L’Ordine degli Architetti di Matera non condivide l’ipotesi progettuale, così come formulata dal Comune di Matera, relativa alla realizzazione di balconi ed aggetti al quartiere Spine Bianche. Gli architetti della Città dei Sassi hanno espresso riserve sul Disciplinare dei balconi soprattutto se si vuole che l’architettura conservi il proprio valore documentale. Quella dei balconi nei “Quartieri storici” è una questione che nasce, in tutta la sua contraddizione, per il semplice dato che, nel progetto originario, non sono previsti balconi in aggetto e pertanto si pone il delicato problema di come un’aggiunta possa compromettere il valore architettonico degli edifici.
Se, infatti, è universalmente riconosciuto il valore di bene culturale del quartiere Spine Bianche come “documento” della storia urbana della Città che illustra una stagione altamente significativa della cultura architettonica ed urbanistica italiana, allora ogni altra aggiunta alla sua compiuta configurazione iniziale merita di essere sottoposta al vaglio critico della sua compatibilità e distinguibilità dal manufatto originario.
“Corretto allora –afferma il presidente dell’Ordine, Eustachio Vincenzo Olivieri- ci sembra coinvolgere l’architetto Carlo Aymonino, uno dei progettisti ancora vivente dello storico quartiere, per proporre e prevederne integrazioni e aggiunte. Così riteniamo che l’idea di progetto, presentata dallo stesso Aymonino (nel 1993), debba necessariamente essere la traccia da sviluppare nelle schede di dettaglio, in quanto si condivide appieno la soluzione prospettata che lascia, in ogni caso, inalterata ed evidente la lettura dei caratteri architettonici originari degli edifici”.
La definizione esecutiva dei balconi proposta dal Comune è sembrata più un mero adeguamento al modello dei balconi “aggiunti” già realizzati che non una proposta progettuale scaturita da un esame critico circa la compatibilità materiale e tecnologica dei nuovi elementi. Inoltre, il progetto comunale pone problemi di staticità: i balconi darebbero sollecitazioni di torsione su travi evidentemente non dimensionate per sopportare sbalzi. Dunque, come proposto da Aymonino, una struttura per i balconi, appoggiata in aderenza alla struttura originaria, sembra essere più corretta anche dal punto di vista delle implicazioni antisismiche.
“Il disciplinare –aggiunge Olivieri- dovrebbe essere esteso anche alla regolamentazione di tutte le altre componenti l’organismo architettonico attraverso un ‘Piano unitario di Manutenzione Urbana’ non limitato ai soli elementi architettonici individuati dai balconi ma esteso anche a finestre, portoni, ringhiere, ecc… Un programma da attuare anche con un’incentivazione economica ai singoli proprietari delle unità abitative da parte dell’Amministrazione utilizzando parte dei finanziamenti previsti dal Piano Casa nazionale”.
Infine l’Ordine degli architetti sollecita l’Amministrazione a individuare, all’interno della normativa sui Beni culturali, eventuali possibilità di tutela dei “Quartieri storici” come opere di architettura moderna e contemporanea auspicando che su tali tematiche si apra un dialogo costruttivo volto a riconoscere nei Quartieri costruiti nel dopoguerra come Spine Bianche, La Martella, Serra Venerdì, Lanera, un’eredità culturale e una risorsa ancora più grande per chi vi abita per i suoi i ampi spazi liberi e verdi, per gli alberi e le aree per il riposo ed il gioco che nell’urbanistica contemporanea non trovano più spazio.
ennesima dimostrazione dell’incapacità degli addetti ai lavori. dai dirigenti all’assessore. ma cosa se ne fregano quelli di bene culturale.cementificano e basta non sapendo tenere una matita in mano!
adesso deturpano case che stanno la da oltre 50anni!