Basilio Gavazzeni: “Matera scrive, Papa Francesco risponde”. Di seguito la nota integrale.
Secondo Equinozio, autunno, novembre teatro dei Santi e dei Morti: valgono bene una calma meditazione sulle promesse dell’oltrevita, senza rinunciare alla sana gradevolezza dell’esistenza terrena, soprattutto senza venir meno alla maestà dei doveri verso gli altri.
Il 24 agosto, un mese prima del XXVII Congresso Eucaristico Nazionale che si sarebbe svolto a Matera, aveva scritto a Papa Francesco la cui presenza si dava per sicura alla conclusiva celebrazione eucaristica.
Con pudica e intrepida determinazione si era permessa di chiedergli «una cortesia forse irrealizzabile». Soppesare la dovizia di realismo e di aspettativa sottesa al “forse”. L’attenzione alla privacy mi ingiunge di non inzecchinare d’oro materno la sostanza di quella lettera che mi è caduta fra le mani. Sollecitava un incontro, una benedizione, una carezza per la propria anima e per i propri cari, difronte a un’asperrima prova da affrontare. Avrebbe risposto, il Papa?
Tutti sanno come andò quel 25 settembre che resterà memorabile nella storia di Matera. Fu una solenne e riuscita celebrazione dell’Eucaristia. Tutti ammirammo il Santo Padre che ci apparve provato come chi sostiene un lungo travaglio altrui, ma che, nello stesso tempo, è ben altro che calante e spento nell’assumere un altro servizio. Per le ragioni che tutti conoscono il Papa non potette concedersi all’esercizio della tenerezza pastorale verso le pecore più sofferenti del santo popolo fedele di Dio e ripartì.
Il Papa, tuttavia, risponde sempre con giusta bontà. Il 29 settembre dal Vaticano, eccola la risposta, tramite l’assessore della Segreteria di Stato, Mons. Roberto Cona. La registro con i doverosi omissis. «Grato per la filiale fiducia e partecipe delle afflizioni del cuore di una mamma, Sua Santità assicura sentita comunione di preghiera invitando ad abbandonarsi pienamente fra le braccia della divina Misericordia, con la certezza che il Signore può darci la forza e la perseveranza nella fede, affidando a Lui noi stessi e i nostri figli e le nostre famiglie. Papa Francesco esorta a riporre ogni intenzione sotto il “manto di grazie della Madonna” e di cuore imparte la desiderata Benedizione Apostolica, che volentieri estende ad […] e alle persone care, accompagnandola con l’acclusa corona del Rosario da Lui benedetta destinata a […] con l’augurio che il Signore conceda fortezza nella fede e feconda pace interiore. Circa la richiesta presentata, suggerisco di rivolgersi direttamente alla Prefettura della Casa Pontificia (00120 Città del Vaticano), per partecipare a una Udienza Generale del mercoledì indicando il giorno prescelto, il numero di biglietti occorrenti e lo stato di salute […] così da poter accedere, con assistenza medica, nel settore riservato».
E mercoledì 26 ottobre, all’Udienza Generale in Piazza San Pietro, ecco la richiedente attorniata dalle persone care. Sapendo che è provvista di uno stile secco, le ho raccomandato di stilare, seduta stante, un essenziale memorietta dell’evento. «Sono le otto. Una fiumana ordinata di persone per i controlli da parte della Security. La piazza può contenere 300.000 persone. Sembra già colma. Io in carrozzella, reduce da due interventi, il mio accompagnatore e i miei cari. Veniamo sistemati in una sezione speciale. Tutto è semplice e ordinato. Una banda suona. Compare la papamobile. Sorridente il Papa benedice, senza mai smettere. Applaudono. L’atmosfera è di festa. La catechesi di Francesco si sofferma sul discernimento da applicare nel buio della desolazione e della tristezza che annientano la speranza. Ci invita a cercare la luce con il Signore vicino, abbandonandoci fiduciosamente a Lui. Sembrano parole pronunciate per ognuno di noi. Mi commuovo e piango. Dal palco osservo la folla sottostante. Mi chiedo come uno Stato tanto piccolo possa accogliere in poche ore tante persone, in piena sicurezza, nulla chiedendo in cambio, come possa organizzare servizi per i deboli in modo così perfetto. Le guardie svizzere dai volti miti e gli steward in soprabito grigio e papillon bianco rispondono a ogni esigenza dei pellegrini. La banda riprende a suonare, perché il Papa saluta e benedice i malati. Una fila interminabile di carrozzine si allontana, ricevuta la benedizione. Visi scavati, corpi senza braccia senza gambe, corpi offesi dalla sofferenza, occhi vacui, smorfie stereotipate da movimenti involontari, mi sfilano davanti. Quanti bambini, quante mamme quanti padri dallo sguardo triste cercano la forza per andare avanti. E i disabili di ogni genere diventati adulti, accompagnati da genitori stanchi, curvati dalla fatica dell’assistenza. Il mio dolore si unisce a quello di tutti. La banda suona. Sui visi vedo la pace e la gioia di essere qui. I giovani cantano. Urlano “Papa Francesco, Papa Francesco, Papa Francesco …”. Sono ragazzi con la bellezza dell’età, anziani con il peso dei giorni, donne e uomini obesi, magri, calvi, folklore di abiti bianchi e rossi, capelli intrecciati. Ogni volto è segnato dalla vita. Vi sono trascorsi gioie, rancori, delusioni. È la normalità di ognuno che sfila davanti al Papa. Rifletto sui modelli che la televisione ci impone, così lontani dalla realtà. Rifletto sugli scontri e la violenza cui assistiamo giornalmente, sui racconti di guerra e sulle macerie. Qui oggi, la vita, quella reale, rivela la nuda verità. Il Papa passa fila per fila sospinto su una carrozzina, fragile tra noi fragili. Per ciascuno ha un sorriso. Accarezza il cane guida di una bella ragazza non vedente. Fra poco sarà vicino a me. Il pensiero mi trema. Vorrei parlargli. Finalmente mi accarezza la mano, «Papa Francesco, sono io, Le ho scritto per […]», guarda il mio accompagnatore, per il quale sono venuta, lo benedice e mi sorride stanco. Altri attendono la sua carezza. Più in là sono sedute coppie di sposi. Hanno gli abiti di nozze ormai sdruciti e impolverati, ma i visi raggianti: aspettano la benedizione del Papa per affrontare il loro cammino. Piano piano in ordine sparso, senza confusione, ci avviamo all’uscita. La Piazza si svuota. Mi chiedo chi dia al Papa la forza per portare la Croce con tutti. Mercoledì prossimo sarà di nuovo in Piazza a sorridere, istruire e benedire tutti.
Autunno, stagione di Santi contemplati sul nostro schermo interiore, tristezza di non essere santi in giorni tartassati dalle zucche di Halloween più bugiarde dei pàmpini denunciati anni fa da un libro di Umberto Eco, e dovunque insanguinati da fitte carneficine. Una lettera partita da Matera ha incrociato il cuore del Santo Padre che ha accolto la mittente a una delle sue formicolanti catechesi del mercoledì, quando da Pastore passa in rassegna una processione di uomini e donne cui si addicono le beatitudini del Vangelo. Li invidiamo, loro già degni sulla terra di essere annoverati fra i celesti eroi di cui vorremmo essere parte. O Dio di speranza soccorrici nel buon combattimento.