Il materano Franco Vespe in una nota lancia la proposta di avviare un processo di beatificazione per Elisa Claps. Di seguito la nota integrale.
Si sono accese virulente le polemiche riguardanti la tristissima vicenda di Elisa Claps anche sulla scorta del bellissimo sceneggiato che la RAI ha trasmesso in queste tre settimane. C’è stata una rivolta popolare del popolo potentino, ma direi di tutta la Basilicata, per la caparbia, improvvida riapertura della Chiesa della Santissima Trinità a Potenza da parte del nostro “incolpevole” Vescovo metropolita Mons. Salvatore Ligorio. Non esito a manifestare per lui tutta la mia incondizionata stima per la persona e per la sua instancabile opera pastorale spesa sul nostro territorio.
Sulla questione Elisa Claps “parrebbe” che ci siano state delle colpevoli negligenze, omissioni, opache omertà, depistaggi se non proprio complicità da parte delle istituzioni: polizia, magistratura, potere politico e perfino rappresentanti autorevoli del clero. Negligenze, omertà, omissioni, complicità, depistaggi che, non solo non hanno consentito di accertare subito la verità – è intensa la percezione che senza di esse il caso sarebbe stato risolto in 12 ore-, ma che si sono macchiate del sangue della povera Heather Barnett. Sarebbe oggi viva se Restivo fosse stato assicurato alla giustizia in Italia! Questo non dobbiamo mai dimenticarlo! Francamente inaccettabile che la Santissima Trinità sia stata impenetrabile per la giustizia e fosse stata abbandonata alla totale giurisdizione del nostro don Mimì alla quale si sono arresi ben due vescovi! “Parrebbe” che Don Mimì non fosse collaborativo e la sua condotta fosse apparsa a dir poco ambigua e reticente. Non dobbiamo dimenticare che il corpo di Elisa fu trovato solo dopo la sua morte! Ma la provocazione più grande per i Christefideles Laici di Potenza è stata che, alla riapertura della chiesa al culto, sia stata dedicata una targa in marmo alle doti di “pedagogo” del nostro don Mimì. Ma Mons. Superbo non aveva testimoniato che il suo parroco era un tipo “tendente alla solitudine”? Non esito ad ammettere che anche in questa ultima fase, da parte della Curia potentina si sia perpetrata una provocazione -spero involontaria- che il saggio esercizio della “Prudenza” avrebbe potuto tranquillamente evitare. La questione ora per la Chiesa di Basilicata– “è Mamma mia” a dirla con San Pio- è quella di come uscire da questo cono d’ombra di ambiguità, sospetti e dolorosi equivoci. Tanto per iniziare si rimuova quella targa. Il giudizio su don Mimì non può che rimanere sospeso! Affidiamolo per ora alla magistratura. Credo comunque che il gesto più grandioso di riconciliazione con la sua comunità sarebbe quella di avviare le pratiche di beatificazione di Elisa Claps e titolare la Chiesa al suo nome! Proposta peregrina? Tutt’altro! La sua famiglia era credente praticante. Elisa frequentava la parrocchia. Dal racconto di Gildo si evince che Elisa fosse una meravigliosa adolescente che aveva manifestato addirittura tenerezza e comprensione per il suo stesso carnefice ”serial killer”. Nonostante la terribile vicenda Gildo accettò di sposarsi in Chiesa. Nella storia della Chiesa c’è un caso simile: quello di Santa Maria Goretti. Una bambina di 12 anni che nel 1902 fu ammazzata perché si oppose al suo stupratore. Fu poi canonizzata nel 1950. Ci sono ragioni ancora più forti perché questo possa avvenire anche per la nostra Elisa.
Avviate il processo di beatificazione di Elisa.
Fatelo. Magari nominando don Marcello Cozzi come postulatore della causa.
Suggellate poi il tutto con l’invito al Papa a dir messa nel “santuario/sudario di Elisa” a Potenza!
Solo con questo gesto così forte e carico di Carità e Misericordia ci potrà essere inequivocabile e definitiva riconciliazione fra Madre Chiesa ed i “christifideles laici” di Potenza e dintorni che si sono stretti intorno ai Claps.
Francesco Vespe