La revoca da parte del presidente regionale Vito Bardi della delibera con la quale la Regione Basilicata aveva deciso il ricorso alla Corte Costituzionale per il Decreto Sicurezza (Legge 132/2018) non solo lede i diritti di cittadinanza ma è soprattutto segno di una regione che rinuncia alla propria identità e alla propria autonomia subordinandosi al governo nazionale.
Il Decreto Sicurezza porta con sé due conseguenze pericolose per la coesione sociale del nostro Paese: da un lato c’è la negazione dei diritti, l’inasprimento della “guerra” ai migranti come se fosse una caccia alle streghe che – oltre a incrementare quel clima di odio che serve a mantenere il consenso – invece di arrestare il fenomeno dell’illegalità e della clandestinità lo fomenta, lasciando persone già in difficoltà letteralmente abbandonate a loro stesse.
Dall’altro c’è la questione occupazionale. Per effetto del decreto Salvini sono a rischio 18 mila posti di lavoro nel settore dell’accoglienza, su un totale di 36 mila. Almeno un centinaio, come già denunciato, sono in Basilicata. E non è questa l’unica evidenza delle storture del decreto nella nostra regione.
Fa specie che l’intervento del presidente Bardi sulla revoca al ricorso arrivi dopo la storia della migrante nigeriana che a Matera, incinta e con una bambina di un anno, è stata cacciata dal Cas dopo che la Prefettura aveva recepito i dettami dell’ultima circolare del Ministero sui migranti con protezione umanitaria. Una storia che ha indignato tutto il Paese tranne che il nostro governo regionale.
In questo momento particolare la Basilicata ha bisogno di un governo autorevole che dia rappresentanza al nostro territorio, oggetto di tagli e riduzione di trasferimenti. Un governo che non chiuda gli occhi con un atteggiamento di sudditanza nei confrontidel governo nazionale che, tra l’altro, nulla sta facendo per le regioni del Mezzogiorno.
Forse il presidente Bardi non sa che nel Def non c’è una sola risorsa a favore delle regioni del sud. Se a ciò si aggiungono i rischi derivanti dall’autonomia differenziata,si capisce bene come sia in pericolo la tenuta stessa della coesione sociale nella nostra regione e il futuro della Basilicata.