I Presidenti delle Associazioni Combattentistiche ed Armi hanno inviato una lettera al sindaco di Matera, Raffaello de Ruggieri e al Prefetto di Matera, Rinaldo Argentieri in cui denunciano il proprio disappunto per la mancata partecipazione alle celebrazioni per il 25 aprile 2020, giornata in cui si è celebrato il 75° anniversario della Festa della Liberazione anche nella città di Matera.
Le associazioni combattentistiche e d’arma della città di Matera, evidenziano il loro disappunto per quanto accaduto nella giornata di ieri in piazza Vittorio Veneto in occasione della celebrazione del 25 aprile. Condividendo pienamente quanto scritto nella circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 17 aprile u.s. riguardante “Emergenza Covid-19 riguardante le “Celebrazioni del 25 aprile 2020 – 75° anniversario della Festa della Liberazione” dove si fornivano indicazioni circa le modalità di svolgimento degli eventi celebrativi, in relazione alla vigenza dei provvedimenti restrittivi connessi all’emergenza sanitaria in atto, lamentano la mancata partecipazione o la preventiva condivisione cosi come scritto nella circolare. Infatti, le indicazioni condivise con l’Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, consentivano “forme di celebrazione della tradizionale cerimonia di deposizione di corone, innanzi a lapidi o monumenti ai Caduti, che prevedano, oltre alla presenza dell’Autorità deponente, la partecipazione anche delle Associazioni partigiane e combattentistiche, con modalità di distanziamento interpersonale compatibili con la situazione emergenziale. A tal proposito, appare utile evidenziare l’opportunità che vengano agevolate, il più possibile, forme di intese fra le stesse Associazioni anche per l’individuazione di un’unica rappresentanza”. Si ribadisce, altresì, continua la circolare, l’esigenza che non siano coinvolte altre autorità, civili o militari, e che sia esclusa qualsiasi forma di assembramento.
Le associazioni combattentistiche e d’arma, escluse da tale cerimonia, fanno constatare che se divieto doveva esserci, doveva essere rivolto a tutte le associazioni nessuna esclusa. A tal proposito non ci è pervenuta nessuna comunicazione per poter procedere alla individuazione dell’associazione da far partecipare come scritto nel protocollo del ministero degli interni.
Persino la circolare a parere delle associazioni, contrasta con l’art. 1 comma 2 lett. h) del decreto legge 25 marzo 2020 n. 19, che include espressamente fra le misure di contenimento la “sospensione delle cerimonie civili e religiose”. In attuazione di tale disposizione l’art. 1 comma 1 lett. i) ultimo periodo del DPCM 10 aprile 2020 conferma che “sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri”.
La parola chiave è “cerimonie”; non vi è eccezione fra “civili” o “religiose”: sono tutte inderogabilmente “sospese”, al punto che – come è accaduto – se un prete celebra la Messa davanti a 13 persone distanziate metri l’una l’altra intervengono i Carabinieri.
La medesima parola chiave “cerimonia” compare nella circolare del Viminale: “si potranno (…) ritenere consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia di deposizione di corone ecc.”. Quelle “cerimonie”, che un atto avente forza di legge e un DPCM espressamente “sospendono”, una circolare del Gabinetto del ministro dell’Interno consente, con l’avallo della Presidenza del Consiglio. Le associazioni, evidenziano altresì, che il passaggio appena riportato senza saltare alcun termine continua: “si potranno, in qualche modo, ritenere consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia ecc.”. In buona sostanza ciascun Prefetto viene delegato a far svolgere cerimonie vietate da una norma di legge, secondo modalità che – certo col necessario distanziamento – potranno variare per ognuna delle cento province d’Italia.
Tutto questo in pieno contrasto con quanto ci hanno insegnato essere la gerarchia delle fonti.
Il 25 aprile sostengono le associazioni, è la data della festa Nazionale per ricordare la liberazione della nostra nazione dall’occupazione nazista e dai residui delle forze fasciste della Repubblica di Salò.
Questa liberazione è un evento positivo che segna il ritorno dell’Italia nel pieno percorso democratico, con il conseguente rifiuto della logica di sopraffazione e violenza che ha caratterizzato gli anni di guerra. Ma proprio questo rifiuto della logica di violenza deve farci riflettere senza pregiudizi. Ma il dover assistere ad un 25 Aprile senza cittadini e associazioni, gonfaloni dei
sodalizi cittadini e bandiere bensì con solo rappresentanti delle istituzioni ha lacerato quanti avrebbero voluto partecipare seppur nel rispetto delle norme vigenti. Un 25 Aprile tristemente insolito da sempre capace di farci emozionare con l’inno Nazionale nel rispetto delle idee di ognuno. Ecco allora che “ritrovarsi” uniti, seppur a distanza, attorno al nostro 25 Aprile poteva risultare ancora più intenso, più profondo e mettere al centro delle nostre comunità, delle nostre scelte e delle nostre azioni la sensibilità e l’umanità nell’impegno contro ogni forma di prevaricazione nelle contemporanee nuove sfide del tempo presente. Con questi sentimenti, allora, vivere il 25 Aprile in questo 2020 diventa particolarmente moderno e attuale e ricordare come ha detto il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, “la responsabilità è il più forte presidio di libertà e di difesa dei principi su cui si fonda la Repubblica”. In un giorno cosi importante per la nostra Nazione, le associazioni militari e combattentistiche esprimono “incredulità e rammarico di fronte ad un atto di indifferenza e scortesia delle Istituzioni, che mai si sarebbero aspettati. Una decisione vergognosa, che rende palese la volontà di rendere questa festa non di tutti gli italiani”. Viva la Resistenza, viva la Repubblica, viva l’Italia!
Nella foto alcune immagini relative alla cerimonia del 25 aprile 2019 con la presenza di Associazioni Combattentistiche ed Armi (foto www.SassiLive.it)