Basilio Gavazzeni: Per la liberazione dei sovraindebitati. Di seguito la nota integrale.
Mai stornare gli occhi dalla realtà: guerra in Ucraina, Israele che assedia la striscia di Gaza, movimentismo politico in Europa, elezioni dall’incerto esito in vista negli Stati Uniti, geopolitica condizionata dalle superpotenze, in Italia debito pubblico quasi prossimo a 3.000 miliardi, crescita della povertà relativa e assoluta, fino alla miseria, per 13 milioni di famiglie, inflazione persistente, nelle banche tassi d’interesse lievitati, gioco d’azzardo senza remore, infine crisi ecologica. Percossi da questi fenomeni incatenati da rapporti di causalità, come possiamo pensare che il sovraindebitamento non soverchi persone, famiglie e imprese, e che l’usura non abbia un gran daffare? Giunge tempestiva la pubblicazione di «Liberi dal debito Cause e rimedi di un fenomeno sommerso» di Maurizio Fiasco e Michela Di Trani, Città Nuova Editrice, 2024. Teso dalla particolare nomenclatura dello specialista ma perspicuo, il contributo teorico del primo; piana e nutrita di testimonianze, la storia dell’antiusura narrata dalla seconda. Gli autori sono collaboratori della Consulta Nazionale Antiusura fin dalle origini.
Quasi 2000 famiglie indebitate «in base al profilo legale e all’inquadramento bancario» si trovano in un’emergenza che lo Stato dovrebbe fronteggiare. Maurizio Fiasco ricorda che Augusto Placanica definiva il debito inestinguibile «il più individuale dei drammi sociali, terreno dove il singolo affronta i più crudi temi della vita, non avendo davanti a sé altra alternativa che la disperazione». Lui stesso, poi, definisce il sovraindebitamento, ieri delle imprese, oggi anche delle famiglie «una condizione cronica e patologica, quando la spesa familiare “in fieri” sia superiore al livello del reddito corrente, pure integrato dalla liquidazione di quote del patrimonio». L’indebitamento, gonfiatosi in sovraindebitamento, può essere «attivo o attivamente procurato dal soggetto»; «passivo o subìto senza responsabilità personale»; «differito e a flessibilità come modalità passiva». A questi capolinea si acquattano gli strangolatori dell’usura.
Malabestia, questa, ingrassata nelle fetide sentine dell’Ottocento, si è nutrita del sangue dei poveri anche durante il Novecento, nella noncuranza dello Stato, della Chiesa, degli economisti e dei pensatori dell’etica. Nell'”annus horribilis” 1992 i conti pubblici sfuggiti al controllo, le banche espostesi incautamente alla valuta estera, la lira assaltata da speculatori internazionali, gli operatori economici alla ricerca di liquidità, le famiglie afflitte da debiti insostenibili, l’usura ritenendo di potersi scoprire impunemente, accrebbe le esazioni sui prestiti piazzati alle solite vittime e fu pronta a mettere a disposizione dei nuovi richiedenti il suo denaro sporco. E quell’anno, a Napoli, a denunciarne i delitti e a tentare di arginarla finalmente insorse una specie di profeta biblico, il gesuita Massimo Rastrelli e, a seguire, altrove in Italia, quattro presbiteri che insieme con lui, nel 1995, a Bari dettero vita alla Consulta Nazionale Antiusura. Grazie soprattutto a loro, ad alcuni operatori dell’Adiconsum e al responsabile della Confesercenti fu approvata, a Camere chiuse, la legge n.108 del 1996 che Rastrelli ebbe a definire la prima vera legge antiusura.
Il sociologo non manca di evocare le tappe che hanno portato al sovraindebitamento che opprime con tanta larghezza la cittadinanza sociale, i diritti – Fiasco si fa portavoce di Thomas Marshall – in «tutta la gamma che va da un minimo di benessere e di sicurezza economici fino al diritto a partecipare pienamente al retaggio sociale e a vivere la vita di persona civile, secondo i canoni vigenti nella società». In principio fu la crisi dei mutui “subprime” negli Stati Uniti. Le banche avevano largheggiato a prestare denaro a clienti non “prime”, sprovveduti di garanzie, affinché potessero acquistare casa. La generale insolvenza dei beneficiari si ripercosse anche sulle nostre banche che avevano accettato il piazzamento di titoli “derivati”, senza “sottostante”. La crisi, che affiorava già nel 2006, esplose nel 2008, suscitando paragoni con la proverbiale crisi del 1929. In proprio l’Italia nel 1992 aveva temuto che il debito pubblico sprofondasse lo Stato nel fallimento. Nel biennio 2012-2013 conobbe la recessione con la perdita di dieci punti del Prodotto interno lordo (PIL). Nel biennio 2020-2021 ha affrontato il blocco imposto dalla pandemia.
Maurizio Fiasco, sottolinea che, tuttavia, proprio negli anni del Covid-19 «il mix tra misure di sostegno pubblico, bassa inflazione e tassi minimi di interesse» aveva arrestato l’indebitamento. Anche Mario Draghi, ex-presidente, aveva compreso che la crisi della microeconomia delle famiglie minava la macroeconomia dello Stato. Maurizio Fiasco scrive che «avevamo davvero sperato che prevalesse una visione pubblica sulle orme del New Deal roosveltiano». Così non è stato. Ahinoi! niente “seisachteia”, lo “scuotimento dei debiti” che Solone, nel VI secolo a.C., decise genialmente per risanare l’economia di Atene. Non è avvenuto in Italia la scossa dei debiti individuali e collettivi, in un risorgimento che doveva associare kantianamente alla speranza dei singoli il loro riscoperto sentimento civico di amore per il bene comune.
Maurizio Fiasco traccia una esaustiva fenomenologia della persona sovraindebitata che è soltanto possibile riferire in soldoni. A fondo nella “scarsity”, il debitore insolvente è oppresso da un “sovraccarico cognitivo”: in altre parole non ragiona più; subisce un impatto sulle “funzioni pratiche”: non è in grado di prendere una decisione; è privato di “problem solving”: non sa trovare una via di salvezza; rischia la perdita del “capitale sociale familiare”, delle buone, appaganti e responsabili relazioni con i familiari. Sventurati di questa fatta sono soccorsi dalle 35 Fondazioni cosiddette Antiusura concertate dalla Consulta Nazionale Antiusura che, mentre contrastano l’usura, parallelamente la prevengono garantendo a richiedenti meritevoli l’accesso al credito legale. Insieme le Fondazioni incarnano l’efficace solidarietà possibile quando la sussidiarietà dal basso si coniuga virtuosamente con la sussidiarietà dall’alto. «In 27 anni di attività – Michela Di Trani, nel cuore della sua narrazione tutta concretezza, riferisce dati del 2022 – le Fondazioni associate che ad oggi sono 35, hanno effettuato 155.175 ascolti, istruito 23.629 posizioni ed erogato 495.120.097 euro».
Fossero più numerosi gli uomini e le donne antiusura! Davanti a tanto problema e al sovraindebitamento incanaglito dall’azzardo che straripa, a nessuno che se ne occupi è lecito scaldare ottusamente la sedia della propria incompetenza secondo il principio di Peter. Ne vanno di mezzo cittadini, alla fine la Nazione. Nella “policrisi”, aggiorno Paul Claudel, «ciascuno si deve a tutti», però i governanti si devono proporre «il tema attualissimo, arduo ma affascinante della “giusta società”» come anni fa Norberto Bobbio indicò a una sinistra dimentica di sé.
Un grazie a Maurizio Fiasco e a Michela Di Trani, per quel che sono e per quel che hanno scritto.