“L’arte contemporanea vale un viaggio?” è stato il tema dell’incontro curato dalla Fondazione Matera Basilicata 2019, svoltosi questa mattina a Milano nell’ambito del programma di appuntamenti organizzati dall’Apt Basilicata e dalla Direzione generale per le politiche agricole, alimentari e forestali della Regione Basilicata alla BIT – Borsa internazionale del Turismo.
Al centro del dibattito, aperto dall’Assessore alle Attività produttive della Regione Basilicata, Michele Casino, l’arte contemporanea come motivazione del viaggio, a partire dall’opera permanente per la città dei Sassi Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories dell’artista Tomás Saraceno, acquisita dalla Fondazione Matera Basilicata 2019 nel 2023 ed esposta nella ex chiesa del Carmine di Palazzo Lanfranchi grazia alla collaborazione con il Museo nazionale di Matera. Uno spunto per allargare la riflessione alle diverse progettualità legate all’arte contemporanea nella città di Matera e nell’intera Basilicata, con un focus sull’opera d’arte come esperienza e sul dialogo fra arte pubblica e comunità, attraverso i contributi di Giovanni Padula, direttore della Fondazione Matera Basilicata 2019, Tiziana d’Oppido, assessore alla Cultura del Comune di Matera, Fiorella Fiore, storica dell’arte PhD candidate DICEM – Università degli studi della Basilicata, Annamaria Mauro, direttore del Museo nazionale di Matera, Antonella Berruti e Francesca Pennone di Pink Summer Contemporary Art, Gabriele Sassone, docente NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.
«Con questo progetto – ha spiegato il direttore Giovanni Padula – poniamo alla comunità locale un tema, il rapporto della specie umana con la natura, e la sollecitiamo ad affrontarlo, chiedendo di familiarizzare con l’opera, di farla propria. Ci rivolgiamo inoltre alla comunità degli appassionati d’arte contemporanea, in Italia e nel mondo, per far scoprire la presenza di un’opera di Saraceno a Matera. A questa comunità chiediamo di mescolarsi con quella locale e prendere parte ad un confronto sul tema dell’ambiente attraverso l’arte».
«Partecipiamo anche quest’anno con entusiasmo alla BIT – ha sottolineato l’assessore Tiziana d’Oppido -, appuntamento imprescindibile per promuovere in Italia e nel mondo Matera, stringere nuove collaborazioni e rinsaldare quelle già avviate, lanciare le novità 2024 – fra le altre cose una guida turistica per bambini della collana delle Divertimappe, e un parco ludico-educativo per la valorizzazione della balena Giuliana, il cui restauro è prossimo al completamento – raccontando una Matera da vivere e una città attrattiva dodici mesi all’anno. Se si pensa a Matera si immaginano i Sassi, il centro storico e le chiese rupestri non all’arte contemporanea, che esiste in città e può permettere di creare percorsi turistici alternativi, mettendo in relazione due mondi opposti. Si pensi a percorsi che vadano dal centro storico ai quartieri, con la street art dei murales da nord a sud. Poi ci sono installazioni permanenti come quella di Saraceno, ma anche temporanee come quella tutt’ora in corso di “De Andrè oggi”, o quella appena conclusa di Salvador Dalì. Un’altra permanente è la Goccia di Azuma dal 2010, ci sono i musei che si occupano di arte contemporanea e stiamo cercando di chiudere un protocollo d’intesa, per avviare il progetto “Matera contemporanea” con nuovi artisti in mostre e percorsi inediti».
«Esattamente 20 anni fa veniva pubblicato il volume “Sensi Contemporanei in Basilicata. Analisi e Prospettive di un Progetto di Arte Sviluppo”, che registrava quanto fatto alla data del 2004 in merito a uno dei progetti più emblematici condotti in Lucania sul contemporaneo – ha spiegato Fiorella Fiore -. Nel suo testo, Dario Pinton si domandava quanto fosse ancora lontano il Sud da Venezia, analizzando chiaramente la distanza non solo chilometrica, ma anche culturale, tra due realtà molto diverse tra loro. A distanza di 20 anni ho cercato di fotografare la situazione attuale attraverso quattro concetti chiave: comunità, inaspettato, futuro remoto, genius loci, illustrando best practices che mi portano ad affermare che sì, la Basilicata è ancora distante da Venezia; ma, forse, è proprio la sua natura di regione ai “confini dell’impero” a renderla un possibile palcoscenico di innovazione per le pratiche artistiche contemporanee, come dimostrano molti dei casi presentati durante la BIT».
«Il Museo nazionale di Matera – ha evidenziato il direttore Annamaria Mauro – è da sempre uno dei centri di promotori dell’arte contemporanea, istituendo attraverso di essa un dialogo continuo e fluido per valorizzare i reperti e le opere esposte. Un racconto che dal pleistocene ai giorni nostri diventa “circolare” in cui il presente può coniugarsi con elementi di ogni tempo. L’arte contemporanea è per il Museo un’occasione per sperimentare nuovi linguaggi e rendere il patrimonio culturale accessibile e “sempre nuovo” attraverso cui comunicare il passato, il presente e il futuro. Per queste ragioni il Museo nazionale di Matera ha deciso di aprire i suoi percorsi espositivi e le sue indagini altamente scientifiche alle pratiche contemporanee, un ambito che permette di riflettere e fare ricerca sul tempo presente e capire quali sono le dinamiche internazionali dell’arte oggi. In questo modo il museo può lavorare proponendo esposizioni selettive di opere d’arte contemporanea, che indichino i fondamentali contributi originali, creativi, alla formulazione delle espressioni del nostro tempo e su testimonianza criticamente motivata e ordinata, delle proposte più significative della ricerca artistica in corso. Tutto ciò permette al museo di proporsi come spazio flessibile, come luogo di dibattito e di relazione con l’attualità, come centro la cui funzione educativa si verifica nella comprensione, nel confronto e nell’indagine sulla realtà».
«Le installazioni di Tomàs Saraceno, tutte, compreso il confessionale di Matera – ha spiegato Antonella Berruti – tendono a far sperimentare, oltre a ogni parola, che la società non è separata dalla natura e il concetto di società per diventare ecologico, ambientale, pacifico, deve diventare il più inclusivo possibile, improntato non solo sul dialogo delle culture, sulla comunicazione globale che rispetta le comunità locali di ogni specie. Le installazioni di Saraceno sono un esperimento di cosmopolitica e, per dirla con Bruno Latour, di eterotarchia, un concetto che pur implicando l’ordine e la leggibilità rifiuta ogni gerarchia”. “La commissione pubblica di un’opera d’arte contemporanea come quella di Saraceno – ha completato Francesca Pennone – va a innestarsi inoltre nel tessuto cittadino, aprendo spazi di dialogo e di confronto nella comunità».
«Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories di Tomàs Saraceno, al pari di altri celebri esempi della storia dell’arte recente, dimostra quanto un’opera praticabile sia in grado di valicare i confini dell’estetica e della tecnica per accedere alla dimensione dell’esperienza – ha concluso Gabriele Sassone -. Un’esperienza non soltanto fisica, di contatto, bensì interiore. Un’esperienza che invita a mettere in discussione i propri meccanismi percettivi, nonché la relazione con sé e con l’altro, ma soprattutto con il mondo naturale».
Feb 06