“Il ricordo quale antidoto alle ideologie, a tutte le ideologie, affinché gli errori, le atrocità della storia diventino i binari dai quali ripartire”, questo uno dei passaggi dei diversi interventi che i capigruppo di maggioranza hanno tenuto durante la commemorazione delle vittime delle foibe nel ‘Giorno del Ricordo’. Sul terrazzo del Palazzo della Cultura e del Turismo, dopo l’accensione di una candela, la cui fiamma rimarrà viva per tutta la giornata, sulle note della violinista Giulia Rubino, i rappresentanti dei gruppi consiliari di maggioranza hanno letto alcuni messaggi, bruciando i fogli sui quali gli stessi messaggi erano scritti. “Memoria di una storia italiana sempre considerata di secondaria importanza. Memoria di tutti quegli italiani che hanno dovuto subire torture e omicidi. Memoria dei più fortunati, che invece sono stati costretti all’esodo dalle loro terre, dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Nell’era del relativismo, dove c’è ancora chi si arroga il diritto di infangare la memoria, ricordare è un obbligo”, una delle dichiarazioni che si sono alternate alle note musicale che facevano da intermezzo. “Pur di scolorire la tragedia delle foibe e il dramma dell’esodo si ricorre a due argomenti: erano pochi gli infoibati, ed erano fascisti su cui si esercitava una comprensibile vendetta. Oggi ricordiamo tra le altre solo una vittima, che da sola basterebbe a spiegare la ferocia delle ideologie. Si chiamava Angelo Adam, meccanico, ed era di Fiume. Il 2 dicembre 1943 era stato deportato dai nazisti a Dachau, con il numero di matricola 59001. Era sopravvissuto ed era tornato alla sua città. Nel 1945 venne prelevato con la moglie dai titini e scomparve. Come la figlia diciassettenne, che aveva chiesto notizia dei genitori. Angelo Adam aveva 45 anni, era italiano, era antifascista, ed era ebreo” una delle citazioni menzionate nel corso della mattinata”.