Basilio Gavazzeni: modesto contributo a chi discorre di Pier Paolo Pasolini. Di seguito la nota integrale.
PASOLINI?
Si infittiscono le pubblicazioni su Pier Paolo Pasolini con molto brillìo di analisi. Il mistero che ancora grava sulla sua tragica morte ne salvaguarda la memoria, mentre l’oblio ha stinto i volti pur celebri della sua cerchia di amici. Che cosa rimane della sua smisurata e proteiforme laboriosità, dei suoi scoppi di intelligenza e delle sue teorizzazioni sottili e incandescenti? Chi ne legge i romanzi e le poesie? Chi ne ricerca i film? Evaporati il mondo contadino e il sottoproletariato e i loro figli che idealizzò. Irreversibilmente affermata, invece, la società dei consumi di cui intravide soltanto gli aspetti negativi. Prediche più che inutili furono le sue requisitorie contro il neocapitalismo che trasformava gli italiani in “polli di allevamento”. Agli occhi degli specialisti apparve un dilettante. Fu capace di irritare la sinistra e di attirarsi il plauso della destra. Alla fine sembrava un possente felino alle prese con le inferriate della cattività. Le opere dell’ultima stagione, per esempio il film Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) e il romanzo Petrolio, incompiuto e uscito postumo, provano la sua trista resa all’omologazione che tanto aveva stigmatizzato. Il suo Vangelo secondo Matteo (1964) passa per il meglio del cinema cristologico. In realtà infranse soprattutto le forme stereotipate del raccontare cinematograficamente la storia di Cristo. Matera vanta di esserne stata la location privilegiata e di avergli prestato tante facce necessarie alla riuscita. Il vero film cristologico di Pier Paolo Pasolini fu lo spaventoso martirio che subì la notte romana del 2 novembre 1975. Un povero cristo maciullato, informe e inguardabile. Altro che il Cristo flagellato di Mel Gibson! Pochi mesi prima aveva poetato: “Non sono vecchio io, / è vecchio il mondo / vivendo fino in fondo. / Jesus, Jesus, Jesus”.
DON MILANI E PASOLINI
Il rapporto fra il prete di Barbiana e il poeta regista fu solo a distanza. Pasolini recensì tra i primi “Lettera a una professoressa”. Vedasi “La cultura contadina della scuola di Barbiana”,in “Momento” (gennaio 1968), ora in P. P. Pasolini “Saggi sulla politica e sulla società”, “i Meridiani”, Mondadori, Milano, 1999. Ne parlò anche in televisione. I ragazzi di Barbiana ne criticarono alcune affermazioni, ma apprezzarono che lo scrittore avesse definito la “Lettera” “uno dei più bei libri che io abbia mai letto in questi ultimi anni: un libro straordinario anche per le qualità letterarie.” Pasolini non salì mai a Barbiana. Don Milani amava vedere insieme ai ragazzi i film che riteneva utili alla formazione. Pochi sanno che intercorse una corrispondenza fra lui e il regista Maurice Cloche, premio Oscar come maggior film straniero con “Monsieur Vincent” ( 1949). Nel 1952 Milani inviò a quel regista addirittura il soggetto cinematografico di una “Vita di Gesù” che non andò in porto. Il prete di Barbiana a suo tempo riconobbe l’assoluta buona fede del film cristologico di Pasolini. Rilevò che “le scene mute sono molto belle e per loro natura fanno fare ai protagonisti una figura di persone spirituali ed elevate”, perfino ad esempio il silenzio tra due personaggi negativi quali Erodiade e la figlia Salomè determinate a far togliere di mezzo il Battista. Di tali particolari, sostiene Milani, “ce n’è un monte”. Del capolavoro pasoliniano “ alieno dalla ricerca della popolarità a buon mercato” rileva il flop al botteghino: “il cine era vuoto”. Al film però rinfaccia il “classismo elementare”. Acuta l’osservazione che nella passione di Gesù “i poveri sono scappati tutti […] a seppellirlo c’erano solo due ricchi (Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo)”. Come riferisce il Vangelo. Ma, alla fine, don Milani ribadisce : “Meravigliosi sono invece i visi che si vedono in primo piano. Scelti benissimo i personaggi” . Questo si legge nella lettera circolare sesta ai suoi ragazzi all’estero (2 agosto 1965).
DAL MIO DIARIO DEL PRIMO NOVEMBRE 2015
Nella Parrocchia di Sant’Agnese, domani 2 novembre, giorno della Commemorazione di tutti i Defunti, una delle tre Messe previste dalla Liturgia, sarà celebrata in suffragio dell’anima di Pier Paolo Pasolini, nel quarantesimo anniversario della sua non del tutto inesplicabile uccisione. Questa Messa gliela dobbiamo perché il Signore gli usi misericordia come a ogni peccatore di specie comune e non comune che abbiamo sempre il dovere di ritenere pentito. Nessun cristiano può essere infernalista. La Città dei Sassi deve riconoscenza a Pasolini per il film con cui ne ha rafforzato la storia e la fama cristologiche. Bisogna tuttavia pregare per lui che, purtroppo, ha seminato anche tanto male, schiavo qual era di una indomabile pulsione, troncata brutalmente la notte ostiense del 2 novembre 1975: sintesi e senso della sua esistenza, fulmineo “montaggio della vita” come aveva teorizzato della morte. Sì, vogliamo pregare per lui “davanti all’altare”, come santa Monica nei suoi ultimi giorni ingiungeva al figlio, il futuro sant’Agostino. La Parrocchia di Sant’Agnese, con questa celebrazione eucaristica vuole innalzare all’assoluta Misericordia l’ostinata speranza che un uomo di tal fatta, dalle potenti leve creative e dalla incredibile cortesia e, insieme, dalle barbare pratiche, non debba essere regalato al diavolo. Che Pier Paolo Pasolini oda il Misericordissimo rivolgersi a lui con le parole scritte nella Nuova gioventù a un giovane di fede politica diversa: “Io so, io so bene, che tu non hai, e non vuoi averlo, un cuore libero, e non puoi essere sincero: ma anche se sei un morto, io ti parlerò” . Invito pertanto alla Messa in suo suffragio, domani alle 11,30, nella Chiesa parrocchiale di Sant’Agnese. Pochi o tanti per questo celebreremo.
UNA LETTERA AD AVVENIRE NEL 2022
Caro Direttore, rileggo le pagine dedicate da “Avvenire” a Pasolini il 15 febbraio, il 4 e il 5 marzo. Concordo con Francesco D’Agostino. Multanime e di vitalità singolare, Pasolini s’impose al suo tempo. La sua fine tragica e oscura gli assicura un’attenzione venuta meno ad altri. Gli siamo grati per il talento che investì su Cristo. Ho celebrato Messe in suo suffragio. Sotto il cielo della Misericordia offerta a ogni uomo, tuttavia chiedo: davvero Pasolini fu un “parresiasta” secondo la corretta definizione di parresia stabilita da Foucault? è augurabile che Pasolini sia conosciuto dai giovani, senza l’ausilio di una severa mediazione critica? chi oserebbe consigliare la traversata di “Petrolio”, il suo fangosissimo romanzo estremo? Caro Direttore, mi auguro che l’anniversario pasoliniano, già folto di bibliografia, sia occasione per recuperare il bene (la profezia) e rigettare il male (la complicità con lo spirito del tempo) che si intrecciarono in un fratello di tali leve creative, complesso e tormentato. La nostra adesione alla superiore oggettività del vero “in caritate” gioverebbe anche a lui, diverrebbe ulteriore preghiera.
DEBOLEZZA DEI CRITICI CATTOLICI
Avvezzo alla frequentazione della critica letteraria e cinematografica , mi dispiacciono l’irenismo e lo spirito di accaparrantismo, sotto sotto, con cui oggi certa critica cattolica accosta autori di moda “in partibus infidelium”. Sono rimasto di stucco, per esempio, a leggere gli elogi sperticati senza necessarie distinzioni in morte di Michela Murgia. Non può che infastidire l’annessionismo sprovveduto da parte dei nostri ambienti dello stesso Pasolini, fissandosi sul solo contenuto del film su Cristo. Attenti a non passare senza dolore oltre le prevaricazioni purtroppo consumate da quel creativo anche sul nostro territorio, badando soltanto a una particella con noi consonante della sua produzione. Non dimentichiamo le sue vittime calate nel silenzio. Nessun capolavoro val bene una vittima.
Matera 11 ottobre 2023 Basilio Gavazzeni