Giovedì 25 aprile 2013 è stato celebrato anche a Matera il 68° anniversario della Liberazione. Una festa particolare, alla luce delle vicende giudiziarie che hanno fatto crollare all’interno della Regione Basilicata un sistema politico corrotto e spregiudicato che avrebbe utilizzato secondo la Magistratura in modo illecito migliaia di euro garantiti dai rimborsi assegnati ad assessori e consiglieri regionali. In attesa di conoscere gli sviluppi delle indagini e con l’auspicio che la regione Basilicata venga finalmente liberata da tutti questi scandali che allontanano sempre di più la piazza dalla politica, quella vera, la festa della Liberazione ha rispettato ancora una volta il protocollo di sempre anche nella città dei Sassi. Si comincia da via Lucana con la deposizione corone di alloro sul cippo, quindi la Santa Messa nella Chiesa di San Domenico celebrata da mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo della diocesi Matera-Irsina e poi raduno in piazza San Francesco delle autorità e delle Associazioni combattentistiche d’arma per dare il via alla sfilata sino a raggiungerer Piazza Vittorio Veneto dove è avvenuto l’ingresso del Prefetto Luigi Pizzi, accompagnato dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito “Basilicata”, Michele Catalano. Pizzi è stato accolto sul palco dalle altre autorità civili e religiose, tra cui Stella, Adduce, Braia, Antezza, Bubbico. Il momento più commovente resta quello della deposizione di corone di alloro sul Monumento ai caduti. Poi spazio agli interventi di Giovanni Montemurro, presidente della Consulta degli studenti della provincia di Matera, del professore Franco Lisanti, del presidente della Provincia di Matera Franco Stella e del sindaco di Matera Salvatore Adduce.
Alla cerimonia hanno partecipato il picchetto armato a cura Militari alla Sede e complesso bandistico “F. Paolicelli – Città di Matera”. Al termine della celebrazioni per il 25 aprile il saggio e senatore del PD Filippo Bubbico ha incontrato un gruppo di cittadini già impegnati in movimenti e associazioni per chiedere al parlamentare un impegno forte per lavoro e reddito di cittadinanza, democrazia partecipata, legge sul conflitto di interessi e nuove economie, perchè questa secondo loro è la vera liberazione”. Bubbico ha ascoltato le donne che si indossavano una maglia bianca con slogan di colore rosso dedicati al 25 aprile per ribadire la necessità di ripartire dal reddito di cittadinanza, collegato a forme di introduzione al lavoro, per dare risposte a tante persone che anche a Matera sopravvivono con un pacco Caritas e sono ridotte in condizioni di vita drammatiche. Bubbico ha preso atto di questa iniziativa e si è impegnato a dare risposte nel prossimo Governo. Sempre che Letta riesca a formarlo.
Michele Capolupo
Riportiamo di seguito il discorso del Presidente della Consulta degli studenti della provincia di Matera Giovanni Montemurro e il discorso del Presidente della Provincia di Matera Franco Stella e la fotogallery della festa della Liberazione (foto www.SassiLive.it)
Discorso del Presidente della Consulta degli studenti della provincia di Matera Giovanni Montemurro
Cosa avrebbe reso speciale e festosa la data del 25 Aprile, se nessuno negli ultimi 70anni fosse stato legittimamente ossessionato dal desiderio di ricordare le stragi di un ventennio?
Il ricordo non è mai banale, purché il cittadino a cui spetta l’onore di ricordare riesca, non solo, a trasmettere l’importanza di determinati eventi storici, ma soprattutto a comprendere e interpretare i sentimenti che li hanno caratterizzati.
Sarebbe forse lecito se la platea a cui mi rivolgo, facesse fatica a immaginare come un giovane studente, che non ha conosciuto né la fatica, né la fame di quegli anni, possa essere grado di adempiere a tali premesse; per questo vi chiedo di non essere troppo esigenti, e di perdonarmi se non riuscirò ad essere abbastanza esaustivo.
25 Aprile 1945: l’Italia si stava liberando dal nazifascismo. La fase più cupa della storia dell’Italia Unita volgeva al termine e venivano poste le basi per la nascita di un ‘Italia Repubblicana e Democratica. Che dire della Resistenza, e dei Partigiani che ci han combattuto? E delle numerose correnti politiche, che, in nome del bene della Nazione, riuscirono a redigere la Costituzione più bella del Mondo, mettendo da parte eventuali dissidi ideologici?
Ma ci pensate quanto sarebbe stato bello, se nelle nostre scuole, la parola “Liberazione” non fosse pronunciata soltanto dopo aver ricevuto un buon voto ad una difficile interrogazione ?
Numerose sono state le vittime del fascismo, e mi dispiacerà se non potrò soffermarmi troppo sul dolore degli 8500 ebrei, trucidati in Italia per accondiscendere alla follia di Hitler, dei 500 morti causati dalle spedizioni punitive fasciste fra il 1919 e il 1922, dei fratelli Rosselli, uccisi dagli squadristi in Francia nel ’37, o di Antonio Gramsci, il primo grande segretario del PCI, morto in carcere nel ’38!
Ho deciso, per ristrettezza di tempi, di soffermarmi su un solo uomo, nella cui storia c’è quel messaggio che alcuni miei coetanei, me compreso, vogliono rivolgere alle istituzioni, alla cittadinanza, e soprattutto a quella parte della mia stessa generazione, che ha perso , o forse non ha mai avuto, la voglia di ricordare.
Ecco Giacomo Matteotti, segretario del partito socialista unitario, che il 30 Maggio del ’24, affrontò senza timore i gerarchi fascisti, documentando, alla Camera le infinite illegalità, gli infiniti atti di violenza, che i gruppi fascisti avevano attuato nei riguardi dei candidati delle liste di opposizione, per arrivare primi alle elezioni.
Fernando Schiavetti, allora giornalista della camera, riporta :”La violenza con cui la maggioranza fascista rispose a Matteotti fu inaudita. Credo che nessuno possa avere un’idea adeguata di un’atmosfera di quel genere. Citò cifre, fatti, circostanze concrete in mezzo alle urla scatenate della maggioranza fascista. “
Il 10 Giugno Matteotti non si presentò alla camera: un gruppetto di arditi capeggiati da Amerigo Dumini e Albino Volpi, l’aveva ucciso dopo averlo aspettato sul lungotevere. “Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai” aveva dichiarato pochi giorni prima.
Questo è il significato profondo del “nostro” 25 Aprile, questo il sentimento che ci piace comprendere e ricordare, di cui vogliamo rendere testimoni i destinatari del nostro messaggio, perché le idee e le ambizioni di chi sogna una città, una Provincia, o un Paese diverso e più bello, non muoiano mai.
Giovanni Montemurro, Presidente della Consulta degli studenti della provincia di Matera
Discorso del Presidente della Provincia di Matera Franco Stella
Gentili Concittadini, illustri Autorità, Forze di Polizia, Associazioni combattentistiche e d’Arma,
questo 68° Anniversario della Liberazione cade in un momento storico difficilissimo per il nostro Paese. “Tempi eccezionali” che la Costituzione contempla come quelli in cui la rielezione di un presidente uscente, mai avvenuta prima nella storia della nostra Repubblica, diventa possibile. Una Emergenza politica, sociale ed economica che il presidente Napolitano non ha rifuggito, come avrebbero fatto i più, ma ha deciso di contrastare accettando l’incarico per un nuovo settennato. Quale uomo delle istituzioni non ha potuto scindere il proprio futuro da quello dell’intero Paese, per lui e in lui il Bene dell’Italia e le ragioni personali si integrano in un unico destino.
Un’azione di responsabilità sconfinata che richiama all’ordine e alla verità tutti: partiti, onorevoli, senatori, enti pubblici, forze sociali. Noi rappresentanti e portavoce locali sappiamo bene quanto costino ai territori lentezza e immobilismo. Non posso che apprezzare la determinazione con la quale il Capo dello Stato ha biasimato gli atteggiamenti sordi e irresponsabili di chi non ha saputo realizzare le necessarie e attese riforme che auspico il nuovo presidente del Consiglio voglia inserire quale priorità di governo.
Ebbene, quello scontento e disapprovazione così ben espresso da Napolitano deve produrre scelte conclusive che restituiscano ai cittadini la dignità di una vita che valga la pena di essere vissuta.
Le risposte alla disoccupazione crescente, al malessere sociale, ai bisogni delle imprese devono diventare materia centrale delle attività del Parlamento e programma di azione del governo. In una dimensione dove il confronto costruisce lo spazio della mediazione che realizza le soluzioni a beneficio della crescita del Paese.
Le istituzioni non possono tergiversare devono compiere qui e adesso le scelte che servono ai territori per risollevarsi; perché sono proprio quelle scelte che, diventando la materia comune, “il fattore di coagulazione” che aggrega le forze politiche in campo le rende coese per un bene superiore. La giornata dedicata alla Liberazione esprime compiutamente il senso e il potere della condivisione, perché i giovani che salvarono l’Italia seppero superare gli ostacoli e le contrapposizioni politiche in ragione di quel bene superiore. In nome della salvezza dell’Italia sacrificarono la propria vita.
Abbiamo il dovere di ripiegarci su un impegno sano e autentico che produca risultati subito.
C’è bisogno di lavoro, non di promesse, le persone si suicidano per non tradire quella dignità che ha contraddistinto sino a poco tempo prima la loro esistenza. Non c’è alcuna giustificazione agli innumerevoli drammi che si consumano ogni giorno nelle nostre comunità dove le persone lottano, quando ne hanno la forza, per sopravvivere. Una sopravvivenza che sta disintegrando la coesione sociale rendendoci individui più deboli in una società sempre più sfilacciata.
La nazione è logora, i giovani non hanno più speranza e noi abbiamo il dovere di restituire loro radici e prospettive. Il presidente Napolitano, infatti, è stato definitivo: senza un cambio di rotta non esiterà a trarre le sue conclusioni. Evidente l’aut-aut che ci richiama a una responsabilità matura e concreta. Dobbiamo essere in prima linea, misurandoci con impegno e realismo, sulle questioni che minacciano la nostra stabilità e la nostra credibilità. Se sapremo ritrovare lo spirito dell’unità potremo recuperare la forza e le energie di cui disponiamo.
L’orgoglio e la fierezza dell’Italia liberata ispiri una nuova stagione. Insieme possiamo farcela.
Franco Stella, Presidente della Provincia di Matera
Discorso del Presidente del sindaco di Matera Salvatore Adduce
Il 25 aprile bene comune del Paese e della nostra città.
“Il discorso del giovane studente Montemurro è stata una lezione magistrale sul 25 aprile. I giovani, al di là dei luoghi comuni che troppo spesso li dipingono come poco inclini alla riflessione, dimostrano di avere ben chiaro il significato di queste celebrazioni e ci stimolano in modo persino commovente a comportamenti nuovi ispirati ai valori della Liberazione. Lo ringrazio a nome della città”.
Lo ha detto il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, intervenendo alla giornata celebrativa del 25 aprile.
“Un giorno indimenticabile – ha aggiunto il sindaco – che rappresenta la fine di un incubo ed il raggiungimento della libertà e della democrazia.
Il 25 aprile è un bene comune.
Ho sempre celebrato sia da cittadino, da militante politico, che da rappresentante delle istituzioni la Festa della Liberazione.
Ma da quando sono sindaco mi preparo al 25 aprile con maggiore attesa e con qualche preoccupazione, perché ritengo che questo sia un appuntamento molto importante non solo per ricordare la fine dell’oppressione nazifascista, ma anche per evidenziare la necessità di rafforzare nelle comunità i valori dell’antifascismo, della libertà, della democrazia sapendo esprimere con convinzione la necessità della memoria che serve a proteggerci da nuove tentazioni autoritarie, in vario modo mascherate.
Fra le popolazioni locali che si ribellarono alla forza distruttrice del nazifascismo è con orgoglio che ricordiamo le vittime del 21 settembre 1943. Quei giovani che con la loro vita seppero, fra i primi nel Mezzogiorno, ribellarsi all’oppressore dando un contributo enorme a quello sfondamento della Linea Gotica che in sostanza segnò le sorti della guerra in Italia.
Per questo rivendico con orgoglio che il 25 aprile è una data “nostra”, del nostro Paese, certo, ma anche e soprattutto della nostra città. La Festa della Liberazione è anche festa della riunificazione dell’Italia brutalmente divisa in due, dopo l’8 settembre del 1943, dall’occupazione tedesca. Anche di ciò – di quel terribile, sanguinoso periodo di divisione del nostro paese, che avrebbe potuto essere fatale per il futuro dell’Italia – bisogna continuare a rievocare e trasmettere la storia.
Dinanzi alla crisi che ha investito l’Italia e l’Europa, nel quadro di un profondo cambiamento mondiale, abbiamo bisogno di attingere alla lezione di unità nazionale che ci viene dalla Resistenza, e abbiamo bisogno della politica come impegno inderogabile che nella Resistenza venne da tanti riscoperto per essere poi quotidianamente praticato. Ecco, appunto, l’unità nazionale, un valore di cui si sente grandissimo bisogno a causa della pesantissima crisi economica che colpisce soprattutto le famiglie più deboli.
Rivolgo da qui, a nome della città di Matera, al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano un saluto e un ringraziamento per lo spirito di servizio che ha ancora una volta dimostrato assumendosi la gravosa responsabilità di contribuire alla risoluzione della crisi politica più difficile della storia repubblicana. Il capo dello Stato ci offre un esempio ed un insegnamento limpido: nei momenti difficili dobbiamo pensare non a noi stessi ma agli interessi della collettività: i disoccupati, le imprese in difficoltà, le famiglie povere. In tal modo si interpretano i valori del 25 aprile. Mettendosi a disposizione del Paese interpretando in modo consapevole e responsabile il dettato costituzionale e richiamando tutti ad altrettanta responsabilità per realizzare, attraverso un rinnovato senso di unità nazionale quelle riforme urgenti e indilazionabili di cui il Paese sente forte il bisogno.
Come ha più volte giustamente ribadito il presidente Napolitano “rinnovamento, fiducia e unità sono le condizioni per guardare positivamente a tutti i problemi economici e sociali che ci assillano e che presentano aspetti drammatici per le famiglie in condizioni più difficili, per quanti vedono a rischio il posto di lavoro e per quanti sono, soprattutto tra i giovani, fuori di concrete possibilità di occupazione”.
Anche perché quando la crisi economica e la crisi politica coincidono il rischio che vengano alimentati nuovi fascismi è altissimo.
Il fascismo, quello tradizionale, è un ideale che molti, come sappiamo, non hanno ancora seppellito; oggi, l’occasione sembra propizia per accogliere nuovi consensi tra il grande popolo sfinito. Il pericolo è dietro l’angolo, soprattutto in una società con anticorpi deboli.
A Brescia si vuole ripristinare una scultura in omaggio al fascismo, in un piccolo comune in provincia di Roma si voleva costruire un mausoleo alla memoria del fascista e criminale di guerra Rodolfo Graziani, opera poi sospesa dal nuovo presidente della Regione Lazio. Quando un’insegnante di un liceo di Roma si rivolge ad una studentessa ebrea che voleva uscire per andare in bagno con questa frase. “Se fossi stata ad Aushwitz saresti stata attenta”; quando un calciatore italiano si rivolge ai suoi tifosi con il saluto romano e mostrando fiero il suo tatuaggio con la parola Dux; quando forze politiche che oggi siedono in parlamento mostrano forti simpatie con gruppi di estrema destra dobbiamo ricordarci del 25 aprile. Ecco il senso di questa festa oggi. Non una semplice giornata commemorativa, ma una straordinaria occasione per rafforzare gli anticorpi nei confronti del fascismo e alimentare il virus della libertà e della democrazia.
Il 25 aprile rappresenta un vero e proprio valore. Ma anche un impegno dal quale nessuno può e deve sottrarsi.
E’ il nostro bene comune”
Salvatore Adduce, Sindaco di Matera
Riportiamo anche la nota di Mario Scalcione, che esprime le sue considerazioni nel giorno in cui si celebra la festa della Liberazione.
Mario Scalcione sul 25 aprile: “Perchè questo giorno non sia solo una passarella di retorica, di ipocrisia,ma un giorno di lotta e di speranza”.
Il patrimonio politico e morale della resistenza è stato oggetto di un continua spogliazione, da parte di questa classe politica e dirigenziale , attenta ai propri interessi,brava alle celebrzioni,non ha saputo mantenere il patrimonio scaturito dalla lotta antifascista. Ha fatto ancora di peggio ha portato milioni di italiani a perdere la fiducia nelle istituzioni. La lotta partigiana è stata vana, vedendo il livello morale ed etico di questa classe dirigenziale e politica
Siamo qui per riaffermare la vitalità attuale e perenne degli ideali che animarono la lotta partigiana Questi ideali sono la libertà e la giustizia sociale, che – a mio avviso – costituiscono un binomio inscindibile, l’un termine presuppone l’altro: non può esservi vera libertà senza giustizia sociale e non si avrà mai vera giustizia sociale senza libertà. (Sandro Pertini)
è giunta l’ora di resistere
è giunta l’ora di essere uomini
è giunta l’ora di riprendere i fucili
è giunta l’ora di lottare per la propria liberta
Mario Scalcione
MONTESCAGLIOSO – CELEBRAZIONE FESTA DELLA LIBERAZIONE 2013
La celebrazione del 25 aprile, 68° anniversario della Liberazione dell’Italia dal Nazi-Fascismo, ha fatto registrare l’ampia presenza della cittadinanza di Montescaglioso, sempre sensibile e partecipe alle iniziative di commemorazione. La manifestazione ha avuto inizio con la partenza del corteo dalla Casa Comunale, con la coordinazione del presidente provinciale e locale dell’ANCR (Associazione Combattenti e Reduci) Vito Salluce: alla testa la corona d’alloro, sulla quale era riportata la scritta “Il Comune”, l’insegna della Città di Montescaglioso e delle associazioni combattentistiche locali: A.N.C.R, A.N.F.C.D.G. (Ass. Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra), A.N.R.P.G.L. (Ass. Nazionale Reduci Prigionia e Guerra di Liberazione). Erano presenti il Senatore della Repubblica Filippo Bubbico, il vice presidente della Provincia di Matera Angelo Garbellano, il Sindaco di Montescaglioso Giuseppe Silvaggi con i componenti la Giunta comunale, i consiglieri comunali, rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Polizia Municipale, della Protezione Civile “Croce Amica” di Montescaglioso, il consigliere nazionale dell’ANFCDG Rocco Mianulli, il Sindaco del Consiglio Comunale dei ragazzi Pasquale Di Cuia con alcuni assessori. Il corteo, accompagnato dalla musica della AGML – Città di Montescaglioso, dopo aver attraversato Corso della Repubblica, Via Cavour, Via Sott.te Carriero e Via Garibaldi, ha fatto ritorno in Corso della Repubblica, imbandierata da numerosi vessilli tricolori, sino a giungere alla Chiesa Madre SS. Apostoli Pietro e Paolo. Ad attendere il corteo il cappellano militare e arciprete don Vittorio Martinelli, insieme a don Domenico Monaciello (Parroco della Chiesa di S. Lucia) e Padre Andrea Viscardi (Ordine dei Frati Minori Cappuccini, vicario parrocchiale della Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo), con i quali ha concelebrato la Santa Messa. Don Vittorio, nella sua omelia, ha invocato la protezione di S. Marco, la cui festività coincide con la celebrazione della Liberazione; ha quindi fatto riferimento alla pace e alla libertà, valori per i quali tanti hanno sacrificato la loro esistenza, la cui presenza è richiesta, ogni giorno, in tutti gli ambiti del vivere sociale e civile. Ha salutato e ringraziato il Senatore Bubbico per l’importante lavoro svolto, in qualità di saggio nominato dal rieletto Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; anche verso il Capo dello Stato don Vittorio ha espresso apprezzamento per l’impegno e l’alto senso dello Stato dimostrati negli anni. Il combattente Giuseppe Panico ha rievocato alcuni momenti vissuti dopo l’8 settembre 1943, giorno nel quale si trovava sul fronte greco ed i tragici momenti vissuti nella prigionia in Polonia, oltre al difficoltoso e tragico ritorno alle proprie case; Vito Salluce ha chiesto ai presenti un minuto di silenzio per le Forze Armate italiane impegnate in missioni di pace all’estero, oltre al rispetto nei confronti delle Forze dell’Ordine. Ha quindi invitato “a volersi bene tutti” in questo momento di grande difficoltà per l’Italia, ringraziando il Signore per la possibilità di poter raccontare alle nuove generazioni la sua esperienza di combattente e partigiano.
Pasquale Di Cuia, primo cittadino del consiglio comunale dei giovani, nel suo intervento ha ricordato il valore della giornata del 25 aprile, mentre il Sindaco Giuseppe Silvaggi ha sottolineato la forte similitudine tra la situazione economica attuale e quella vissuta nell’immediato Secondo Dopoguerra. Ha invitato a seguire l’esempio dei padri che hanno saputo ricostruire l’Italia agendo tutti insieme verso il comune obiettivo della ripresa, impegno verso il quale tutti sono chiamati a dare il loro contributo. Al termine degli interventi il corteo ha ripreso il suo percorso, sino al Monumento ai Caduti di Piazza del Popolo, dove è stata deposta la corona d’alloro, momento suggellato dall’esecuzione dell’inno nazionale, del “Piave” e del “Silenzio”. Tra le musiche eseguite anche “Bella Ciao”, canzone simbolo della Resistenza.
La fotogallery della festa della Liberazione a Matera (foto www.SassiLive.it)
kisscos sobbun affa a matera lui sempre in prima linea. la testa pulita di matera, sacc angudii massend notizie di lui. wiwwa MATERA 2019 SOLO PER I MATERANI VERI NO I PROVINCIALI COL DIRE CHE SONO MATERANO. PER ESSERE MATERANO DEVI AVER ABITATO NEI SASSI. PE…..L……TO.
CAri politici ma come cavolo non vi vergognate a festeggiare ancora e salire sul palco davanti alla bandiera italiana siete proprio senza pudore gente da vomitare……VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA
UNA SOLA MEMORIA …29/04/1945 .
Meglio il 28…
E’ semplicemente una vergogna quello che sta succedendo in Basilicata, regione dove la maggior parte della gente non riesce ad arrivare a fine mese, chi combatte con i vari problemi della vita quotidiana, e chi si permette il lusso di pranzare tutti presso i migliori ristoranti della regione e non… Tanto tra un po’ ci verranno a dire che è stato un errore e tutti ne usciranno con la faccia pulita e magari saranno ancora li a cercare una poltrona che li accolga!!!! SI DOVREBBERO SOLO CHE VERGOGNARE davanti alla popolazione tutta..
Altro che arresti domiciliari!!!! LA miglior condanna sarebbe quella di portarli in piazza ad ascoltare tutte le parole “dolci” che la popolazione vorrebbe dirgli!!!
Perché non lo fate????? Ma cosa lo dico a fare…… Non siete capaci di fare una cosa simile….. Non avete il fegato….vi fate sottomettere da dei pupazzi della politica che voi avete eletto e di cui non riuscite più a liberarvi…. State ancora parlando e lamentando e non siete capaci di fare i fatti….. Tutti na massa di quaquaraqua…..