Emergenza profughi ucraini, appello sindaco di Matera Bennardi: “E’ urgente avviare hub regionale e definire strategie comuni per accoglienza e assistenza sanitaria”. Di seguito la nota integrale.
Sull’emergenza profughi ucraini, è necessario prepararci ad una strategia comune tra Regione e Comuni, basata su due filoni fondamentali, l’accoglienza e l’assistenza sanitaria.
I profughi ucraini arrivati in Italia e in Basilicata come nella stessa Matera, sono solo una parte iniziale di un fenomeno che è destinato ad aumentare già nei prossimi giorni e settimane.
Dopo la Polonia l’Italia è il primo Paese europeo per presenza di cittadini ucraini 230mila in totale secondo i dati Eurostat, con il ricongiungimento familiare sono molti i profughi che quindi intendono trovare asilo in Italia, le autorità prevedono almeno 700mila persone in arrivo.
La Basilicata, come hanno già fatto altre regioni, dovrebbe subito prepararsi ad una strategia comune che consideri oltre che l’accoglienza anche l’assistenza sanitaria di concerto con Prefettura e Comuni. Sarebbe in arrivo il decreto del Governo che garantirà ai profughi ucraini di soggiornare regolarmente in Italia, di lavorare, di accedere alla scuola e ai servizi sanitari, e di ricongiungersi ai familiari.
A regolamentare e organizzare l’attività di accoglienza in questo momento c’è una pluralità di istituzioni e organizzazioni, l’Europa con le sue direttive, l’ufficio immigrazione del Ministero del lavoro, perché per poter lavorare sarà necessario comunque richiedere il permesso di soggiorno in Questura, le stesse Questure, le Prefetture e le Regioni, oltre ai Comuni.
Sul versante dell’accoglienza per ora sta avvenendo in Italia prevalentemente presso familiari già presenti nel Paese o presso privati italiani. Ma il Governo ha previsto di attivare 5mila nuovi posti nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) e 3mila nella rete del sistema di accoglienza e integrazione gestito dagli enti locali (Sai).
Sono molto d’accordo con il delegato dell’Anci per l’immigrazione e sindaco di Prato, che ha chiesto al Governo di riconoscere un aiuto economico alle famiglie che si occupano dell’accoglienza, siano italiane o ucraine, perché purtroppo è impensabile che queste spese possano ricadere sui servizi sociali dei Comuni, specie per quelli che per motivi tecnici non possono offrire contributi. Nel caso di Matera, il Comune deve attendere l’approvazione del Bilancio in consiglio e se ne riparla di almeno quindici giorni, che possono diventare un’eternità per chi è costretto a fare accoglienza già da queste ore.
Un altro tema molto importante è la tutela dei minori, accompagnati e soprattutto dei non accompagnati, parliamo quindi di bambini che provengono da orfanotrofi o sono mandati all’estero dai genitori. Per loro serve un affiancamento, anche psicologico oltre che sanitario.
Molte Regioni, hanno istituito task force dedicate. La Regione Lazio ha individuato 10mila posti letto sul territorio regionale. La Campania ha riattivato il Covid residence all’ospedale del Mare (160 posti). E’ necessario che anche la Regione Basilicata acquisisca subito questo ruolo di cabina di regia e ci metta nelle condizioni di accogliere i profughi nel più breve tempo possibile. L’accoglienza richiede però tempestività, risorse, organizzazione e coordinamento.
Sull’assistenza sanitaria, anche qui massima deve essere l’attenzione e quindi il coinvolgimento delle aziende sanitarie locali, per permettere ai profughi un primo screening e le vaccinazioni come anche quelle pediatriche, e ottenere così la tessera sanitaria provvisoria. Il Veneto ha attivato 26 centri diffusi sul territorio e nelle principali stazioni per accogliere i profughi con team composti da medici, sanitari, interpreti e psicologi. E alcune Regioni stanno stanziando fondi: la Calabria ha destinato 4 milioni ai Comuni per “rifunzionalizzare” abitazioni per i profughi e 1,2 milioni per le spese di accoglienza. Se avessimo avuto gli Hotel Covid, potevamo mettere quelli a disposizione ma non hanno mai avuto seguito, nonostante molte sollecitazioni anche dei sindaci. E purtroppo ci sono comuni come Matera, che non dispongono di strutture ricettive disponibili per l’accoglienza.
Il Comune di Matera farà la propria parte naturalmente, offriremo tutto il supporto possibile per l’accoglienza dei profughi con la Protezione Civile. Presso il servizio di Segretariato sociale comunale si potranno verificare le condizioni dei profughi, in particolare si accerterà se sia stata già realizzata l’identificazione, con il conseguente avvio del protocollo sanitario, in stretta sinergia con la Questura, la Prefettura e l’ASM. Il Segretariato analizzerà lo stato di bisogno degli individui che saranno inviati agli assistenti sociali del Comune per la presa in carico del singolo o dell’intero nucleo familiare, attivando il percorso previsto di accompagnamento laddove è necessario. I Servizio psico-sociali fruibili potranno essere offerti presso le ludoteche con l’avvio di percorsi di supporto psicologico, e laddove la Prefettura segnali la necessità di inserire madri e bambini all’interno delle comunità socio-educative per minori, resesi disponibili allo scopo, il Servizio Sociale si attiverà con la presa in carico delle persone avviate all’inserimento. L’assessorato alle Politiche Sociali inoltre, con la collaborazione dei dirigenti scolastici provvederanno a breve a un censimento dei posti liberi nelle classi a tempo prolungato per l’inserimento dei bambini provenienti dall’ucraina.
Stiamo partecipando in questi giorni a frequenti incontri presso la Prefettura di Matera, l’ultimo stamattina, proprio nel tentativo di definire strategie comuni tra i vari enti, organizzazioni e associazioni. La Prefettura con la Questura sta facendo un grandissimo lavoro di raccordo, recependo le disposizioni nazionali e coordinando le attività, ma occorre che venga istituito il comitato regionale e realizzato l’HUB regionale di cui si è parlato nel corso dell’incontro dell’8 marzo durante la riunione operativa in Regione, in definitiva occorra che la Regione Basilicata assuma quel ruolo di primo coordinatore dell’accoglienza e dell’assistenza sanitaria ai profughi con la collaborazione di tutti gli enti e istituzioni locali.