Basilio Gavazzeni: “Cleri e abusi sessuali negli ordinamenti secolare ed ecclesiale”. Di seguito la nota integrale.
Se entrate in una chiesa e udite un celebrante che trilla, è lui. Se in un’altra , immersa nel dopo Comunione, il pretino, nella maniera più scrupolosa, accudisce alla purificazione della patena e del calice, è lui. Chi? Don Ennio Tardioli. Presbitero dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina. Nato nella Città dei Sassi quarantaquattro anni fa. Vispo e lieto oltre che pio. Nessuno lo sottovaluti. Da qualche anno insegna diritto canonico. Fu il cardinale Pietro Parolin a incoronargli la tesi di laurea poi data alle stampe. Mo’, per obbedienza, si è laureato in giurisprudenza. Sprovveduta com’è la mia stanza di aurati diplomi, lo invidio. Don Ennio generosamente mi offre l’occasione di godere della sua nuova tesi. La Solennità dell’Ascensione eccone una copia sul mio tavolo di lavoro. È segno che la pubblicherà, contando anche sull’editing che la mia stima e la mia affezione intendono garantirgli, come per la tesi di cui supra. L’alta tematizzazione di quella mi illuse che i Superiori mirassero a instradarlo nella carriera diplomatica. Ma, adesso, a quale argomento si è immolato? Clero Pedofilia e Pedopornografia. Comparazione fra ordinamenti secolare ed ecclesiale. Trattazione di centottantadue pagine, bibliografia di trentaquattro, corredo di fitte note a piè di pagina. I delitti contemplati dalle legislazioni messe a paragone devono affliggere le coscienze e destare le responsabilità di ogni persona, ma soprattutto dei credenti. La Chiesa chiede perdono a Dio e all’umanità per tali crimini commessi anche all’ombra del suo tempio. Improcrastinabile la decisione di individuare, placcare, curare i colpevoli che le appartengono, ma ancor più di soccorrere le vittime in maniera preminente, con la massima diligenza. È il Vangelo, in realtà, che ha ingiunto a don Ennio di applicarsi a un simile lavoro. Che, appunto, si apre ispirandosi a Mt 18,60; Mc 9,42; Lc 17,1 e si conclude riferendosi a Mc 10,13-16; Mt 19,13-15; Lc 18,15-17. Gesù aveva in grande considerazione i bambini che nella società di allora non erano registrati se non dopo i dodici anni, e solo se maschi. In una dichiarazione solenne, addirittura li trasforma in maestri di fede: «Lasciate che i bambini vengano a me, […] a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio […] chi non accoglie il Regio di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10,14-15). Non sfugga a nessuno: Gesù non esalta l’innocenza dei bambini. Che non sono innocenti. Ce lo dicono sant’Agostino e Sigmund Freud. Gesù ne innalza, invece, l’esemplare fiducia. Ahimè, proprio in questa fanno breccia gli attori della pedofilia e della pedopornografia. Mi si creda o no, pur avendone sentore, non avrei mai sospettato che tale abominio fosse perpetrato da membri della Chiesa, come hanno riconosciuto con estremo dolore gli ultimi Pontefici, e come confermano report inoppugnabili. Oggi papa Francesco esige tolleranza zero per coloro che sfruttano sessualmente i bambini, mentre avrebbero il compito di comunicar loro i doni di Dio e, soprattutto, i tesori di vita che Lui dà per la salvezza di tutti. La Chiesa non può rinunciare al dovere e al diritto di fruire di un’autentica e probante buona fama. È ovvio: per la missione divina che Gesù le ha affidato. Don Ennio si propone di far conoscere le normative che, dalla fine degli anni Novanta, lo Stato italiano e la Chiesa cattolica si sono dati per far fronte a tali crimini. È ammirevole la puntigliosità con cui si dedica allo sceveramento di una problematica cui non si può interdire rigore e severità, davanti a un mare magnum di prevaricazioni consumate anche sui minori in senso lato e sulle persone in condizioni di vulnerabilità. Don Ennio documenta che ormai sono doppiate certe retrograde concezioni giuridiche d’ambo le Istituzioni e le conseguenti normative. Il suo lavoro ne avrebbe guadagnato se vi avesse anteposto un excursus storico e filosofico, magari rifacendosi ad alcuni saggi insuperati per acutezza di pensatori quali Augusto Del Noce e Luigi Lombardi Vallauri. Per contestualizzare l’origine culturale della patologia nella Francia settecentesca dei libertini e dell’infame marchese de Sade (1740-1814). E per censire le complicità sopravvenute fino ai nostri giorni, e la disattenzione e l’indifferenza generali a contrastarle con efficacia e a provvedere alle vittime. Don Ennio, tuttavia, non manca di citare un saggio illuminante scritto da Benedetto XVI nel 2019, La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali. pubblicato da Mondadori, il gennaio scorso, in Che cos’è il cristianesimo. Prevale, al centro della tesi, la mole delle normative canoniche cui si collegano quelle della Chiesa italiana. Dietro a tanta, stringente produzione giuridica si erge ispiratore indiscusso papa Francesco, consapevole della strenua diakonia universale cui lo conduce il Cristo oltraggiato. C’è al mondo un leader antipedofilia come lui? Don Ennio, con la scorta di una letteratura di tutto rispetto, può affermare che non esiste una connessione specifica tra celibato e pedofilia. Ne è prova il fatto che dovunque la maggior parte degli abusi avviene nel contesto familiare. Bisogna respingere con mitezza ma con vigore il pregiudizio che alla base della deviazione pedofila vi sia la scelta celibataria. Purtroppo l’antipedofilia di maniera imperante nei media lo cavalca di continuo e alla fine ne fa un alibi, senza mai decidersi di slargare la ricerca a vissuti sociali ben più compromessi. Caro don Ennio, questa nuova tesi non è un incidente casuale del tuo percorso. Ti troverai attaccato a una croce di servizio ecclesiale da cui non potrai schiodarti, qui o altrove, dove sarai più utile. Non lasciar spegnere il tuo fervore raggiante: Cristo non avversa la letizia. Oggi è la Solennità di Pentecoste. Con Alessandro Manzoni invochiamo lo Spirito di Dio: «Noi T’imploriam! Ne’ languidi/pensier dell’infelice/scendi piacevol alito,/aura consolatrice:/scendi bufera ai tumidi/pensier del violento/vi spira uno sgomento/che insegni la pietà».