Cosa aspetta il Sindaco Adduce per sospendere dal servizio l’Arch. Gravina?
I principali organi di stampa locale il 7 aprile scorso hanno diffuso la notizia della condanna in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione (con interdizione dai pubblici uffici) dell’attuale responsabile del settore Urbanistica, Igiene e Sassi del Comune di Matera, l’Arch. Gravina Francesco Paolo, per i reati di peculato, abuso di ufficio e falso.
Se fosse verificata la fondatezza della notizia, peraltro finora non smentita, Matera Cambia! ritiene ormai indifferibile ricordare al Sindaco Adduce l’urgenza di applicare immediatamente quanto la legge dispone in casi simili: la sospensione cautelare obbligatoria dal servizio del dipendente condannato anche con sentenza non definitiva.
Lo prevede espressamente il comma 1 dell’art. 4 della Legge 27 marzo 2001, n. 97: nel caso di condanna anche non definitiva per alcuni tra i più gravi reati contro la pubblica amministrazione (tra i quali il peculato, art. 314 Codice Penale), i dipendenti di amministrazioni o di enti pubblici ovvero di enti a prevalente partecipazione pubblica sono obbligatoriamente sospesi dal servizio, anche se sia stata concessa la sospensione condizionale della pena.
E ciò si giustifica ampiamente alla luce dell’interesse generale al buon andamento della pubblica amministrazione e dal fatto che il rapporto di fiducia dei cittadini verso quest’ultima possono risultare gravemente compromessi dalla permanenza in servizio di un dipendente condannato – sia pure in via non definitiva – per qualcuno di tali gravi delitti.
In questi casi, l’amministrazione pubblica (il Comune di Matera) è obbligata a sospendere cautelativamente dal servizio il dipendente condannato anche in primo grado: la sospensione assume la natura di atto dovuto e vincolato, in quanto l’autorità amministrativa (Sindaco, Giunta Comunale) non ha alcuna possibilità di effettuare valutazioni discrezionali circa l’opportunità o meno dell’adozione della stessa sospensione.
Nel caso in cui la sentenza non fosse ancora stata notificata nelle forme di legge dal Tribunale al Comune di Matera, nonostante i due uffici siano a soli 100 metri di distanza, e considerata l’estrema delicatezza che tale situazione riveste per il rapporto di fiducia dell’intera cittadinanza nei confronti dell’amministrazione comunale, Matera Cambia! chiede al Sindaco Adduce di farsi parte attiva per un rapido accertamento e definizione della questione.
Mimmo Genchi – movimento “Materacambia!”