E’ morto Pietro Ingrao, cordoglio del segretario lucano del PD Luongo.
“Con Pietro Ingrao scompare un appassionato e lucido protagonista della storia della sinistra italiana e della democrazia repubblicana, che ha rappresentato un costante punto di riferimento ideale e morale per diverse generazioni di giovani avvicinatesi alla militanza politica negli anni’70 e 80.
Alle nuove generazioni, Ingrao lascia il rigoroso esempio di un pensiero libero ed inquieto, mai dogmatico e convenzionale ma sempre attraversato dal dubbio.
I democratici lucani, nel ricordare affettuosamente la straordinaria testimonianza di vita di Ingrao e l’originalità intellettuale del suo stile e linguaggio, esprimono ai suoi familiari i sentimenti del più profondo cordoglio.”
Scomparsa Piero Ingrao, nota di Maria Murante, Coordinatrice regionale SeL Basilicata
Con la scomparsa di Pietro Ingrao ci lascia – com’è stato abbontantemente ricordato – un pezzo centrale di storia Repubblicana. Un galantuomo, un sognatore, un comunista – come egli amava ripetere. Una figura di dirigente politico e intellettuale a tutto tondo, che seppe farsi interprete di una epoca di grandi cambiamenti, quale fu quella a cavallo tra gli anni ’50 e gli anni ’60. Un periodo in cui la società italiana conosceva uno sviluppo capitalistico originale che non sempre il Partito Comunista, di cui fu autorevole e amato rappresentante (il più amato) seppe cogliere, a partire dalle timidezze con cui venne accolto quello che, all’indomani del XX° Congresso del Pcus, fu immaginato come nuovo corso antistaliniano. Timidezze che impedirono allo stesso Pci una riflessione critica sui fatti d’Ungheria e che, in quel frangente, lo stesso Ingrao non colse quale momento di rottura: sarà il cruccio che, insieme alla radiazione dal partito del gruppo de Il Manifesto, lo accompagnerà per tutta la vita.
Ma a cavallo di quegli anni un’altra riflessione si affermava tra quelle comuniste e quei comunisti che provarono a interagire con la ‘bonaccia delle antille’ in cui il Pci era immerso, non riuscendo a cogliere fino in fondo i caratteri innovatori ed espansionistici del nuovo corso capitalistico a cui faceva da corollario un nascente centrosinistra che aveva, nelle intenzioni, l’ isolamento dei comunisti e la rottura nel mondo del lavoro . Questa volta Ingrao, riprendendo il tema della ‘rivoluzione passiva’ introdotta da Gramsci, non si lascia persuadere dal continuismo e, durante i lavori dell’XI Congresso (1966) pratica, per la prima volta, il dissenso, declinandolo con il tema della democrazia socialista e dell’unità delle forze anticapitaliste.
Un acuto intellettuale organico, pregno di una tensione etica e di una carica ideale di cui erano capaci quelle generazioni che si erano formati durante il fascismo e durante le guerra antifascista… ma anche un romantico nel senso più pieno del termine, capace di porre al centro della sua riflessione quel dubbio di cui andava fiero.
É stato un combattente senza armi, rifiutando il cammellamento delle truppe e l’organizzazione dei rancori come strumenti della battaglia politica, anticipando ben più contemporanei movimenti che hanno acquisito – anche grazie al suo insegnamento – la categoria della pace e della non violenza come fondanti l’agire politico.
La sua riflessione rimarrà un monito, convinti che la battaglia delle idee – quella rivoluzione emancipatrice degli ultimi – non appartiene a un destino inesorabilmente tramontato, ma alla storia della umanità.