La città di Matera ha celebrato questa mattina il 78° anniversario della Liberazione d’Italia dall’oppressione nazi-fascista. La celebrazione è partita in mattinata con la deposizione della corona d’alloro al “Cippo” di via Lucana. A seguire nella chiesa di Santa Chiara è stata officiata la Santa Messa da Monsignor Pino Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico. Quindi il raduno in piazzetta Pascoli di autorità e associazioni combattentistiche e d’Arma, per la partenza del corteo verso piazza Vittorio Veneto, dove si sono susseguiti gli onori alla massima autorità, l’alzabandiera, gli onori ai Caduti, la deposizione della corona d’alloro al monumento ai Caduti e poi gli interventi del rappresentante della Consulta degli studenti della provincia di Matera, Martina Montemurro; del professor Franco Lisanti, orfano di guerra; di Carmela Lapadula, presidente del Comitato provinciale dell’Associazione nazionale Partigiani d’Italia; del presidente della Provincia, Piero Marrese e del sindaco di Matera, Domenico Bennardi. Hanno presenziato alla cerimonia il picchetto armato a cura dei militari alla sede, l’associazione musicale e culturale “Nunziantonio Clementelli” della città di Miglionico. Nel pomeriggio, alle 17.30 in piazza Vittorio Veneto, è in programma la cerimonia dell’ammainabandiera.
25 APRILE, INTERVENTO DI CARMELA LA PADULA, PRESIDENTE COMITATO PROVINCIALE ANPI
Saluto tutte le Istituzioni presenti, i rappresentanti delle Associazioni combattentistiche e d’arma, i rappresentanti degli Studenti, le cittadine e i cittadini, gli antifascisti e le antifasciste.
Quest’anno la ricorrenza del 25 Aprile ha un valore molto particolare, è un giorno di grande festa ma soprattutto di rinnovato impegno antifascista.
Quest’anno celebriamo il 78° anniversario della Liberazione,
ma celebriamo anche il 75° della nascita della Costituzione e
l’80° anniversario dell’inizio della lotta di Liberazione dal nazifascismo che, dopo l’8 settembre 1943, vide insorgere la città di Matera, insignita successivamente per l’Eccidio del 21 settembre con la Medaglia d’argento al Valore Militare e con la medaglia d’oro al Valore Civile.
A proposito del 21 settembre voglio informare la cittadinanza che in occasione delle celebrazioni per l’80° anniversario dell’Eccidio stiamo lavorando insieme alle Istituzioni per realizzare un progetto, su iniziativa dell’ANPI Nazionale e dello SPI CGIL di Matera, che valorizzi tale evento all’interno delle più ampie celebrazioni dell’80° anniversario dell’inizio della Resistenza, con un convegno, con un concorso per le scuole superiori e con una grande manifestazione nazionale a Matera in ricordo dell’Eccidio.
Per questo 25 Aprile è stato lanciato un appello dal Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza affinché questo 25 aprile sia caratterizzato da una straordinaria partecipazione per riaffermare in questo giorno che unisce tutti gli italiani il significato più profondo della Liberazione.
Il 25 Aprile è la data del calendario civile in cui tutti i cittadini e le cittadine ricordano la Liberazione, e, quindi, la Resistenza che ha cambiato la storia d’Italia con la sconfitta del nazifascismo.
Con la Costituzione repubblicana e antifascista si sancì la conquista della democrazia e di libere Istituzioni.
Il 25 aprile, che pose fine alla tragedia della guerra, fu preceduto da un ventennio di lotte antifasciste, durante il quale decine di migliaia di italiani furono perseguitati, arrestati, confinati, deportati e uccisi perché contrari al regime fascista e nazista.
Ogni anno celebriamo questo giorno e rinnoviamo l’impegno in difesa di quei valori.
Esprimiamo preoccupazione per le dichiarazioni e decisioni di alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica che, in vari casi, sono apparse divisive e del tutto inadeguate rispetto al ruolo esercitato.
Occorre contrastare la rilegittimazione strisciante del fascismo storico e la contestuale delegittimazione della Resistenza . La doppia esternazione del presidente del Consiglio e del presidente del Senato sulle fosse Ardeatine e sull’attentato di via Rasella sono una minaccia non solo alla verità storica ma anche al processo democratico stesso. Le dichiarazioni di un ministro sulla sostituzione etnica condensano tutta una serie di pensieri xenofobi e razzisti. E ancora qualche giorno fa il presidente del Senato ha insistito col dire che nella Costituzione non c’è alcun riferimento alll’antifascismo. Poi invece di scusarsi ha minacciato querele per tutelare la sua onorabilità. Onorabilità che difenderebbe meglio dimettendosi da presidente del senato, come gli chiedono in tanti.
Ringraziamo, invece, il Presidente Matatrella per le sue nette parole sul fascismo pronunciate nella sua visita ad Auschwitz.
Si impone una netta condanna del fascismo, poiché si moltiplicano episodi di violenza di cui si rendono protagonisti gruppi che si ispirano a quella ideologia e alle politiche da essa professate (come ad esempio l’attacco alla sede nazionale della Cgil o l’aggressione agli studenti davanti alla scuola di Firenze).
Sosteniamo lo spirito e la lettera della Costituzione, di cui ricorre il 75° anniversario dell’entrata in vigore, che disegna una Repubblica parlamentare, antifascista, una e indivisibile, dando forma alle speranze e ai sogni di futuro di quanti combatterono e diedero la vita.
Soprattutto adoperiamoci perché i diritti sanciti dalla nostra Costituzione possano essere attuati e non ignorati, o addirittura cancellati.
La Costituzione è la forma legislativa e giuridica storicamente determinata dall’antifascismo, definita da Calamandrei la rivoluzione promessa, da essa, da ogni sua parte, si evince la costruzione di uno Stato e di una società specularmente inversa alla società ed allo Stato fascista.
È la prima volta dal dopoguerra che oggi ci sono le condizioni parlamentari per un cambiamento costituzionale anche radicale da parte delle sole forze della destra postfascista. Questo riguarda la forma di governo, le autonomie, la giustizia, e può riguardare in futuro altri punti chiave del testo della Carta. È l’attacco alla Costituzione.
Siamo preoccupati dei tentativi di stravolgere il nostro quadro costituzionale a partire dalla autonomia differenziata e dalla insistenza sul tema del presidenzialismo, che in qualsiasi sua versione rappresenterebbe uno svuotamento dei poteri del Parlamento.
Occorre ribadire l’unità e la indivisibilità della Repubblica sancita all’art. 5, l’accesso al lavoro, alla sanità e all’istruzione soprattutto per le fasce sociali più deboli e l’affermazione concreta dei principi di parità ed eguaglianza tra i generi.
Proprio sulle donne, l’ANPI in questo 25 Aprile richiama l’attenzione sulle Madri Costituenti e sulle tante donne che si opposero al fascismo e che lottarono per la libertà durante la Resistenza. Donne che hanno poi contribuito a scrivere la Costituzione conquistando il diritto al voto, i diritti sociali e la democrazia.
Oggi il nostro pensiero va alla popolazione del Sudan e a quelle di tutti i teatri di guerra nel mondo.
Mai come in questa fase buia che sta attraversando l’umanità abbiamo tutte e tutti il dovere di sostenere l’impegno per la Pace. A più di un anno dalla aggressione russa all’Ucraina c’è la necessità e l’urgenza di spingere il governo italiano e l’Unione Europea a dare vita a una iniziativa diplomatica per aprire una trattativa che crei le condizioni di una pace giusta e duratura.
Purtroppo dopo più di un anno di guerra in Ucraina e centinaia di migliaia di morti, mettere fine al massacro, cessare il fuoco e dare inizio a una trattativa restano parole proibite. Si prepara, invece, una resa dei conti dagli esiti imprevedibili con il rischio di utilizzo di armi nucleari.
Putin è il responsabile dell’invasione ma la Nato, con in testa il Presidente degli Stati Uniti Biden, non sta operando soltanto per aiutare gli aggrediti a difendersi, ma contribuisce all’escalation e trasforma un conflitto locale in una guerra mondiale strisciante.
Si vuole imporre l’idea che non esista altro modo di porre fine alla guerra se non la vittoria militare di uno dei due contendenti e che l’Italia non possa far altro che continuare a inviare armi, limitandosi a invocare una soluzione diplomatica dai contorni indefiniti.
I governi continuano a ignorare il desiderio di pace dei popoli e proseguono nella folle corsa a armi di distruzione sempre più potenti.
Mentre milioni di persone sono costrette dalle inondazioni, dalla siccità, dalla fame e dalla guerra, a lasciare le loro terre, centinaia di miliardi di euro vengono spesi per armi e per aumentare la devastazione dell’ambiente e spargere veleni nell’aria.
Siamo preoccupati per la grave situazione economica e sociale in cui versa il nostro Paese a causa degli effetti perversi di tante crisi che si sono sovrapposte e intrecciate e che riguardano anche l’intero Pianeta , a iniziare dalla crisi climatica e ambientale, alla crisi migratoria, ai diritti negati in tante parti del mondo, come in Afganistan, in Iran, in Siria, in Kurdistan, in Palestina.
Per concludere, l’antifascismo non è stato solo un’opposizione alla barbarie del nazismo e del fascismo ma è oggi un valore positivo che vuol dire amore per la democrazia, per la libertà e per la giustizia sociale.
Come dice il Presidente dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo, dobbiamo dare nuova linfa all’antifascismo su tre fronti: Antifascismo come contrasto al fascismo, antifascismo come difesa e attuazione della Costituzione, antifascismo come nuova narrazione della Resistenza.
Come fecero allora le nostre partigiane e i nostri partigiani sulle montagne, dobbiamo operare perché il tempo di resistenza divenga tempo di liberazione.
Per queste ragioni pensiamo che i valori dell’antifascismo e della Resistenza, incarnati nella Costituzione, non siano mai stati così attuali come oggi: è bene che libertà e liberazione, piena democrazia ed eguaglianza sociale, lavoro, pace, solidarietà orientino le Istituzioni della Repubblica e la vita quotidiana dei cittadini.
Liberiamoci dalla guerra, dai fascismi e dalla disumanità con la Costituzione nel cuore.
Viva il 25 Aprile, Viva la Resistenza, viva l’Anpi che ci ricorda sempre da che parte stare!
25 APRILE, INTERVENTO DEL SINDACO DI MATERA, DOMENICO BENNARDI
Cari cittadini e cittadine,
in questo 25 aprile, siamo qui per celebrare e ricordare la conquista della libertà da parte dell’Italia, con la fine dell’occupazione nazista e la definitiva caduta del regime fascista. Ringrazio per la presenza tutti voi.
Saluto tutte le autorità civili, militari e religiose. Un caloroso saluto e ringraziamento ai volontari delle associazioni combattentistiche e d’arma che ci ricordano l’impegno e il sacrificio di tanti italiani.
Sono lieto ci siano molti studenti è molto importante la vostra presenza e per questo sono grato ai vostri insegnanti per avervi accompagnato. Soprattutto ai giovani vorrei porre una domanda: qual è la libertà a cui tenete di più. Qual è la libertà più irrinunciabile per voi. Pensateci.
Saluto anche il presidente del consiglio comunale, i consiglieri comunali (e regionali) presenti, gli assessori, le associazioni, i sindacati, tutti. Sono contento di questa partecipazione perché il messaggio che viene fuori dal 25 aprile è sempre ogni volta attuale, ogni anno c’è sempre uno o più motivi che rendono IMPORTANTE questa festa per noi italiani, per chi si è conquistato la libertà da un regime, da un’occupazione straniera, da un’ideologia dell’odio e dell’intolleranza. Ci sono ancora oggi tanti Stati dove si combatte per conquistare o riconquistare la propria libertà, basta ricordare il conflitto in Ucraina, 426 giorni di invasione russa.
Purtroppo la riconquista di una libertà perduta o sottratta non è mai gratuita e nemmeno scontata, l’Italia ha pagato-cara questa liberazione, con vittime e sacrifici. E Matera deve continuare a ricordare sempre il 25 aprile perché città protagonista ed eroica, la prima del Mezzogiorno a insorgere contro il nazifascismo, con due medaglie, una d’oro al valore civile e una d’argento al valore militare.
Dobbiamo ricordare sempre l’eroismo di una comunità prevalentemente contadina e popolare, ma allo stesso tempo estremamente nobile nel suo coraggio, con una profonda dignità e un grande senso di responsabilità civile.
Oggi ricordiamo e festeggiamo quel nobile eroismo e quei sacrifici che hanno permesso al mezzogiorno e all’Italia di conquistarsi la libertà.
Che bella questa piazza e che bello il monumento ai caduti decorato da fiori, se notate ci sono anche dei fiori rossi, per ricordare anche tutte le donne della resistenza, che combatterono al fianco dei partigiani e contro il nazifascismo. Imbracciarono le armi, si misero al fianco degli uomini e in alcuni casi venivano scelte come capi squadra per dirigere brigate. Utilizzando le armi, le donne, invasero all’epoca un mondo prettamente maschile, ma non lo fecero per sentirsi importanti: fu una questione di necessità in una situazione dove era giusto collaborare per una causa che coinvolgeva l’intera popolazione. 35mila donne che fecero la Resistenza, 1859 furono vittime di violenza, 4.635 furono arrestate torturate e condannate, 2750 deportate, 623 fucilate o cadute in azione. Numeri da ricordare, eppure le donne che hanno fatto la resistenza sono sempre state un passo indietro nei ricordi, nelle celebrazioni, perché di quegli anni, e non solo di quelli, la narrazione è stata spesso solo al maschile. Oggi ricordiamo anche loro.
Sei giorni fa, il 19 aprile abbiamo celebrato i 100 anni dalla nascita di un grande Sindaco e un sublime poeta, Rocco Scotellaro, che ha lasciato in eredità il coraggio di difendere la propria libertà ripartendo dal potere della parola.
Perché le parole sono importanti.
Sono importanti quelle della nostra bellissima costituzione, nell’art. 3 in particolare è sancito che Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua o di religione.
Sono importanti e gravi anche quelle parole, dette a volta con eccessiva superficialità o ignoranza. Se per la Costituzione, se per lo Stato, siamo tutti uguali, per diritto di cittadinanza, senza distinzioni razziali, significa che non c’è un’etnia di sangue per essere italiani.
Se non c’è un’etnia da difendere è inutile pensare che possa essere “sostituita”.
Siamo tutti cittadini italiani liberi in uno Stato libero.
Piuttosto che parlare di sostituzione, dovremmo cercare di usare più spesso, le parole integrazione, accoglienza, contaminazione, sempre nel rispetto delle singole culture, della propria storia e diversità.
Ognuno di noi, ed io stesso, ha nel proprio bagaglio genetico una componente araba, normanna, greca, albanese. Le radici e le tradizioni non sono innate in noi ma le creiamo o meglio contribuiamo a crearle, nelle città e nei luoghi che viviamo con le persone che condividono un territorio.
I migranti ci fanno comodo, quando con la loro manodopera a buon mercato, abbiamo le italianissime mele del trentino, le fragole del metapontino o la carne made in italy. Ma quando qualcuno considera la libertà come un retaggio castale, una proprietà, un reddito, incappa in errori lessicali gravi per i quali non è capace di chiedere nemmeno scusa.
La libertà che ha mosso i combattenti del movimento di resistenza antifascista è la stessa che spinge i migranti ad affrontare i mari del mediterraneo rischiando la vita, è la libertà dalla miseria, dai conflitti, dai regimi, dalla fame, dalla disperazione, dalla morte, la libertà più grande (cari studenti), è la libertà dalla paura.
Allora gridare oggi viva la libertà, vuol dire assumere un impegno preciso, sostenerci come popolazione e come persone tutte, perché come ci ricorda Scotellaro, in questa bellissima patria e soprattutto in questo fragile pianeta, siamo esseri deboli come fili d’erba tremanti, e dobbiamo conferire alla parola libertà il giusto significato, riconoscendo il valore universale e umano della resistenza, del desiderio umano di sopravvivenza e della voglia di sentirsi uomini e donne liberi, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione.
Viva l’Italia, Viva la Costituzione, viva la Libertà.
25 APRILE, INTERVENTO MARTINA MONTEMURRO, RAPPRESENTANTE CONSULTA STUDENTI PROVINCIA DI MATERA
Buongiorno a tutti.Saluto e ringrazio le autorità civili, militari e religiose per aver invitato noi rappresentanti dell’istituzione scolastica. Porgo i saluti anche da parte della dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, dott.ssa Rosaria Cancelliere. Un sentito ringraziamento anche da tutti gli studenti e le studentesse della Provincia di Matera che stamattina rappresento.
Durante la Seconda Guerra Mondiale furono molti i volontari, uomini e donne, che rischiarono tutto per sconfiggere il Nazifascismo. Il secondo conflitto mondiale ha infatti due facce:la prima è quella rappresentata dalle schiere degli eserciti regolari, la seconda è invece la guerra clandestina dei popoli, combattuta nell’ombra dalle formazioni partigiane. La Resistenza in Europa assunse caratteristiche che variarono da Paese a Paese, ma il fine fu ovunque identico: la liberazione del territorio nazionale, da cui dipendeva l’avvenire di tutti.Il25 aprile 1945rappresenta una data fondamentale nella storia della nostraRepubblica,significò, infatti, per il nostro Paese, l’affermazione della democrazia e della libertà. Il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia, il 25 aprile 1945, deliberò un ordine di insurrezione generale nei territori ancora schiacciati dall’occupazione nazifascista e solo pochi giorni prima, il 19 aprile, aveva lanciato alla radio e diffuso sui quotidiani il proclama agli occupanti: “Arrendersi o perire”.Gina Galeotti Bianchi fu fucilata a 32 anni, incinta di otto mesi mentre pedalando portava a Niguarda l’ordine di insurrezione, la ricorda una lapide a Milano, una delle tante, una delle 35 mila donne che fecero la Resistenza. L’anno seguente, il 22 aprile del 1946, il governo italiano provvisorio guidato da Alcide de Gasperi stabilì, con un decreto, che il 25 aprile sarebbe stata “festa nazionale”
Oggi, celebrare il 25 aprile vuole dire sottolineare i valori fondativi della Costituzione, riflettere sull’identità nazionale,ed essere qui per questa ricorrenza,significa ritrovare ogni anno il fondamento di una storia comuneper ricordare, soprattutto a noi giovani, l’orrore e la distruzione della guerra, della dittatura fascista e dell’occupazione militare nazista. A questo proposito, vorrei fare mie e condividere con voi le parole della senatrice a vita Liliana Segre: “Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosicoralmentenellefestività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date ‘divisive’ anziché con autentico spirito repubblicano?”.
Se oggi posso essere qui di fronte a voi, come studentessa e come cittadina italiana a esprimere liberamente il mio pensiero, è proprio grazie alla vittoria della democrazia sulla dittatura, una vittoria ottenuta con il sacrificio di centinaia di migliaia di donne e uomini che dal Sud al Nord del Paese si riunirono per resistere alla violenza e all’oppressione dell’occupazione nazifascista:è proprio grazie al loro sangue, al “sangue sparso sulle colline” di cui parlò Cesare Pavese, un sangue che chiede di non essere dimenticato ma celebrato affinché non se ne perda mai la memoria e possa costituire un baluardo a difesa della libertà di tutti noi.
25 APRILE, INTERVENTO PRESIDENTE PROVINCIA DI MATERA PIERO MARRESE
Si è liberi se non si dimentica.
Prima di condividere con voi una mia riflessione sul valore di questa importante ricorrenza saluto Sua Eccellenza il signor Prefetto di Matera, le autorità civili, militari e religiose, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche, le partigiane, i partigiani e tutti coloro che partecipano a questa cerimonia.
Oggi celebriamo la Festa della Liberazione della Repubblica Italiana: il 25 aprile non è soltanto una data simbolica.
Oggi diamo valore al ricordo di un momento storico fondamentale per il nostro Paese: la fine dell’occupazione nazifascista e la nascita dell’attuale Repubblica democratica.
Un giornoche dà pieno valore e significato a tutto ciò che rappresenta la più nobile conquista umana fondata sul rispetto del prossimo.
Penso alla pace come valore universale da difendere quotidianamente.
Penso alla democrazia, all’uguaglianza, ai principi inviolabili che rendono la nostra Costituzione un modello di riferimento a livello mondiale.
Parlare oggi di antifascismo, di Resistenza, della dignità del lavoro, della solidarietà e della libertà significa onorare la nostra Costituzione che noi, figli di questo splendido Paese, abbiamo ereditato con la piena consapevolezza che la libertà è il bene più prezioso che ogni essere umano ha a sua disposizione.
L’articolo 21 della Costituzione, ad esempio, rappresenta la sintesi perfetta di un modello di libertà immenso a tutela della libertà di espressione: una straordinaria conquista italiana che non può che renderci orgogliosi di essere figli di questo Paese.
Oggi abbiamo il dovere di attualizzare il portato storico della Liberazione in relazione alle complessità del tempo che viviamo.
Per farlo dobbiamo onorare attraverso il ricordo lo straordinario esempio di altruismo che ha visto donne e uomini sacrificare la propria vita per la libertà.
La Resistenza rappresentò prima di tutto una scelta di coraggio contro oppressione. Oggi segnaliamo ancora situazioni in cui la pace è negata in troppe parti del mondo.
Cosa possiamo fare?
È quello che mi domando riflettendo profondamente sul valore di questa ricorrenza. È indispensabile, ritengo, praticare la pace non solo nei rapporti personali, ma anche in quelli virtuali dei social che occupano tanta parte del nostro tempo.
Voglio per questo rivolgermi ai nostri ragazzi: nelle vostre case, nelle vostre scuole, comportatevi con rispetto nei confronti di insegnanti e compagni perché anche il bullismo è oppressione, è violenza.
A noi tutti invece vorrei ricordare che oggi non stiamo dando semplicemente voce ad una pagina di storia che tutti abbiamo studiato a scuola, ma stiamo celebrando la nascita dell’Italia libera, che dà spazio al desiderio, ai sogni, alla libera affermazione personale.
Abbiamo, per questo, un dovere inderogabile di solidarietà finalizzata ad affermare la pari dignità di ogni cittadino.
Proprio per questo non dobbiamo ignorare tutti quegli elementi di disequilibrio sociale prodotti dalla lunga crisi che abbiamo alle spalle, o qualunque messaggio volto a reintrodurre il tema della diversità tra le persone a detrimento del principio di uguaglianza.
Io credo che questa Città e la sua Provincia siano state in grado di fronteggiare con grande maturità gli effetti della complessa stagione che stiamo vivendo, grazie a una capacità di inclusione e di accoglienza reale, che è il tratto distintivo della nostra comunità.
Ciò non toglie che sia sempre necessario mantenere alta la guardia e che istituzioni, forze politiche, associazioni e singoli cittadini, debbano continuare ad impegnarsi per raccogliere il testimone ideale della Resistenza e della Liberazione, nella consapevolezza che l’affermazione costante della democrazia porta con sé l’assunzione di responsabilità individuali e collettive che costituiscono la coscienza civile di un popolo e di una nazione.
Su questi temi mi troverete sempre presente.
Su questi temi la Provincia di Matera, che amo spesso definire come “la casa dei comuni” o come “l’agorà dei giovani” sarà sempre il baluardo della libertà e la culla della vera democrazia.
SI È LIBERI SE NON SI DIMENTICA!
VIVA IL 25 APRILE, VIVA LA RESISTENZA, VIVA L’UNITÀ D’ITALIA.
25 APRILE, INTERVENTO FRANCO LISANTI, ORFANO DI GUERRA, IN RAPPRESENTANZA DELLE ASSOCIAZIONI COMBATTENTISTICHE E D’ARMI
Ritorna il 25 Aprile, festa della Liberazione, data fondamentale della nostra Storia.
Questa ricorrenza ci interpella se veramente ciascuno di noi crede nei valori della Liberazione e della Resistenza, non parlandone in blocco, come di cosa nota, bensì mettendoli a fuoco e approfondendoli.
Libertà e Democrazia!
Purtroppo queste categorie nobili sono ben stampate sui libri di scuola,mentre nell’ esperienza quotidiana predominano comportamenti che ne negano la vera essenza.
La Resistenza fu sacrificio, rinunzia, generosità.
Fu collaborazione tra partiti diversi, accantonamento di dissensi, tensione alle mete comuni.
“La Resistenza – come dice il nostro Presidente Mattarella – è un fecondo serbatoio di valori morali e civili…”
Ritorna, quindi, opportuna l’occasione del 25 Aprile, ritorna il nostro incontrarci in questa piazza Vittorio Veneto, intorno a questo monumento dedicato alla memoria dei Caduti di tutte le guerre del passato e, purtroppo, quelle del presente, considerati i numerosi focolai di guerre che insanguinano tanti territori del nostro mondo, dall’Ucraina al Sudan, dall’Afganistan allo Yemen, alla Repubblica democratica del Congo….
Ma oggi onoriamo soprattutto la memoria dei Martiri della guerra della Liberazione.
Ad essi vada il riconoscimento per aver consegnato alle generazioni future una Carta dei Valori sulla quale sono tracciati i principi fondamentali di uno Stato moderno che a tutti riconosce, pur nella diversità, uguali diritti di cittadinanza.
Dinanzi al martirio di tanti giovani dobbiamo provare il sentimento dello stupore per quello che questo martirio rappresenta.
Ed è questo stupore che deve rendere ogni attimo della vita unico e irripetibile e deve dare un immenso valore al tempo, alla Storia, alle nostre libertà e alle nostre responsabilità.
L ’Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra di Matera, che ho l’onore di presiedere, promosse qualche anno fa un progetto destinato agli Istituti di II Grado Superiore di Matera e provincia che aveva come titolo “Il coraggio di essere liberi”.
Ci fu una bella partecipazione al progetto con la presentazione di elaborati veramente interessanti redatti dagli studenti.
Voglio evidenziare una riflessione conclusiva di una studentessa: “L’insegnamento più importante della Resistenza è che nella vita si può e si deve scegliere anche quando tutto sembra perduto”.
Gli italiani in un momento di profonda crisi presero in mano il proprio destino e scelsero di affrontare un nemico molto potente, per costruire un futuro diverso che si fondasse sulla democrazia e sulla libertà individuale.
VIVA LA FESTA DELLA LIBERAZIONE
VIVA L’ITALIA
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La fotogallery delle celebrazioni per 78° anniversario Liberazione d’Italia (foto www.SassiLive.it)