l’uomo. In questo lavoro “I Sassi della Memoria” Viggiano esalta i nostri luoghi perché nessuno abbia a dimenticare e tutti abbiano a ricordare. “Ripropongo a distanza di tre lustri dalla sua uscita, questo mio lavoro sui Sassi di Matera non solo per rispondere all’esigenza di quanti cercano ancora in libreria il volume già da tempo esaurito e divenuto nel frattempo, grazie soprattutto al contributo di Aldo Musacchio quasi un “classico” della letteratura su Matera e sulla Basilicata, ma anche e soprattutto perché penso che queste immagini che risalgono ad un periodo – gli ultimi anni ’70- in cui i Sassi conservavano ancora intatti ed evidenti i segni del mondo che li ha espressi, possano ancora servire ad una migliore conoscenza di quella che lo stesso Musacchio, nel saggio introduttivo che dà il titolo al volume, definisce “l’espressione più alta della cultura delle classi contadine del Mezzogiorno”. Le foto di Viggiano non solo dicono, ma parlano, parlano la lingua dei padri materani, parlano con e de il mondo contadino e di quello dedito alla coltura del grano nel territorio materano con tutta la tenacia, la forza e l’aridità del tempo, parlano con i segni della sofferenza. “Invito i lettori- dice Viggiano- a cercare nelle singole fotografie quei segni dell’uomo che io ho cercato di cogliere con l’obiettivo e che spero di aver trasmesso, almeno in parte, senza far violenza alle presenze da quei segni evocate”. Il libro, giunto alla quarta edizione, riveduta e amplianta, è patrocinato dalla Camera di Commercio di Matera e dalla Fondazione Lanfranco Colombo della Regione Lombardia e si avvale del contributo di Franco Ferrarotti, Bruno Zevi, Mauro Sàito. La traduzione in inglese è stata affidata a Judith Edge. L’introduzione è tratta dal libro “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi.