“Abbiamo il dovere di ricordare una pagina buia della storia ma non possiamo far cadere nell’oblio come vinse l’amore. Un pensiero ai tanti uomini che hanno rischiato la vita anche per salvare un solo ebreo. Il male va contrastato con la cultura”
“Il 27 gennaio del 1945, giorno in cui vengono abbattuti i cancelli di Auschwitz, il più grande campo di concentramento, è diventato il simbolo di orrori e inaudite violenze che hanno interessato la storia più buia del nostro continente. Sono passati 75 anni da quel giorno ma in noi è ancora vivo un peso immane e lo sgomento di quella sofisticata macchina di morte che l’uomo architettò per sterminare 17 milioni di persone, tra cui 6 milioni di ebrei europei.Il genocidio prevedeva l’eliminazione del ‘diverso’: disabili, malati mentali, dissidenti politici, sinti, omossessuali, rom, non-ariani come ungheresi, polacchi sloveni e altre categorie che subirono torture indicibili, esecuzioni sommarie, esperimenti, molti furono lasciati morire di fame e di freddo. Il numero dei bambini e degli adolescenti che perirono nell’Olocausto fu drammaticamente alto, per i nazisti erano inutili bocche da sfamare e il loro sterminio fu coscientemente perseguito per eliminare il popolo ebreo. Lo storico polacco EmanuelRingelblum, nel’42 scrisse ‘Anche nei tempi più barbari, una scintilla umana brillava anche nel cuore più crudele e i bambini furono risparmiati. Ma la bestia hitleriana è molto diversa. Essa divora i più cari a noi, quelli che suscitano la massima compassione, i nostri figli innocenti’.Un progetto delirante quello del terzo Reich che si fondava su folli teorie razziali dove la diversità non era tollerata e si impose un falso fondamento scientifico sull’inferiorità e la superiorità razziale. In nome dell’insensata gerarchia della razza che voleva quella ariana al di sopra di tutte, l’uomo ha distrutto l’umanità. La Germania nazista ha espropriato tutti i diritti degli ebrei e di molti altri uomini, donne e bambini, perseguitandoli, umiliandoli e marchiandoli, provocando prima la morte civile e poi quella fisica. La minuzia scrupolosa e moderna con la quale costruirono questa macchina infernale, ci pone difronte ad un abisso mostruoso, ancora oggi inspiegabile. Noi tutti abbiamo il diritto e il dovere di conoscere queste pagine dolorose della storia dell’Europa, perché non si ripetano più barbarie e orrori simili. Nessuno di noi si può sentire estraneo a questi fatti. La testimonianza, le storie e la memoria devono continuare a essere trasmesse e commemorate. I nostri ragazzi devono sapere, conoscere e indagare attraverso progetti scolastici, all’interno del nucleo famigliare, attraverso esperienze di lettura, perché senza memoria viene meno il diritto di scegliere e si diventa schiavi e non cittadini”. Parole, quelle pronunciate dal presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala, durante l’omaggio istituzionale tenutosi nell’Aula consiliare per ricordare insieme il “Giorno della memoria”, tese a richiamare l’attenzione su quanto sia importante alimentare sempre il desiderio di comprensione, l’assoluta virtù della mente, per prendere le distanze dal male.
“Il disegno dei totalitarismi nel mondo – ha ricordato Cicala – inizia a realizzarsi quando si vuole cancellare il passato. I libri diventano pericolosi, così nazismo e fascismo li bruciano, lo stalinismo li riscrive manipolando la storia e le immagini, eliminando così definitivamente il ricordo. Nonostante studiosi, filosofi e sociologi di tutto il mondo abbiano cercato di dare risposta al motivo di tanto orrore, molte domande non hanno trovato spiegazione, tanto è incomprensibile il buco nero che ha inghiottito anni di pensiero, sviluppo sociale e civile per la libertà e i diritti dell’uomo. Il male che si insidia nelle menti dei negazionisti è lo spettro dell’antisemitismo che, insieme al virus dell’intolleranza e della violenza, devono essere contrastati con strumenti garanti della democrazia e della libertà: la cultura e la conoscenza”.
Una giornata per volgere lo sguardo al passato, comprenderlo, riflettere e meglio affrontare il futuro, una giornata che diventa monito e motivazione, insegnamento e ispirazione per non reiterare atti di bassa umanità come quelli che in questi ultimi giorni hanno colpito l’intera comunità lucana. “Il mio invito – ha affermato il Presidente del Consiglio regionale – è di riflettere non sui colpevoli ma sul problema, sulla crisi dei valori e sul relativismo che sta affrontando la società moderna. Non saper distinguere il bene dal male crea mostri e spegne le coscienze. Gli atti di intolleranza verbali e fisici infatti, violano la dignità umana, feriscono l’intera società e comprimono i valori quali la convivenza e la libertà di tutti. Le Istituzioni hanno il dovere di dare risposte di legalità ma allo stesso tempo promuovere con più efficacia i diritti fondamentali di uguaglianza e rispetto reciproco. La nostra responsabilità, quella degli educatori, delle famiglie e dell’intera società solidale è di incentivare l’accettazione dell’altro e farne coglierne il valore”.
Idea portante del messaggio di Cicala quella di tramandare la memoria e favorire la speranza attraverso la cultura, l’incontro e la reciproca conoscenza. “Vorrei condividere con voi un importante dato – ha affermato. Nel profondo male dei campi di concentramento furono compiuti atti eroici di bene. Testimonianze d’amore che salvarono moltissime vite e infondono speranza all’intera umanità, a dimostrazione che, come appare spesso nella Bibbia, anche se l’uomo è capace di compiere un male enorme, quest’ultimo non avrà mai l’ultima parola. Quindi, oggi abbiamo il dovere di ricordare una pagina buia della storia ma non possiamo far cadere nell’oblio come vinse l’amore. Oltre ai tanti ebrei che tra di loro dimostrarono gesti di grande aiuto e carità, vorrei anche citare i 20.000 ‘Giusti tra le nazioni’, i non ebrei che hanno rischiato la propria vita anche per salvare un solo ebreo dal genocidio. Le loro storie ci esortano alla pace e scuotono le nostre coscienze”.
A conclusione dell’intervento il riferimento alla Costituzione italiana. “La nostra Carta Costituzionale nasce dopo la seconda Guerra Mondiale – ha precisato Cicala – dopo la Shoah e sancisce i principi fondamentali, garantendo la democrazia. Ci indica la via della tolleranza, della libertà, dei diritti e dei doveri per una convivenza pacifica tra i cittadini che hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Il mio impegno verso i giovani – ha detto Cicala – è animato da questi motivi, riavvicinarli alle Istituzioni, alla legalità, all’educazione civica e a quei valori che l’Italia, nel cuore dell’antica Europa, ha saputo riconoscere dopo aver vissuto grandi fallimenti, guerre, atti di violenza e intolleranza. Da queste ceneri nasce la Costituzione italiana, il faro che illumina il nostro cammino”.
Subito dopo l’intervento del presidente del Consiglio, l’attore e regista Dino Becagli ha interpretato la poesia “La farfalla” di Pavel Friedmann, un ragazzo deportato a Terezin, in un ghetto ebraico della Repubblica Ceca e poi morto nel campo di sterminio di Auschwitz, un brano tratto dal racconto che Shlomo Venezia, ebreo di Salonicco di nazionalità italiana, scomparso all’età di 89 anni, ha fatto agli studenti della Provincia di Potenzain occasione del viaggio della memoria nel 2011 ai campi di sterminio di Birkenau e di Auschwitz e, in ultimo, la poesia Shemà, il testo di 23 versi liberi che fa da apertura all’opera di Primo Levi “Se questo è un uomo”. Dalle poesie alla musica con la performance di Giuseppe Loisi, studente del Conservatorio Gesualdo da Venosa di Potenza che ha interpretato con la tromba il brano “Il silenzio”.