Si è spento nella notte scorsa all’età di 91 anni Mikhail Gorbaciov, ultimo leader dell’Unione Sovietica.
Il 21 settembre del 2001, durante le celebrazioni in piazza Vittorio Veneto, la città di Matera ha conferito a MiKhail Gorbaciov la cittadinanza onoraria, ricordata dal quadro che custodisce la pergamena dedicata su una parete all’ingresso della segreteria comunale, al sesto piano del Palazzo di Città (nella fotogallery in basso). Il 21 settembre 2001 Mikahil Gorbaciov fu rappresentato a Matera da uno suo stretto collaboratore.
Michele Capolupo
il Comune di Matera ricorda Mikhail Gorbaciov
La città di Matera, a seguito della scomparsa di Mikhail Gorbaciov, ricorda la figura del grande statista sovietico di cui ne è stato ultimo leader, ma soprattutto instancabile sostenitore della pace, che ha creato una breccia nel desiderio di libertà per i russi. La sua lotta ha mutato la guerra fredda in Europa e nel mondo hanno di fatto mutato lo scenario storico internazionale, il suo impegno per la pace è un’eredità da non dimenticare e del tutto attuale oggi. “Uniamo il suo ricordo – sottolinea il Sindaco Bennardi – alla data del 21 settembre del 2001, quando durante le celebrazioni in piazza Vittorio Veneto, la città di Matera attraverso il Consiglio Comunale, conferì a Mikhail Gorbaciov la cittadinanza onoraria, ricordata con una pergamena dedicata su una parete all’ingresso della segreteria comunale, nel Palazzo municipale.
Di seguito la biografia di Mikhail Gorbaciov
È morto Mikhail Gorbaciov. L’ultimo leader dell’Unione Sovietica aveva 91 anni. In precedenza era stato reso noto che era ricoverato in ospedale. “Questa notte, dopo una grave e prolungata malattia, Mikhail Sergeyevich Gorbaciov è morto”, recita il comunicato diffuso dal nosocomio e riportato dalla Tass. Sarà sepolto nel cimitero di Novodevichy a Mosca, nella tomba di famiglia, accanto alla moglie Raisa.
Gorbaciov fu l’ultimo segretario generale del Pcus e l’ultimo presidente dell’Urss. Fu lui ad avviare il processo di apertura della società sovietica passato alla storia come perestroika, a promuovere la glasnost (trasparenza), a segnare il cammino che portò nel 1991 al crollo dell’Unione sovietica e alla fine della guerra fredda.
La vita e l’ascesa politica
Nato il 2 marzo 1931 a Privol’noe, in provincia di Stavropol’, nel Sud della Federazione russa, da una famiglia di agricoltori, nel 1955 Gorbaciov si laurea in giurisprudenza all’Università Lomonosov di Mosca. Lì, durante una festa nella casa dello studente di Sokolniki, conosce Raisa Maksimovna Titarenko, che studia sociologia e filosofia. Se ne innamora subito e la sposa poco dopo. Un’unione durata fino alla morte di lei, avvenuta a Muenster, in Germania, nel settembre 1999.
La carriera politica di Gorbaciov inizia nel 1970, quando viene nominato primo segretario del partito a Stavropol. Dieci anni dopo torna a Mosca come membro a pieno titolo del Politburo: è il più giovane di tutti. Rafforza la propria posizione sotto le ali protettive di Jurij Andropov, capo del Kgb e originario anche lui di Stavropol. Viaggia spesso all’estero e nel 1984 incontra per la prima volta l’allora primo ministro britannico Margaret Thatcher, “un osso duro” con cui stabilirà poi un rapporto di stima e fiducia.
L’anno dopo, con la morte di Kostanntin Cernenko, è il suo turno. L’11 marzo 1985 diventa segretario generale del Pcus: ha solo 54 anni, una svolta generazionale dopo un lungo periodo di gerontocrazia.
Glasnost e perestroika
Il 1986 è già un anno cruciale, che rafforza le attese e le speranze, in Urss come nel resto del mondo, legate alla nuova leadership sovietica. A febbraio Gorbaciov lancia le sue parole d’ordine, glasnost (trasparenza) e perestroika (ristrutturazione), per portare una inedita ventata di libertà nei media e nell’opinione pubblica e per riformare un sistema economico sempre più stagnante. In ottobre invece si incontra con l’allora presidente americano Ronald Reagan a Reykjavik, in Islanda, per discutere la riduzione degli arsenali nucleari in Europa, suggellata l’anno successivo dalla firma di uno storico trattato. Nel luglio del 1991 fa il bis con George Bush: lo ‘Start 1’ per una forte riduzione delle armi nucleari strategiche.
Morto Gorbaciov. L’ultimo Segretario generale, il primo riformatore
Gorby, come ormai viene amichevolmente chiamato in Occidente, riabilita anche i dissidenti più celebri, a partire dal fisico Andrei Sakharov, dopo otto anni di confino. Il percorso democratico interno avanza, le riforme economiche meno. Il potere viene spostato dal partito agli organi legislativi eletti a suffragio universale e nel marzo del 1989 ci sono le prime libere elezioni: una data storica. Nel 1990 il ricostituito Congresso dei deputati del popolo elegge Gorbaciov presidente, con più ampi poteri. Nel frattempo sono cambiate la geografia e la storia dell’Europa, che per il padre della peretroika deve diventare “una casa comune”. Il 9 novembre 1989 crolla il Muro di Berlino, il simbolo della guerra fredda, seguono le rivoluzioni di velluto nell’Europa centro-orientale e la riunificazione della Germania.
Tutto con il benestare di Gorbaciov, che nel 1989 ritira anche le truppe dall’Afghanistan. Nello stesso anno compie due visite storiche: in maggio a Pechino, dove Cina e Urss riallacciano i rapporti interrotti trent’anni prima; il primo dicembre in Vaticano da Wojtyla, primo leader sovietico ad incontrare un Papa. Inevitabile, e meritato, il Nobel per la pace nel 1990.
Il crollo dell’Urss
Il 1991 è un anno drammatico. In agosto viene sequestrato per tre giorni nella villa presidenziale in Crimea, vittima di un golpe dei comunisti conservatori spento solo dalla coraggiosa resistenza del presidente russo Boris Eltsin. L’8 dicembre lo stesso Eltsin firma con Ucraina e Bielorussia la nascita della Csi, la Comunità di Stati indipendenti: è la fine dell’Unione Sovietica. Impotente e ormai impopolare dopo le sue riforme troppo lente e prudenti, inviso anche per la sua crociata contro la vodka, umiliato nel duello con l’esuberante Eltsin, Gorbaciov getta la spugna poche settimane dopo, il giorno di Natale.
Le dimissioni di Gorbaciov: “Metto fine alla mia opera di presidente dell’Urss”
Nella sua biografia restano alcune ombre, come l’invio del carri armati in Lituania contro le prime aspirazioni indipendentiste o la catastrofe nucleare di Cernobyl nel 1986, passata sotto silenzio per diversi giorni nonostante la glasnost. Ma i suoi meriti storici prevalgono di gran lunga, nonostante l’impopolarità o l’indifferenza tra i russi, che non gli perdonano il crollo dell’Urss. Il suo impegno a favore della pace, della democrazia e dell’ambiente è continuato sino a poco tempo fa, tra conferenze, incontri e critiche aperte alla deriva autoritaria di Vladimir Putin. Anche se nel 2014 era tornato a difenderlo come paladino degli interessi russi, a partire dall’annessione della Crimea, contro l’imperialismo Usa. Ma chiedendo anche, fino alla fine dei suoi giorni, di evitare il rischio di uno scontro nucleare.
Le reazioni internazionali
Putin ha espresso il suo “profondo dolore” annunciando che lo manifesterà direttamente ai parenti e agli amici del leader scomparso. Di tutt’altro tenore l’omaggio del premier britannico uscente Boris Johnson: “Sono rattristato di apprendere della morte di Gorbaciov. Ho sempre ammirato il coraggio e l’integrità con cui egli portò la guerra fredda a una conclusione pacifica. In un tempo segnato dall’aggressione di Putin all’Ucraina, il suo impegno senza risparmio per aprire la società sovietica resta un esempio per tutti noi”.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ne ha elogiato “straordinaria visione” definendolo un “leader raro”, con la capacità di vedere che un futuro diverso era possibile e il coraggio di rischiare la sua intera carriera per realizzarlo. “Il risultato è stato un mondo più sicuro e una maggiore libertà per milioni di persone”, ha dichiarato. Biden ha ricordato l’incontro alla Casa Bianca nel 2009 durante la sua vicepresidenza e il confronto sugli sforzi degli Stati Uniti e della Russia per ridurre le loro scorte nucleari. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres lo ha definito “un uomo di Stato unico, che ha cambiato il corso della storia”.
La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha salutato Gorbaciov come un “leader fidato e rispettato” che “ha aperto la strada a un’Europa libera”. Il suo “ruolo cruciale” nell’abbattere la cortina di ferro, che simboleggiava la divisione del mondo in blocchi comunisti e capitalisti, e nel porre fine alla guerra fredda ha lasciato un’eredità che “non dimenticheremo”, ha scritto su Twitter.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha descritto su Twitter Gorbaciov come un “uomo di pace”, che “ha aperto una strada di libertà per i russi. Il suo impegno per la pace in Europa ha cambiato la nostra storia comune”.