Festa della Liberazione, il messaggio ai ragazzi e giovani lucani di Giuliano (Garante infanzia e adolescenza Regione Basilicata)
La libertà non è un qualcosa di scontato ma un valore per il quale bisogna lottare ogni giorno.
Oggi festeggiamo il 75esimo anniversario dalla liberazione nazifascista e tutti insieme, giovani e meno giovani, dobbiamo essere uniti nello spirito della solidarietà e della fratellanza così come è sancito nella Costituzione. E se abbiamo riconquistati la libertà e la dignità e dato inizio alla democrazia e alla Repubblica, lo dobbiamo all’esempio di quelle donne e di quegli uomini che donarono la propria vita per liberare e far rinascere l’Italia.
E’ un dovere della scuola, ma oggi ancor di più di noi adulti per la segregazione dovuta all’emergenza sanitaria, far comprendere e trasmettere ai giovani questi fatti che, spesso, basano le proprie conoscenze su semplici impressioni, su slogan, su fonti di informazioni improvvisate.
L’augurio che mi sento di dare ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze è quello di perseguire, con l’aiuto dei loro genitori, nonni e insegnanti, il piacere della conoscenza di questi fatti del 1945, uniti a quelli del 2 giugno 1946,quando vi fu il referendum sulla scelta tra monarchia e repubblica e le elezioni per l’assemblea costituente; ed io vi aggiungerei il 18 aprile del 1948, data delle prime elezioni dopo l’entrata in vigore della Costituzione. Fatti, avvenimenti questi, che costituiscono l’unica strada per far crescere le basi della libertà nei nostri giovani.
Per Piero Calamandrei, padre Costituente, solo la scuola può compiere il miracolo di trasformare i sudditi in cittadini. Per fare ciò c’è bisogno che i ragazzi si innamorino della costituzione e la rendono viva con il loro impegno, la loro volontà e la loro responsabilità. L’offesa più grande che si fa alla Costituzione, secondo Calamandrei, è l’indifferenza alla politica soprattutto da parte dei giovani. A riguardo era solito raccontare una vecchia storiella dei due emigranti contadini che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte perché aveva paura delle onde altissime che faceva oscillare il piroscafo. Per questo domandò ad un marinaio se fossero in pericolo. E il marinaio rispose che se il mare continuava ad essere cosi agitato avrebbero resistito soltanto per mezzora prima di affondare. Allora corse dall’amico a riferirgli che entro mezzora il bastimento sarebbe affondato. Quello rispose che non gli interessava perché il bastimento non era suo. Questo è l’indifferentismo alla politica.
Se va a fondo il rispetto e l’applicazione della Costituzione va a fondo la solidarietà sociale, la solidarietà umana, la sorte comune. E con essa affonda la nostra libertà e la nostra dignità di uomo.
Oggi non sono più le ideologie assassine del secolo scorso a preoccuparci, bensì l’edonismo (la soddisfazione di piaceri forti e sempre nuovi, trasformando l’homo religiosus in homo economicus) e il relativismo etico, che assoggetta verità assolute al proprio interesse o tornaconto. Il bene Comune viene inteso solo se risponde agli interessi personali. Il desiderio di autorealizzazione conta più del bene comune.
Ed oggi noi ci rendiamo conto quanto è fallace questa nostra convinzione. Infatti dobbiamo pregare, sperare perchè tutti gli altri stiano bene per riacquistare la nostra libertà. Ed è proprio in questo contesto di disagio in tutti i settori della vita pubblica che dobbiamo suscitare nei giovani nuove capacità investendo di più su una loro formazione che guardi con maggiore interesse ai valori fondamentali e veri della vita che sono: la solidarietà, il rispetto verso gli altri, la coerenza, la responsabilità, la dignità e la spiritualità. Diceva Pasolini che “l’unico fenomeno che può essere concorrente e opporsi all’edonismo di massa è la religione”.