L’avvocato Angela Maria Bitonti del foro di Matera e l’avvocato Sonia Sommacal del foro di Belluno in una nota dichiarano che i diritti umani vanno tutelati anche in tempi di guerra. Di seguito la nota integrale.
L’Ucraina non permette ad un suo cittadino gravemente malato di uscire dal paese per curarsi diritti umani violati in tempo di guerra
Il sig. K. è cittadino Ucraino. Vive in Italia dal 2010 insieme alla moglie.
Mentre era già in Italia si ammalava contraendo un’infezione da HIV 1 CAT. A2 in cura dal 2016 presso un Presidio ospedaliero italiano dove gli viene praticata terapia antiretrovirale.
Tale terapia non può essere sospesa in nessun caso, in quanto l’interruzione potrebbe causargli “rilevante pregiudizio” mettendo in pericolo la sua vita. La profilassi terapeutica a cui è sottoposto e a cui deve sottoporsi per tutta la vita è esclusivamente ospedaliera e può essere effettuata solo in centri medici specializzati, come attestante da tutta la documentazione medica che lo riguarda. Necessita, inoltre, di eseguire monitoraggio continuo presso l’ospedale che lo ha in cura con relativi controlli ematochimici e strumentali periodici.
Si trovava in Ucraina quando è scoppiata la guerra. Si era recato, infatti, qualche giorno prima per andare ad assistere sua madre ricoverata a seguito di un infarto.
In data 23/02/2022 sarebbe dovuto rientrare in Italia con un Autobus che ogni settimana parte dalla sua città ( Nicolaev) per raggiungere l’Italia , dove era già stato programmato il suo ricovero in regime di day ospital per il giorno 24/02/2022 presso l’Ospedale che lo ha in cura, ma le linee di trasporto erano interrotte a causa del conflitto.
Si recava, allora, alla frontiera tra la Moldavia e l’Ucraina e precisamente a Palanca dove non gli veniva consentito di lasciare il Paese a causa dell’impossibilità per tutti i cittadini maschi dai 18 ai 60 anni di lasciare il territorio Ucraino(decreto n. 64/2022) perché “arruolabili” nel conflitto armato Ucraina /Russia.
Si recava all’Ufficio arruolamento della sua città per ottenere un visto per lasciare il Paese . Gli veniva risposto che sicuramente non sarebbe stato arruolato date le sue condizioni di salute ma che comunque non sarebbe potuto uscire dall’Ucraina perché avrebbe dovuto sottoporsi a visita presso una Commissione medica apposita. Commissione medica che dall’inizio del conflitto ha, però, sospeso ogni attività.
E’ rimasto praticamente bloccato in Ucraina senza poter essere arruolato a difesa della Patria a causa delle gravi sue condizioni di salute e senza potersi recare in Italia per sottoporsi alle cure urgenti ed indifferibili per la Sua salute in mancanza delle quali non potrebbe sopravvivere. Né a tali cure potrebbe essere sottoposto negli ospedali del suo Paese che a causa del conflitto hanno sospeso le attività diagnostiche e terapeutiche non avendo farmaci da somministrare.
La Sua città è bombardata continuamente ed il sig. K. è solo e senza le cure necessarie. Se non potrà curarsi morirà certamente.
E’ necessario provvedere immediatamente alla sua evacuazione dalla Ucraina consentendo il suo passaggio da una delle frontiere per raggiungere l’Europa e quindi l’Italia.
Il sig. K, pertanto, attraverso le avvocate Angela Maria Bitonti del foro di Matera e Sonia SOMMACAL del foro di Belluno presentava un ricorso di urgenza ( art.39 Regolamento CEDU) alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo lamentando la violazione dell’art.2 CEDU da cui scaturisce l’obbligo positivo per lo Stato Ucraino di tutelare la salute e la vita del sig. K messa inutilmente a rischio, senza cioè che possa essere utile alla Causa Nazionale atteso che per le sue condizioni di salute non potrebbe andare a combattere.
Non consentirgli di uscire dall’Ucraina, equivale a lasciarlo morire lentamente ed inesorabilmente.
La Corte Edu ha chiesto urgenti spiegazioni al Governo Ucraino in merito alla presunta violazione lamentata a cui lo Stato dovrà rispondere nel più breve tempo possibile.
E’ fondamentale che anche in tempo di guerra vengano garantiti e rispettati i diritti fondamentali dell’Uomo ed in particolare dei civili che non entrano nel conflitto. La convenzione dei diritti umani di cui anche l’Ucraina è firmataria riconosce la supremazia dei diritti fondamentali dell’uomo e della libertà individuale sopra qualunque potere politico e come valore irriducibile ed inalienabile che le ragioni di Stato possono limitare solo quando si tratta di tutelare la società democratica e sempre e soltanto con gli strumenti delle democrazie.
Infrangere una norma della convenzione EDU non è una violazione di legge qualunque ma rappresenta il ripudio di una conquista del pensiero sul valore dell’uomo che sta sopra ogni forma di potere.