Gabriella Capozza, responsabile plesso scuola secondaria Cappelluti di Maera, fa il punto della situazione che riguarda le aule richieste dall’Istituto Stigliani e concesse dalla scuola media Nicola Festa e dal plesso di via Cappelluti.
In questi giorni di confusione cittadina rispetto all’inizio dell’anno scolastico, numerosi sono stati i comunicati pubblicati sui social riguardo alla questione delle aule dello Stigliani e della Nicola Festa.
La tristezza è proprio in questo scontro. Le due scuole hanno lavorato per anni in continuità, molti insegnanti del musicale sono stati per anni in comune con quelli della Nicola Festa, non solo, molti ragazzi del musicale sono ex alunni della Festa che, avendo acquisito il gusto e il piacere della musica durante il percorso di studio alla scuola media hanno scelto di proseguire aĺ musicale Tommaso Stigliani. E’ con questo spirito che, chi scrive, ieri è salita sul piano della scuola di Cappelluti riservata allo Stigliani. Speravo di incontrare Ornella, temevo di incontrare Ornella. Temevo perché è triste vedere che i ragazzi vengano strumentalizzati per sollecitare le istituzioni a compiere un dovere sacrosanto che è il diritto allo studio. Chi scrive è responsabile del plesso di Cappelluti per la scuola secondaria di 1° grado sa benissimo che i tempi di esecuzione dei lavori sono slittati per incuria ed inadempienze delle istituzioni che, nonostante i numerosi sopralluoghi, non hanno mai prodotto la documentazione utile alla realizzazione in tempo, dei lavori di adeguamento delle aule. Sono convinta che l’accordo raggiunto non ha prodotto condizioni di benessere per i ragazzi i quali non hanno un bagno decoroso, non hanno un accesso sicuro, non hanno uno spazio adeguato in entrata. Ancor peggio va agli insegnanti che non hanno un luogo dove sedersi per correggere un compito, un luogo in cui apporre libri, registri, tablet e tutti gli “attrezzi del mestiere”. Ma questo è nulla rispetto all’esempio che stiamo dando in questo momento. Forse la mia età mi spinge a pensare che non avrei voluto la scuola del conflitto ma quella della collaborazione, non quella della lotta e deĺla rabbia ma quella della solidarietà e dell’aiuto. Avrei gradito immaginare un tavolo di confronto in cui da educatori, quali siamo, o quali dovremmo essere, potessimo dare un esempio alle istituzioni lente e poco organizzate, mostrando che il nostro intento è rivolto alla formazione di cittadini consapevoli ed educati, capaci di fare meglio dei loro padri e dei loro nonni, cittadini europei di spessore, degni di accogliere e rappresentare la città del 2019.
È un sogno….i ragazzi sono migliori degli adulti e da domani a Cappelluti gli alunni che avevo tra i miei banchi e Ornella fra gli altri, scenderanno al piano sottostante ad abbracciarmi.