Riceviamo e pubblichiamo la nota di Lorenzo Creanza, presidente Siap, per ricordare il 19^ anniversario della strage di via Capaci e quella di via D’Amelio.
Quest’anno, in occasione del 19^ anniversario della strage di Capaci e quella di via D’Amelio, a differenza degli anni passati, le cui ricorrenze sono state ufficialmente svolte con convegni e dibattiti in onore di quanti hanno lottato per la difesa della legalità, fornirò il mio significativo contributo con un momento di riflessione nel luogo della strage di Capaci, esattamente sull’autostrada Palermo–Trapani ove sono erette in entrambe le corsie i monumenti sui quali sono impressi i nomi di Falcone e Borsellino e dei colleghi della scorta.
Raggiungo volentieri la Sicilia non solo per gli affetti familiari che mi legano a quella Terra, ma soprattutto mi riempio di commozione ancora oggi per aver lavorato negli anni ‘70 alle dipendenze del Procuratore della Repubblica, dott. Cesare Terranova, presso la procura di Marsala, anch’egli, purtroppo, ucciso dalla mafia.
Il mio saluto lo dedicherò al monumento eretto nel luogo in cui l’eroe-magistrato, con la moglie ed i colleghi della scorta hanno perso la vita, commemorando, ma soprattutto onorando la loro memoria, accomunando il mio affetto ad altrettanti sentimenti di solidarietà al giudice Borsellino e a coloro che, con lui, hanno sacrificato la loro esistenza, per quell’ideale di libertà, onestà e democrazia che deve avvicinare tutti noi italiani.
E’ ovvio che per quello che hanno fatto i magistrati Falcone e Borsellino non possono essere dimenticati dalla popolazione civile. Accadde esattamente in un pomeriggio d’estate del 1992, episodio che cambiò la nostra vita, il nostro sentimento, davanti ad una efferatezza balistica che stroncò la vita al magistrato Falcone, alla moglie ed ai colleghi della scorta.
Ma oggi c’e’ una coscienza più diffusa che non dimentica che si aggrega e da man forte a tutta la società civile nella convinzione che fare memoria sia un impegno, un dovere di fronte a quanti sono stati uccisi per mano delle mafie, un impegno verso i familiari delle vittime verso la società tutta, ma prima ancora verso le nostre coscienze di cittadini, di laici e di cristiani, di uomini e donne che vivono il proprio tempo senza rassegnazione.
Dobbiamo avere il coraggio di rompere il silenzio per costruire una verità in una società che è andata smarrita. Quest’aspetto allarmante, che coinvolge anche noi cittadini lucani, deve essere visto sia sotto l’aspetto giuridico, ma soprattutto da un punto di vista morale atteso che la Chiesa e scuola sono sempre più ignave sotto questo aspetto. Esse devono riprendere il vecchio metodo del percorso educativo.
Sono i giovani delle parrocchie, poco dediti alle frequentazioni politiche. Sono coloro che hanno scoperto i veri valori di una società ,sono i giovani che ogni hanno a bordo della nave della legalità partendo da Napoli raggiungono Palermo e l’albero di Falcone per rendere omaggio agli eroi della legalità.
Sono timide analisi degli addetti ai lavori per diffondere questi principi sani verso coloro che sono poco inclini alla chiarezza o alla sobrietà. Purtroppo le inchieste giudiziarie che vedono coinvolti personaggi di rilievo della vita pubblica, ci devono vedere intensamente impegnati ad offrire spunti che spero possano rivelarsi proficui per riportare la legalità in ogni parte del Paese dove il malaffare imperversa e tralascia i problemi della gente, quella umile e indigente, come dalla recente statistica affiora che la Basilicata si trova nella lista di una regione nella soglia della povertà.
Manca in questi ultimi tempi il pudore di chi svolge incarichi pubblici e con responsabilità gestionali e con esso le persone delle Istituzioni e della politica che si devono occupare delle persone che soffrono, dei ceti più deboli e delle famiglie. Siamo costretti a vivere in una società trash con tanti furboni e tanti arrivisti.
L’essere rispettosi, gentili, educati ci spinge verso un nuovo processo, verso una vitale combinazione di energie, di volontà, di risorse etiche.
La Basilicata soffre e piange per la vicenda Elisa Claps, ma anche per altri delitti per i quali ci auguriamo che mai più avvengano sottovalutazioni simili. Famiglia, GIUSTA.
Riscopriamoli pure noi questi valori che la società trash ci ha fatto da tempo immemore dimenticare. Del resto, le risultanze delle inchieste,degli scandali, degli avvenimenti tragici che si susseguono quotidianamente, ci fanno sempre di più allarmare, e confermano che la gente brava e coraggiosa si vuole risvegliare non con le minacce, ma desiderosa di regole e di giustizia e di educazione, soprattutto quella che ci aiuta a far crescere bene i nostri figli secondo fini di civiltà.
La società del pudore ,quella che rispetta il prossimo e che si emoziona avrà la prevalenza. Esse devono riprendere il vecchio metodo del percorso educativo. Forse la scuola riuscirà a ripristinare l’insegnamento dell’educazione civica. In questo modo i Falconi ed i Borsellino saranno ricordati come esempio da imitare. Si costruirà, finalmente, una società fondata sul dovere e sulla dignità. Saranno sempre più emarginati i vari bulli.
Avremo una società a misura d’uomo. Una società che non urla e non schiamazza. Noi siamo cresciuti nella società dell’utopia e del fare bene. Pur avendo contezza dei ritardi delle Istituzioni abbiamo apprezzato la sensibilità di giudici e delle forze dell’ordine nel voler venire a capo di riprovevoli forme di criminalità e di violenze.
Bisogna fare di più contro la criminalità organizzata perche le mafie impediscono di sperare nel futuro e le prime vittime di questo sono i giovani. Per esempio, di non mettere in discussione la legge sulle intercettazioni, quale strumento efficacissimo nella lotta alle mafie e alla malapolitica.
In questi ultimi tempi anche in Basilicata è venuta a mancare “la società del pudore”.
Lo testimoniano le vicende giudiziarie che hanno visto coinvolti personaggi pubblici e con responsabilità di gestione e questi sono ripugnanti episodi.
Quella di Henry era una severa diagnosi di quello che stiamo vivendo oggi e di cui pochi sono consapevoli.
Noi stiamo andando verso la barbarie nelle relazioni più quotidiane,a livello di comunicazione, a livello politico, tra individui e gruppi , tra partiti e istituzioni.
Questo non è il testamento che ci hanno lasciato Falcone e Borsellino,”solo le loro idee camminano sulle nostre gambe”.
Lorenzo Creanza, presidente Siap