Raffaello de Ruggieri, già Sindaco di Matera, ha inviato una nota sulla nomina del lucano Antonio Calbi a direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. Di seguito il testo integrale.
La batosta di Parigi: l’esilio dorato di Antonio Calbi
Continua, con mestizia, la conta dei lucani che con dignità e prestigio servono il mondo fuori della propria terra.
Ultimo in ordine di tempo, è il sammaurese Antonio Calbi, ancora impigliato, in un estremo tentativo di “restanza”, nel piccolo gancio della direzione artistica della Fondazione Zétema di Matera.
Oggi la sua nomina a direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi risveglia un sopito orgoglio lucano ed appaga il dormiveglia di una comunità rassegnata.
Io non posso festeggiare il successo internazionale di un figlio della Basilicata, perché il suo prestigioso riconoscimento racchiude una sconfitta abissale della nostra terra, sempre più inaridita dalla desertificazione progressiva di giovani energie e di talenti in fuga.
Eppure, dopo levincenti esperienze di Milano e Roma e l’ultima gratificantein Siracusa, quale sovrintendente dell’Istituto del Dramma Antico e degli spettacoli classici nell’imponente teatro greco, Antonio Calbi voleva fermarsi in Basilicata per impiantare fecondi percorsi di azione e di produzione culturali.
Le esperienze maturate, la competenza riconosciuta e l’infinito numero delle coltivate alleanze (nazionali ed internazionali) rappresentavano i naturali presupposti di un esemplare modello lucano della cultura.
Dimenticando l’amarezza degli esili e delle sterilizzazioni subìte nella fase storica della Fondazione Matera-Basilicata 2019, Antonio Calbi, con ricomposto spirito di missione, era pronto con la zappa della conoscenza a vangare e a fertilizzare il campo culturale della sua terra.
In quest’ultimo anno è iniziato un mortificante pellegrinaggio tra istituzioni “distratte” o già “esposte” e soggetti privati impreparati alla rivoluzione culturale proposta.
Antonio Calbi era troppo “ingombrante” per governare la rigenerata Fondazione Matera-Basilicata 2019 e/o per consolidare i molteplici fermenti regionali in vincenti imprese culturali.
Il cinismo dei silenzi è stato sconfitto solo dall’abisso delle inerzie!
Di fronte alla impalpabilità degli interlocutori Antonio Calbi non poteva fermarsi. Si è candidato al prestigioso incarico parigino superando la folta selezione e occupando uno dei ruoli culturali più carismatici d’Europa.
Provo ad immaginare il giorno dell’Epifania di un lontano anno, quando il parroco di San Mauro Forte, riuniti i bambini del paese per portare in processione la statuetta del Bambino Gesù, al termine della cerimonia impartiva la benedizione alle giovani vite.
E vedo la mamma di Antonio Calbi che, fiera e preveggente, a voce alta scandisce un detto antico:
“stu figlio mmio è cchiù bello di tutti,
cumm a lu grano sopa a l’ati frutti”.
Oggi che Antonio è stato elevato a rango di ambasciatore della cultura italiana nel mondo, perché Parigi, culturalmente, è il mondo, sua madre vive vittoriosa la profezia sammaurese di un figlio che come il grano svetta su tutti gli altri frutti della terra.
Può la comunità lucana esprimere l’uguale sentimento di vittoria?
I rituali compiacimenti di facciata non mi incantano!
Avrei voluto che Antonio Calbi cantasse la marsigliese contadina di Rocco Scotellaro non nella opulenza storica dell’Hotel de Galliffet in Rue de Varenne 50 a Parigi, ma sulla svettante Torre Normanna di Tricarico.
Unicuique suum
Matera, 4 luglio 2023