Giornata contro violenza sulle donne, intervento Perretti (Commissione regionale pari opportunità). Di seguito la nota integrale.
La violenza sulle donne, declinata nei secoli in modalità diverse, appartiene alla storia dell’umanità e, poggiando su una radicata cultura patriarcale, ha caratterizzato nel nostro Paese la storia delle relazioni tra i generi. Solo da 27 anni lo stupro è un reato contro la persona e, non più, contro la “moralità pubblica e il buon costume”, come lo definivano gli articoli del Codice Rocco, grazie all’entrata in vigore della legge 66/1996, caratterizzata da un cammino lungo e tortuoso che richiese ben cinque legislature, a partire dal 1979.
Sono evidenti, quindi, le resistenze di un sistema patriarcale che si alimenta di pregiudizi e stereotipi, gli stessi che causano la c.d. “vittimizzazione secondaria” nei processi giudiziari e mediatici, nelle sentenze o sulle pagine dei giornali, descrivendo la vittima “alterata dall’alcool”, “abbigliata con jeans troppo stretti o gonne troppo corte”.
Ben venga la nuova normativa approvata in questi giorni all’unanimità da tutte le forze politiche, che ha come obiettivo il rafforzamento della prevenzione, dal braccialetto elettronico all’ammonimento, fino alla distanza minima di avvicinamento. E’ condizione necessaria, certo, ma non sufficiente.
Il grosso lavoro va svolto, adesso, sul fronte culturale, un lavoro complesso che va affrontato con ottica strutturale e non emergenziale. La recente uccisione di Giulia Cecchettin, che ha particolarmente scosso il nostro Paese per la particolare efferatezza e la giovane età dei protagonisti, oltre a rappresentare una storia drammatica, ha concretizzato il fallimento, l’inadeguatezza del nostro sistema educativo. La risposta, però, non può limitarsi a un progetto sperimentale di educazione all’affettività da svolgersi in orario extrascolastico. Non è sufficiente. Occorre una vera e propria legge che, con risorse adeguate, introduca, in orario scolastico, anche l’educazione sessuale, che non va considerata un tabù, e lezioni sulla parità di genere e le pari opportunità. Evidentemente a monte va prevista un’adeguata formazione del corpo insegnante, evanno coinvolte tutte le scuole di ogni ordine e grado, a cominciare dalle materne, condividendo i giusti modelli e i libri di testo adeguati.
Come Commissione Regionale Pari Opportunità, fin dallo scorso anno, abbiamo messo al centro della nostra azione un progetto rivolto alle scuole di sensibilizzazione alla parità di genere. Siamo, infatti profondamente convinte che sia l’unico modo per creare una consapevolezza: educare i ragazzi, a partire dai più piccoli, a rispettare le donne, ad amarle nella loro diversità, indipendenza, capacità, competenza.