In vista della visita pastorale che toccherà tutte le parrocchie della Diocesi di Matera-Irsina, l’arcivescovo mons. Salvatore Ligorio, stamattina, ha incontrato i sindaci del territorio diocesano (presenti i Comuni di Matera, Pomarico, Miglionico, Irsina, Craco), il presidente della Provincia Franco Stella ed il presidente del consiglio provinciale Aldo Chietera nel Salone degli Stemmi dell’Episcopio per conversare sulle principali problematiche che investono le popolazioni del territorio da loro amministrato. Con la Visita Pastorale, il vescovo si pone in ascolto più attento delle popolazioni, verifica “a che punto è la fede delle comunità”, si pone in dialogo attivo con le istituzioni e con coloro che popolano “Il cortile dei Gentili”, come espresso da Benedetto XVI.
Accompagnavano l’arcivescovo il vicario generale mons. Pierdomenico Di Candia, i responsabili delle zone pastorali della Diocesi, il direttore della Caritas, il direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali ed i tre referenti del “Laboratorio diocesano per il bene comune” – gruppo di lavoro costituito da alcuni mesi e composto da una trentina tra laici e sacerdoti – che è un “luogo” di scambio di conoscenze e competenze per una lettura condivisa del momento sociale, alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa. Dopo i saluti ed il ringraziamento agli ospiti per aver accolto l’invito, l’arcivescovo ha esplicitato i motivi che lo hanno spinto a tale iniziativa e che sostanzialmente rispondono alle seguenti domande: “Che cosa la Chiesa si aspetta dagli uomini impegnati in politica”, “Che cosa gli uomini impegnati in politica si aspettano dalla Chiesa” e “ Le priorità del territorio”. La conversazione sui predetti argomenti è stata preceduta dall’illustrazione, da parte di Eustachio Di Simine, del lavoro che sta realizzando il “Laboratorio diocesano per il bene comune” che può essere sinteticamente espresso con la predisposizione di un’Agenda della Speranza attraverso un’opera di discernimento sul territorio per capire: i problemi e la loro specificità, come rimuovere le difficoltà che impediscono la crescita – non solo economica ma anche sociale delle nostre popolazioni -, la sfida del Federalismo che non deve essere di “abbandono” ma di speranza e solidarietà.
Il vicario generale ha affrontato in maniera più diretta gli aspetti del dialogo sul territorio, tra le comunità e le istituzioni, che costituisce il cuore della Visita Pastorale, ma che deve tendere soprattutto verso la ricognizione dei bisogni e delle povertà delle genti e conseguentemente promuoverne la soluzione attraverso l’azione comune. E’ un compito difficile ma non impossibile se c’è una condivisione di intenti già a partire dal livello parrocchiale.
Nel dibattito che si è sviluppato, i sindaci hanno manifestato l’apprezzamento per l’iniziativa dell’arcivescovo auspicando anche per il futuro una prosecuzione di tale metodo di condivisione e confronto. Tutti hanno espresso la convinzione che questo tipo di collaborazione tra Chiesa e politica può portare ad una maggiore risoluzione delle indigenze che attanagliano le nostre popolazioni. Sono emerse preoccupazioni per la crisi libica e in generale del Nord Africa che secondo qualcuno deve essere interpretata positivamente come momento di riscatto sociale dei popoli. E’ stato da tutti apprezzato il lavoro del “Laboratorio diocesano per il bene comune” che è una maniera per affrontare con metodo, analisi e chiarezza di impostazione le problematiche del nostro territorio, che richiedono un impegno molto serio e deciso da parte della politica, della Chiesa e degli stessi cittadini delle comunità. Purtroppo le molte parole che fino ad oggi hanno caratterizzato la politica non sono la soluzione migliore per tali problemi. Anche le singole persone sono importanti così come una classe dirigente e politica che possa scrollarsi metodi vecchi e cultura dell’assistenzialismo. Infine qualcuno ha messo in evidenza che è necessario una forte azione educativa che abbia molte valenze, valorizzando le risorse ambientali e culturali e che possa rimuovere e prevenire un certo tipo di indigenza, come la droga e il gioco, che sono aspetti degenerativi di questa nostra epoca.
In chiusura, constatando la ricchezza di spunti e proposte, l’arcivescovo ha ringraziato nuovamente gli ospiti sottolineando che il dialogo – che scaturirà da questo tipo di incontri – non può non essere caratterizzato da ascolto, accoglienza e relazioni cordiali ricordando che la politica è un’arte nobile e che nella sua espressione massima è una forma di carità.