La politica delle parole, la politica delle opinioni, la politica della corruzione e dell’imbroglio, la politica dello scandalo.
Che la “questione morale” sia uno dei problemi irrisolti nel nostro paese è un dato storico che designa una stagione, quella degli anni novanta, caratterizzata da una serie di indagini giudiziarie condotte a livello nazionale nei confronti di esponenti della politica, dell’economia e delle istituzioni italiane. Le indagini portarono alla luce un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano. Furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio.
Si confermò la crisi dei partiti tradizionali: la DC e il PSI persero ciascuno circa la metà dei voti.
Le inchieste proseguirono e si estesero in tutta Italia, offrendo un panorama di corruzione diffusa dal quale nessun settore della politica nazionale o locale appariva immune. Politici e imprenditori di primissimo piano furono inquisiti e travolti da una “pioggia di avvisi di garanzia”.La conseguenza di tutto ciò è stato il “berlusconismo”, ed oggi, invece, di parlare di economia dobbiamo subire il Ruby-gate, invece di affrontare i problemi delle aziende italiane e il loro posizionamento nel mercato globale ci si divide sui diritti dei lavori, giusti e legittimi, ma di che diritti si potrà parlare a cancelli chiusi? Dietro un cancello chiuso c’è solo la disperazione di un lavoratore che ha perso il lavoro, c’è un famiglia che va al di sotto della soglia di povertà, c’è un paese che indietreggia invece di avanzare verso il futuro. Anche in questo caso non si pone l’attenzione al problema reale: la Fiat, o altre aziende italiane non diventeranno più competitive se fra datore di lavoro e operaio si raggiungono i livelli sindacali più all’avanguardia. Non è concentrandosi sui problemi interni che le aziende sopravvivono ma è sul fronte del “know now” cioè di tutto quello che l’azienda ha acquisito nel tempo che si fronteggia la crisi perché uno dei valori della globalizzazione è la competività.
E’ la nostra storia, una storia che il nostro paese si porta ancora dentro e che, nonostante le inchieste, cammina silenziosa e come un tarlo invisibile lascia grandi “vuoti” nel cittadino ormai disilluso. La lentezza della giustizia non aiuta e spesso gli scandali più eclatanti finiscono in bolle di sapone. Il ricambio in politica è stato lento e il “nuovo” non ha sostituito ma ha, piuttosto, nascosto il “vecchio”.
Il mio voto contro la commissione d’inchiesta nei confronti delle assunzioni negli enti regionali è motivato dalla profonda convinzione che un tale organismo, che pur avrebbe potuto far emergere illegalità, avrebbe impegnato parte di noi consiglieri ad occuparci di un problema adesso meno importante ed urgente di quelli legati allo sviluppo che non decolla, alla povertà che aumenta, alla qualità della vita che peggiora per tutti producendo disagi sociali e difficoltà diffuse soprattutto per la nostra regione.
Abbiamo ricevuto un mandato dagli elettori per occuparci del loro benessere e del benessere del territorio. La fiducia dell’elettore non va tradita quando si fanno delle assunzioni o si indicono dei concorsi assicurando commissioni d’esame incorruttibili, esaminatori giusti, graduatorie oneste corrispondenti ai reali punteggi dei candidati. Questa è una politica intransigente, una politica unita per l’onesta e la legalità contro il malaffare e la corruzione.
Il resto delle risorse e delle energie della “politica” deve essere speso a favore di un programmazione efficiente, di progetti credibili, di impegno sociale.
E che ognuno faccia il proprio mestiere.
Lì dove c’è una denuncia le commissioni d’inchiesta lasciamole fare alla Magistratura.
Nicola Benedetto, consigliere regionale IDV
Bel discorso. Peccato che Belisario, massima autorità regionale di quello che si propone come il partito della legalità (quando si tratta degli altri), prima dichiara “Non capisco perché il centrosinistra non voglia istituire una commissione d’inchiesta sulla cosiddetta parentopoli lucana… Dipendesse da me la istituirei domattina ” e poi fa votare contro o astenere i consiglieri del partito, compreso Benedetto, sulla istituzione della stessa commissione. Che dire … Coerenza zero, chiacchiere tante.
Bel discorso. Peccato che Belisario, massima autorità regionale di quello che si propone come il partito della legalità (quando si tratta degli altri), prima dichiara “Non capisco perché il centrosinistra non voglia istituire una commissione d’inchiesta sulla cosiddetta parentopoli lucana… Dipendesse da me la istituirei domattina” e poi fa votare contro o astenere i consiglieri del partito, compreso Benedetto, sulla istituzione della stessa commissione. Che dire … Coerenza zero, chiacchiere tante.
Bel discorso. Peccato che Belisario, massima autorità regionale di quello che si propone come il partito della legalità (quando si tratta degli altri), prima dichiara e poi fa votare contro o astenere i consiglieri del partito, compreso Benedetto, sulla istituzione della stessa commissione. Che dire … Coerenza zero, chiacchiere tante, anche da parte di Benedetto.