Matera, 15 aprile 2012 – E’ opportuno ricordare che la visita del presidente del Senato Renato Schifani a Matera è stata favorita dall’iniziativa culturale promossa il 29 settembre 2011 a Roma dall’artista materano Franco Di Pede, che prenotava a sue spese la sala capitolare del Senato presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, per presentare il libro “Matera Italia e Ritorno” alla presenza del presidente del Senato Renato Schifani. In quella occasione il sindaco di Matera Salvatore Adduce, presente all’incontro assieme all’assessore alla cultura Elio Bergantino e ai parlamentari lucani, ricordava che “la presentazione del libro di Franco Di Pede alla presenza del presidente del Senato, Renato Schifani, rappresenta una straordinaria occasione per valorizzare la storia della nostra città e il suo ricco patrimonio culturale e artistico”. Fu quella l’occasione propizia per invitare Renato Schifani a Matera. Il presidente del Senato ha mantenuto la promessa in occasione delle celebrazioni per il centenario della scomparsa di Giovanni Pascoli raggiungendo la città dei Sassi per partecipare all’incontro culturale promosso nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi, già sede del Liceo Classico nel quale insegnò proprio il professore e poeta di San Mauro di Romagna. Un’occasione importante per favorire un nuovo incontro ravvicinato tra l’artista materano Franco Di Pede e la seconda carica dello Stato ma l’Amministrazione comunale di Matera non aveva nemmeno invitato Di Pede a partecipare alla manifestazione di Palazzo Lanfranchi. Grazie alla sensibilità dell’assessore Bergantino l’artista materano dopo essere stato respinto all’ingresso perchè non era inserito nella lista degli invitati ha potuto comunque partecipare all’incontro con Renato Schifani ma quando è arrivato il momento di consegnare a Schifani gli omaggi istituzionali e quelli preparati dal Liceo Classico di Matera a Di Pede non è stato concesso l’onore di avvicinarsi nuovamente al presidente del Senato. Di Pede comunque non si è fatta sfuggire l’occasione di consegnare all’esterno di Palazzo Lanfranchi una delle sue preziose pubblicazioni che esaltano il territorio materano. A Schifani è stato regalato il testo “Rapporto foto-grafico”, che illustra il rapporto tra Gillo Dorfles e Franco Di Pede. Di Pede avrebbe voluto anche mostrare un’altra pubblicazione importante realizzata in occasione dei 50 anni dalla scomparsa di Giovanni Pascoli ma i tempi ristretti e l’egocentrismo esasperato da parte di qualche personaggio non hanno permesso nemmeno al presidente della Provincia di Matera Franco Stella di consegnare pubblicamente l’omaggio culturale che racchiude la storia dei 31 comuni del Materano. Giusto dare spazio a Lorenzo Rota, Rosalba Demetrio e al dirigente del Liceo Classico di Matera Giuseppe De Rosa ma dimenticare chi ha favorito l’arrivo a Matera di Renato Schifani ci sembra un paradosso imbarazzante per un’Amministrazione che guida una città candidata a capitale europea della cultura nel 2019. Ma anche in ambito culturale probabilmente vale il vecchio adagio: nemo profeta in patria.
Michele Capolupo
Matera, 14 aprile 2012 – Il presidente del Senato Renato Schifani ha inaugurato a Matera nella sala Levi di Palazzo Lanfranchi le celebrazioni per il centenario della scomparsa di Giovanni Pascoli, professore e poeta che insegnò anche nel Liceo Classico della città dei Sassi, ubicato proprio all’interno dell’ex convento situato a ridosso dell’ingresso del Sasso Caveoso nel biennio 1882-1884.
Renato Schifani dopo aver raggiunto con un elicottero istituzionale l’aeroporto di Gioia del Colle ha raggiunto con un auto blu il Palazzo del Governo, dove è stato accolto dal Prefetto di Matera Luigi Pizzi. Schifani ha quindi raggiunto a bordo dell’Audi via Ridola e prima di entrare nel Palazzo Lanfranchi si è fermato con alcuni alunni delle scuole elementari che erano pronti ad accoglierlo con la bandierine tricolori. Quindi sono cominciate ufficialmente le celebrazioni per il centenario della scomparsa di Giovanni Pascoli, che insegnò latino e greco proprio all’interno di Palazzo Lanfranchi, che nella seconda metà dell’Ottocento ospitava il Liceo Classico di Matera. A fare gli onori di casa i massimi rappresentanti istituzionali di Regione Basilicata, Provincia di Matera e Comune di Matera: Vito De Filippo, Salvatore Adduce e Franco Stella. Scortato dagli uomini della sicurezza e guardato a vista anche dai cecchini posizionati sopra il tetto di un palazzo adiacente il luogo che ospitava la cerimonia, Renato Schifani ha varcato la soglia che conduce alla Sala Levi di Palazzo Lanfranchi, che custodice anche l’opera pittorica Lucania 61, realizzata a Matera proprio da Carlo Levi, in esilio tra Aliano e Matera perchè contrario alla dittatura fascista. Prima di ammirare il capolavoro artistico di Levi che racconta “miseria e bellezza” del nostro mondo contadino, il presidente del Senato è stato invitato dall’attuale dirigente scolastico del Liceo Classico di Matera, Giuseppe De Rosa, a sfogliare un documento storico legato all’insegnamento di Pascoli nella città di Matera: il registro utilizzato dal professore e poeta durante la sua docenza nel Liceo Classico ubicato proprio all’interno di Palazzo Lanfranchi. Tra gli invitati alla cerimonia inaugurale per il centenario della scomparsa di Giovanni Pascoli i parlamentari lucani Maria Antezza, Carlo Chiurazzi, Felice Belisario, Filippo Bubbico, Cosimo Latronico, Guido Viceconte, il Vescovo di Matera Salvatore Ligorio, il numero uno della Procura di Matera in servizio presso il Tribunale della città dei Sassi Celestina Gravina e tantissimi esponenti di cultura da sempre impegnati nella promozione del patrimonio culturale della città di Matera, che oggi si candida a capitale europea della cultura nel 2019. L’intervento particolarmente atteso del presidente del Senato Renato Schifani è preceduto dai rappesentanti istituzionali di Regione, Provincia e Comune di Matera. Schifani è nato a Palermo e un politico di razza che arriva dal Sud conosce molto bene i problemi che frenano lo sviluppo del nostro territorio. La crisi economica internazionale non ha fatto altro che acuire una situazione sempre più drammatica e pertanto nel discorso ufficiale di Renato Schifani, dopo aver esaltato la figura di uno dei due poeti che coronarono di gloria l’Italia nella seconda metà dell’Ottocento (l’altro è ovviamente Giosuè Carducci), ha ribadito la necessità da parte della politica di recuperare in fretta la credibilità perduta negli ultimi anni. Quanto accaduto all’interno di alcuni partiti (chiaro il riferimento agli scandali che hanno travolto la Margherita e la Lega – ndr) turba le coscienze e preoccupa gli italiani.” Schifani si impegnerà in Senato affinchè venga approvato al più presto un testo condiviso da tutti gli schieramenti politici che esprima regole chiare e certe sul finanziamento dei partiti e sulla gestione trasparente e fruibile a tutti dei relativi bilanci.” Schifani ha poi garantito che nelle prossime settimane il Governo presenterà una testo per approvare una riforma costituzionale che possa permettere di cambiare la legge elettorale. “Si continua a parlare di riforme per una nuova legge elettorale ma non ho visto ancora un testo in Senato. Credo che i partiti debbano trovare al più presto un accordo per dare un segnale forte di cambiamento al Paese, che sta vivendo una delle fasi più critiche della sua storia”. A Schifani è stato donato “Storia di una città”, la nuova edizione del libro pubblicato dall’architetto materano Lorenzo Rota, il registro rieditato di Giovanni Pascoli utilizzato durante il periodo in cui ha insegnato al Liceo Classico di Matera e una pubblicazione dedicata al poeta che ha insegnato anche a Matera a cura di Rosalba Demetrio, docente del Liceo Classico.
Michele Capolupo
Riportiamo di seguito gli interventi del sindaco di Matera Salvatore Adduce, del presidente della Provincia di Matera Franco Stella e dell’assessore alla cultura del Comune di Matera Elio Bergantino
Intervento del sindaco di Matera Salvatore Adduce
Illustrissimo Presidente del Senato,
Sig. Prefetto,
Sig. Sottosegretario,
Presidente della Regione,
Arcivescovo di Matera-Irsina,
autorità tutte, civili e Militari,
studenti e insegnanti delle scuole di Matera e di Viggiano che sono accompagnati dal Sindaco, concittadini,
Diamo il via oggi alle celebrazioni per il centenario della scomparsa di Giovanni Pascoli.
Consentitemi innanzitutto di ringraziare il presidente del Senato, Renato Schifani, per aver mantenuto una promessa fatta il 29 settembre del 2011 quando insieme alla senatrice Maria Antezza, gli chiedemmo di venire a Matera.
Grazie Presidente!
La celebrazione odierna avrebbe dovuto aver luogo alcuni giorni fa, precisamente il 6 aprile, nell’esatta ricorrenza del centenario della morte di Giovanni Pascoli.
Ma la coincidenza della data con il Venerdì Santo ci ha indotti a posticiparla.
Nulla, però, avviene per caso, e a volte quelli che a prima vista possono apparire come sfortunati contrattempi nascondono fortunate casualità.
La commemorazione di Giovanni Pascoli cade dunque nella giornata inaugurale della XIV edizione della Settimana della Cultura.
Quando nel 1882 Pascoli giunge a Matera, il primo impatto non è dei più felici. La città gli appare un luogo ostile, immersa in una terra dura seppur “sinistramente bella”. Eppure anni dopo, nel 1902, in una lettera al preside del Liceo Vincenzo De Paolo, rammenta Matera come la città che, nel ricordo, gli sorride di più. In questa sua dicotomia, evidentemente Matera già allora rappresentava il giusto equilibrio tra dimensione cittadina e dimensione umana, che ancor oggi la caratterizza.
Per un biennio Pascoli ricopre la cattedra di latino e greco presso il Liceo Classico Duni, che all’epoca era ospitato proprio in questo Palazzo.
In una sorta di ciclicità, di ricorrenza circolare, negli stessi spazi ricordiamo la sua figura di studioso, e ripercorriamo la vicenda umana della sua permanenza nella nostra città.
Il tributo a uno dei maggiori esponenti della poesia italiana si inquadra in un contesto più ampio e nel fittissimo calendario di eventi che esprimono il carattere corale della Settimana della Cultura.
Le celebrazioni odierne ci forniscono lo spunto per una più ampia riflessione sul linguaggio poetico, al quale dedichiamo le iniziative di questa fine settimana che riassumono davvero, nella loro eterogeneità, il carattere universale della poesia.
Si è iniziato già ieri mattina, in un incontro della poetessa Patrizia Valduga con gli alunni del Liceo Classico Duni, per una riflessione sulla poetica pascoliana. Proseguiremo questa sera, con Aldo Nove che leggerà alcuni brani tratti dal suo poema “Maria” che celebra, nel personaggio simbolo della maternità.
A seguire Carla Chiarelli e la sua interpretazione delle poesie di Alda Merini, una delle voci più potenti e prolifiche della poesia contemporanea che pure, ancora una volta non per caso, con il Magnificat, si era confrontata con la natura umana e insieme divina della Vergine Madre.
E infine domattina, con l’iniziativa Matera Poesia, inviteremo i cittadini a declamare liriche a loro scelta, celebrando così il valore dell’universalità della poesia, del suo linguaggio simbolico eppure popolare, un linguaggio che parla a tutti e a tutti si rivolge.
Perché in questo riteniamo risieda il vero valore della poesia, e più in generale dell’espressione artistica e culturale: nel suo carattere universale, nella sua capacità di condivisione con l’intera umanità, nella sua funzione sociale.
La possibilità di fruizione della cultura sposta l’attenzione dal suo valore cultuale ed autoreferenziale a quello partecipato e assoluto.
Anche questo aspetto va, almeno in parte, riconosciuto al Pascoli: l’aver contribuito con la sua opera, con il suo linguaggio poetico moderno, tutt’altro che aulico ed esclusivo, a rendere la cultura meno retorica ribadendo, al tempo stesso, la sua utilità morale e civile.
E se dunque la poesia, l’arte, la cultura rappresentano i patrimoni immateriali, intangibili eppure irrinunciabili dell’umanità, essi perfettamente trovano riscontro nella nostra città, nei nostri antichi rioni, non per caso inseriti nell’elenco Unesco dei luoghi patrimonio dell’umanità.
Crediamo fortemente che la nostra cultura, la nostra storia, il nostro paesaggio, rappresentino il patrimonio irrinunciabile sul quale, partendo dal passato, recuperando ogni sua lezione, e rielaborandone le esperienze, costruire il futuro.
Investiamo nella cultura, pur in presenza di oggettive difficoltà finanziarie, consapevoli che essa può e deve, nel nostro contesto territoriale, divenire propulsore di sviluppo sostenibile e di crescita sociale ed economica della nostra comunità.
Puntiamo alla candidatura di Matera a capitale europea della cultura per il 2019 sapendo che essa rappresenta, in primis, la sfida del cambiamento, di una visione capace di valorizzare le diversità pur mantenendo la propria identità. Crediamo fortemente nel progetto perché consapevoli delle nostre potenzialità, delle caratteristiche che fanno di Matera “la città dell’uomo”, con le sue antiche architetture abitate ininterrottamente da millenni, ponte ideale nella storia dell’umanità.
Perché riconosciamo in Matera un luogo di centralità geografica, legato all’entroterra ma con lo sguardo esteso verso il Levante e il Vicino Oriente. Perché ravvisiamo la sua dimensione umana, capace di accoglienza dell’altro e di creazione di nuove e continue forme di relazione e comunicazione.
Apriamo lo sguardo al futuro. Ogni nostra azione, ogni iniziativa culturale, politica, ogni scelta programmatica, rappresentano un tassello nella creazione del percorso di una visione organica che tiene conto e racchiude gli aspetti più diversi della mobilità urbana sostenibile, dell’adeguamento infrastrutturale, della ricettività cittadina, dell’intenso lavoro di relazioni, del coinvolgimento di ciascuno al perseguimento dell’obiettivo, della partecipazione consapevole ai destini della nostra comunità.
Ci stiamo impegnando nella costruzione di un processo lento ma duraturo, capace di creare un “sistema cultura” basato su programmazione, obiettivi, condivisione, che eviti dispersione di energie e risorse materiali e intellettuali e punti a comprendere in sé l’intero sistema sociale, economico, antropologico e intellettuale della nostra comunità.
Siamo nella Sala Levi del Palazzo Lanfranchi.
Qui è in mostra il grande dipinto di Carlo Levi, il telero “Italia ‘61” che il grande pittore e scrittore dedicò al centenario dell’Unità d’Italia e che venne esposto al Padiglione della Basilicata nell’ambito della Mostra delle Regioni.
Il dipinto illustra la povertà dei nostri contadini e la vita del poeta e Sindaco di Tricarico, Rocco Scotellaro. E’ una raffigurazione a tratti drammatica della condizione delle nostre popolazioni che Levi osservò negli anni del confino e oltre e che al pari di Pascoli gli fece esprimere giudizi particolarmente critici.
Ci ricordava ieri sera l’avv. De Ruggeri, uno degli animatori culturali più impegnati della città, che proprio il 14 aprile 1964 il Senatore Carlo Levi nell’Aula del Senato della Repubblica in un lungo intervento sulla “Costituzione di una Commissione di indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio” tra l’altro diceva “… il Sasso di Matera per chi lo conosce è un esempio unico della grande architettura popolare, è qualcosa che nel campo dell’architettura ha lo stesso valore del Canal Grande di Venezia …” .
Un luogo di grandi contraddizioni, anche duro come lo trovò il Pascoli ma di un valore inestimabile non soltanto per noi ma per l’intera umanità.
Grazie ancora Presidente!
Sindaco di Matera Salvatore Adduce
Intervento del presidente della Provincia di Matera Franco Stella
Onorevole Presidente del Senato, autorità tutte, civili, militari e religiose,
oggi celebriamo il ricordo di uno dei più grandi poeti italiani che la città di Matera ha avuto l’onore di ospitare in qualità di docente presso la sede storica del Liceo classico, proprio qui, in questo splendido Palazzo.
Le vicende tristissime che stravolsero la vita familiare di Pascoli, le difficoltà economiche e gli ostacoli che dovette superare sin da fanciullo lo rendono “attuale” e particolarmente vicino a quella che è una questione meridionale oggi più urgente che mai. Da poco si sono conclusi i festeggiamenti dell’Unità d’Italia e il Sud attende ancora di vedere colmato il vasto divario che in termini di condizione sociale e sviluppo economico lo separa dal resto del Paese e da un’Europa che avanza sempre più rapidamente. La questione meridionale non è un capriccio della storia, ma il risultato di politiche ancora insufficienti alle quali si vanno ad aggiungere le ricadute di una crisi a noi tutti tristemente nota. Generazioni di intellettuali, sociologi, storici, economisti e politici di ogni appartenenza – da Giustino Fortunato a Gaetano Salvemini, da Antonio Gramsci a Luigi Sturzo – hanno provato a dare una risposta, una spiegazione agli interrogativi legati alla situazione del Mezzogiorno, con i suoi ritardi e i suoi mancati sviluppi. Ma nulla è servito per rilanciare il Sud, mentre il dibattito è sempre più stanco e sempre più privo di ascolto. Per questo, onorevole Presidente, affido a Lei, nella duplice veste di rappresentante dello Stato e di cittadino meridionale, la richiesta di sensibilizzare il Parlamento e il Governo affinché si facciano promotori di una politica più attenta e concreta alle esigenze del Sud. Lungi da me però, sia bene inteso, derubricare dalla agenda istituzionale locale la questione, addossandola interamente ad altri. Non verrò meno a quelle responsabilità che mi vedono in prima linea, come presidente della Provincia di Matera, impegnato nella costruzione di risposte che ridiano speranza e fiducia. Non è facile, ma non intendo avallare le tante speculazioni che hanno pesato sulla questione. L’incultura e i luoghi comuni hanno fagocitato molto di quel buono che è stato realizzato, e alla luce delle innumerevoli urgenze che assillano questa terra (mancanza di occupazione, gap infrastrutturale, destabilizzazione sociale) diventa indispensabile fare tesoro del nostro scosceso passato e del nostro precario presente per ripartire. Riflettendo non mancheranno di riaffiorare i ricordi di tutte le autentiche eccellenze che affollano il nostro Mezzogiorno; patrimoni e risorse che dovremo saper valorizzare e tutelare, onde evitare che altri ne decidano sorti e destino. Memori dell’innovazione che l’eredità pascoliana ha prodotto per l’Italia, ritengo che questo territorio, centro culturale di rinomata e antica tradizione, possa e debba investire nella cultura. Perché, la storia lo dimostra, solo dalla conoscenza possono generarsi nuove prospettive foriere di sviluppo. Nuove visioni per nuovi prodotti, nuovi sistemi e nuova ricchezza. Considerare strategica la cultura significa proprio questo, credere nel “sapere” che genera quel “saper fare” che rende tutto possibile. L’economia della cultura è il cuore della sfida che offrirà a un’intera regione la possibilità di rinascere e reinventarsi. Matera capitale europea della cultura è tutto questo, è la visione di un popolo e del suo futuro, è la scelta di un territorio di credere in se stesso al di là di vittimismo e del pessimismo, di offese ed emarginazione, è la convinzione che per rimanere fedeli a se stessi bisogna oltrepassare il confine e andare oltre.
Ecco, per tutto questo siamo convinti, egregio Presidente, che la Sua presenza, oltre a essere motivo di orgoglio per la nostra provincia, sia il segno di un cambiamento strategico, un cambiamento che il Governo sta attuando nel segno della cultura che tanto sta a cuore a questa terra.
Franco Stella, Presidente della Provincia di Matera
Intervento dell’assessore Bergantino
Il mio intervento prende le mossa dal ruolo che il Palazzo che ci ospita, p.zzo Lanfranchi, ha avuto come luogo della formazione della classe dirigente della città di Matera.
E’ un’opera progettata e costruita, in quattro anni (1668 e il 1672) da Francesco Cataldo da Copertino frate cappuccino architetto famoso nella terra d’Otranto, a Lecce (Nardò e Mesagne) e a Bari.
A quell’epoca Matera da cinque anni era già la capitale della provincia di Basilicata. A partire dal 1663 con l’elevazione della città a capitale della Basilicata, Matera ebbe un momento importante di crescita economica e sociale.
Si sviluppò il piano settecentesco che Lei Sig Presidente ha percorso in piccola parte accompagnato dalla senatrice Maria Antezza a cui questa città già deve molto.
In quel tempo la parte alta della città fu realizzata dal nascente ceto borghese e dagli enti ecclesiastici, mentre, nella città antica costituita dagli antichi Rioni Sassi la popolazione trogloditica conserva la storia millenaria dell’umanità, ma, incomincia a sopraelevare le case scavando materia geologica dalla grotta e aggiungendo una stanza o alzando un nuovo piano sulla casa preesistente. I rioni Sassi, il Sasso Caveoso ed il Sasso Barisano, abitati da pastori, contadini e artigiani che a partire da quella fase viene sempre più distanziata rispetto al nuovo centro urbano.
E’ in questa fase storica, nel 1668, che nasce uno dei pochi seminari diocesani del Sud italia. Questo per circa 200 anni svolge la sua missione.
Ma dopo l’unità d’Italia nel 1864 diventa sede del Liceo Classico “Emanuele Duni e del Convitto Nazionale e prosegue la sua storia come istituzione formativa in quella sede per altri 116 anni, fino al 1980. Si capisce facilmente come molta della classe dirigente del materano, e non solo, si sia formata in questa istituzione scolastica.
Lo stesso anno in cui il Liceo Emanuele Duni diventa Liceo Ginnasio dello Stato nel 1882, fresco di laurea, arriva un giovane insegnate reggente di lettere greche e latine il 27enne Giovanni Pascoli.
Una laurea conseguita a Bologna da un giovane molto dotato ma, più che mai, bisognoso di lavorare.
Di ciò ringrazierà sempre il suo maestro Giosuè Carducci (1835-1907) che, com’è noto, dal 1860 insegnava letteratura italiana a Bologna e nel 1906 fu il primo italiano a ricevere il premio Nobel.
Carducci aveva chiesto per lui il liceo di Teramo ma chissà perché qualche funzionario scrisse Matera che come noto il poeta è quasi l’anagramma di Teramo. Forse perchè nessuno aveva chiesto questa destinazione, forse per punirlo della sua fede socialista, forse solo per errore.
Col soggiorno materano (1882-1884) inizia un progetto di vita che il «pellegrino» riuscirà a realizzare solo in Castelvecchio una frazione di Barga con la sorella Maria. Dopo sette anni, non aveva compiuto ancora 57 anni, quando il 6 aprile 1912 termina nell’ospedale di Bologna il suo errare.
Il cavalier errante dell’insegnamento il poeta decadente il poeta della biodiversità il mercoledi, 3 aprile, 1912 volle dettare il suo ultimo testamento davanti al notaio e ai testimoni “il suo sinedrio“ come lì definì.
“Lascio tutto a Maria detta Mariù”.
Intanto che il notaio scriveva disse mestamente:
“È ridicolo dire di lasciar tutto quando non si ha niente!”
“Anche una volta il mondo par diminuito di valore” commentò, visibilmente commosso, D’Annunzio dalla Francia (Arcachon) (la formula era stata peraltro già pronunciata alla morte di Hugo, e poi riutilizzata dal narratore del Fuoco anche per la morte di Wagner: “Riccardo Wagner è morto! Il mondo pare diminuito di valore”). Dalla terra d’Oltralpe Il Vate scrisse una raccolta di 4 prose apparse sul Corriere della sera nell’aprile del 1912 e raccolte poi in volume con il titolo di Contemplazione della morte. Un vero e proprio necrologio composto, nello stile della prosa d’arte del D’annunzio memorialista, proprio in occasione della morte dell’amico più grande ma meno noto, Giovanni Pascoli.
I giornali italiani il giorno dopo “ne fecero ampia memoria” concedendogli onori“quali mai egli ebbe in vita”.
Il re Vittorio Emanuele III mandò un suo telegramma di condoglianze.
Era morto a 56 anni. Come Dante, come Beethoven: “niente è a caso nel mondo” scrissero i giornali.
Era morto il giovane cavalier errante che arrivò a Matera nello stesso anno in cui veniva sottoscritto il primo Trattato della Triplice alleanza tra Germania, Austria-Ungheria e Regno d’Italia.
Il cavaliere errante resta a Matera due anni poi viene trasferito a Massa ove resta tre anni 84-87 e poi a Livorno dove abita per 8 anni 87-95. Poi dal 1898 -1905 Messina, Pisa, Roma e poi a Bologna dove dal 1906 siede sulla cattedra di Giosuè Carducci.
Un poeta colpito nel suo amore per la sorella Ida che a Livorno nella chiesa del Soccorso decide di sposarsi 30 settembre 1895 con Salvatore Berti di Santa Giustina di Rimini.
Poco prima che Giovannino riuscisse a realizzare il suo nido a Castelvecchio di Barga (Lucca).
Pascoli scrive: “Nelle nozze di Ida”, il suo regalo di nozze alla sorella. Nozze alle quali lui non assiste!
Addio dunque, Ida sorella di Maria! tu parti, e noi restiamo.
Tu ritorni alla dolce patria, e noi ce ne allontaneremo, presto, anche più.
Ricordi un’altra carrozza? un altro viaggio?
Ma quella era una partenza per tutte e due, o mie piccole Ida e Maria;
Quanti fiori vi aspettavano a Massa! Non così bella, come codesta che t’aspetta, o dolce Ida, presso Rimini; ma anche quella era fatta dall’amore.
Ma io era appena uscito dal duro tirocinio della vita.
Sta parlando del suo soggiorno Materano!
Ne ero uscito un poco leggiero in arnese, come un cavaliere derubato per via. E così sprovvisto di tutto, quel povero cavaliere, veniva da voi, care bambine a prendervi e portarvi seco nella bella casina presso Massa.
Dice il poeta Mario Luzi: “In pratica il Pascoli difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con voluttà a tutto il resto: non è solo il suo ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente, accettabili.
Un nido, che orfano di IDA, viene costruito a Castelvecchio di Barga (Lucca), da dove continua il suo impegno accademico, ma, solo sette anni dopo muore.
E’ questa una premessa necessaria, allo stato degli atti, per capire come mai scrivesse del viaggio Bari, Matera le cose che tutti hanno ricordato sulle terre selvaggie ed aspre!
Appare chiaro come nel biennio di Pascoli a Matera il suo impegno è diretto verso lo studio per avanzare nella carriera scolastica e per uscire dalla clandestinità della poesia, ma, come spesso accade ai geni la loro opera va oltre le loro stesse intenzioni.
Al gruppo di ricerca di cui fanno parte la prof. Carla Pisani, docente di Letteratura Italiana contemporaneapresso L’Università della Basilicata, alla prof. Irene Sandri docente presso il liceo Emanuele Duni, ai responsabili delle strutture che conservano la documnetazione su quel periodo sembra: A cento anni dalla morte del poeta che Pascoli e Matera è un binomio ancora tutto da esplorare.
Ecco perché, al di là del sicuro rilievo nazionale del Pascoli, commemorarlo a Matera significa ripercorrerne i densi rapporti con la cultura della città che ospitò il poeta imberbe durante il biennio 1882-1884.
Scriverà alle «care sorelline»: «sono stato nominato non al Ginnasio, ma al Liceo, il che è bene, molto bene – ma non a Teramo, invece a Matera in Basilicata, il che è molto, molto male. Sarò lontanissimo da voi. Sapete dov’è Matera? Guardate nella suola dello stivale tra il tacco e la scarpa, in mezzo tra la Calabra e la Puglia […]».
Due anni di permanenza stabilirono un rapporto ricco e complesso i cui fili non si spezzarono mai. Lo testimoniano le tante lettere dei suoi discepoli prediletti da Nicola Festa futuro flilologo docente all’università di Roma che con Gaetano De Sanctis partecipò alla fondazione nel 1919 del Partito popolare italiano da parte di Don Sturzo,
festa non solo non fu eletto alle prime elezioni del novembre 1919, ma, subì persecuzioni da parte del fascismo. Successivamente fu conquistato dal duce fino a tradurre in latino alcuni suoi discorsi. Nicola Festa Segretario dell’Accademia dei Lincei per la classe di scienze morali e storiche diventa senatore nominato da Mussolini solo per 5 mesi.
Michele Fiore, a cui scriverà: «Caro Fiorellino (Michelino)… i ragazzi? Non sono cattivi, non mi vogliono male, ma non mi procurano la più piccola consolazione. Io vivo di voi altri: dei ragazzi di qui mi sono simpatici quelli che nel tratto del viso o del fare vi assomigliano»
Si accorse il poeta che questi allievi erano figli di una terra antica una terra così aspra ma così vicina al suo sentire più profondo?
Polini Antonio (Irsina 1895) che Pascoli ricorderà per il suo dialetto montepelusano. Lì è conservata una statua di Sant’Eufemia: Unica scultura lignea realizzata, a soli 22anni, da Andrea Mantegna.
A questi allievi il Pascoli si affeziona e li ricorderà per tutta la vita.
Ma ricorderà anche una terra con una lunga storia testimoniata da oggetti presenti nel liceo ginnasio che il Preside del liceo Vincenzo Di Paola chiamava “antichità paesane”
Erano oggetti che Pascoli li aveva separato dai libri riordinando la biblioteca. Anche in questi oggetti l’Unesco riconosceva, solo 110 anni dopo, nel 1993, le tracce della storia dell’umanità. Le antichità paesane di Matera nel 1911 costituirnono la dote iniziale del museo Ridola sono alcuni di quei segni di un territorio in cui l’uomo ha realizzato in circa 9000 anni una eccezionale integrazione con la natura. Una corretta utilizzazione nel tempo delle risorse: l’acqua, la roccia e il sole. Quella città a cui il poeta ritornerà solo con la memoria era la “città dell’uomo” come dice la Fondazione Zetema, dove erano visibili le fasi salienti della storia dell’umanità con le sue gioie e i suoi dolori.
Erano i segni della storia dell’uomo delle sue fatiche e delle sue conquiste. Una storia che continua impegnata com’è a realizzare pienamentela sua missione di territorio culturale. Anche per questo Matera deve molto al poeta che sul terreno della cultura e della lingua unificò il nostro paese.
Noi tutti dobbiamo molto a Pascoli.
Se Carducci è stata l’ultima voce dell’Ottocento, Pascoli è il primo grande poeta della modernità che ha legittimato l’uso poetico della ‘lingua di tutti’ muovendosi in questo modo sulla scia già tracciata da Dante nel De vulgari eloquentia».
Alex Pascoli attore e pronipote del poeta riscopre, solo ora, il suo illustre avo perchè: “A scuola ce lo facevano studiare in modo sbagliato!”
Ma ci piace pensare, e lavoreremo su questo, che la separazione tra le aristocrazie della città e i docenti del liceo convitto non impedì a Pascoli di essere informato di tutto ciò che nella fase post unitaria si agitava a Matera.
Pascoli, aveva portato a Castelvecchio un libro scritto dal Francesco Festa papà di Nicola dal titolo: “Notizie storiche sulla città di Matera”.
Taluni giudizi sulla città di Matera, come città senza una tradizione illuministica, né una tradizione risorgimentale, né, tanto meno, una cultura antifascista sono da ritenersi troppo severi e forse addirittura ingenerosi verso quegli uomini che pur nella sofferenza si impegnarono per formare una moderna classe dirigente.
Uomini come Giovanbattista Pentasuglia tecnologo e telegrafista: uno dei mille che fu determinante nella strategia di depistaggio ed aggiramento delle truppe borboniche nel cruciale momento dello sbarco a Marsala.
Riconoscere questo non vuol dire negare la grande stagione di rinnovamento civile, sociale, politico e culturale del secondo dopoguerra, a partire dal 1945, ne il contributo di Carlo Levi, Rocco Scotellaro, Adriano Olivetti, e così via e quanti seppero raccogliere le istanze della città contadina.
Il risveglio post-risorgimentale fu evento che coinvolse i Ridola e i Gattini, ma, non si limitò ad essi.
Il Liceo ginnasio e le altre scuole dovevano fare i conti con una popolazione in cui l’analfabetismo, nel 1861 pari al 91,2%, (contro il 78% dell’intera nazione, il 42% del Piemonte e il 45% della Lombardia), e 23 anni dopo quando arriva Pascoli si era ridotto, sì, ma rimaneva ancora intorno all’80-85%.
Tuttavia ciò ancora non spiega perché questi uomini illuminati non si incontrarono eppure Domenico Ridola e Giuseppe Gattini erano consiglieri comunali di quel comune che darà incarico al giovane 22enne Antonio Restori e al 27 Giovanni Pascoli di riordinare la biblioteca investendo ben 400 lire.
Il centenario della morte sarà occasione per portare avanti il lavoro di ricerca sull’analisi dettagliata dei rapporti che il Pascoli ebbe con l’intera comunità materana, attraverso l’eventuale reperimento di documenti autografi in grado di testimoniare l’interazione del poeta con la società lucana.
Il risultato finale del progetto di ricerca Pascoli e Matera, ideato in occasione delle celebrazioni del Centenario della morte di Giovanni Pascoli, costituisce un nuovo significativo tassello di conoscenza che arricchisce il già fertile settore degli studi pascoliani. Inoltre, l’interesse di tale iniziativa, che si realizza nella felice collaborazione con gli Enti territoriali e in immediato accordo e sinergia con gli amministratori locali, trova ulteriore conferma nella candidatura della città dei Sassi a Capitale europea della Cultura nel 2019.
Grazie ai ricercatori e a chi ha collaborato a questa piccola ricostruzione, grazie Senatrice Antezza per aver reso possibile questa iniziativa invitando il Presidente Renato Schifani a cui volentieri lascio la parola per il suo attesissimo intervento.
Elio Bergantino, Assessore alla cultura del Comune di Matera.
Luca Braia, Consigliere regionale PD: “In cammino verso il 2019, Matera riscopre Giovanni Pascoli”
Nel passato scavavamo il tufo per sopravvivere, oggi scaviamo in quel passato alla ricerca delle nostre radici riscoprendo un patrimonio culturale sorprendentemente emozionante.
Così nel centenario della morte del grande poeta Giovanni Pascoli, grazie all’impegno della senatrice Antezza, del Sindaco di Matera Adduce dell’Assessore al turismo e della Cultura Bergantino e del Preside del Liceo classico di Matera Prof De Rosa, ci ha onorato della sua presenza il presidente del Senato Renato Schifani, giunto in Basilicata e nella Città dei Sassi per la commemorazione in programma proprio presso quel Liceo in cui il poeta aveva insegnato tra il 1882 ed il 1884 (Palazzo Lanfranchi, oggi sede del Museo nazionale d’arte medievale e moderna) alla presenze di numerose autorità civili e militari.
Commemorare nella nostra terra il centenario della morte di Pascoli, significa ripercorrerne i densi rapporti che la città di Matera ha sempre avuto con la cultura.
I due anni di permanenza furono sufficienti a Pascoli, primo grande poeta della modernità, per cambiare radicalmente il suo negativo giudizio iniziale sulla città di Matera e per stabilire con essa un rapporto ricco e complesso i cui fili non si spezzarono mai, così come testimoniano le tante lettere inviate ai suoi discepoli prediletti tra i quali va ricordato il futuro filologo Nicola Festa.
Senso del sacrificio e resistenza alle difficoltà, sono tratti distintivi che caratterizzano le nostre comunità e che in una non casuale combinazione ricorrono spesso nelle poesie del Poeta romagnolo, profondamente segnato nel carattere dalle tristissime vicende familiari a cui assistette da bambino ed alle difficoltà economiche che superò con sacrificio ed in solitudine.
Dalla “miseria” che ha caratterizzato in passato le nostre terre si può giungere al traguardo della “bellezza”, come ricordato dal Presidente De Filippo intervenuto all’iniziativa, solo se si punta con determinatezza – e Matera lo sta facendo – sulla “cultura” come elemento distintivo di un progetto di rilancio economico e sociale che può trainare l’intera Regione Basilicata.
Di questo risveglio culturale, di questo fermento nuovo, di questo fuoco riacceso nelle coscienze materane (e lucane) dal corso degli eventi ne siamo pienamente fieri, perché convinti che la conoscenza fa bene alla società tutta, a crescere e migliorare e vivere diversamente tra gli uomini e per gli uomini.
Con l’auspicio che tutto questo possa diventare una propensione morale nelle vecchie e nuove generazioni, è stato lo stesso Presidente Schifani che ha annunciato l’arrivo nei prossimi giorni in Senato di importanti iniziative legislative, da approvare celermente, utili a far recuperare credibilità a politici e partiti riportando rigore, sobrietà e soprattutto trasparenza.
Presidente del Gruppo PD Luca Braia
La fotogallery dedicata alla visita nella città dei Sassi della seconda carica dello Stato italiano (foto www.sassilive.it).
Mah! Ogni giorno si vedono cose assurde! Schifani è venuto a salutare la città o le forze armate?
Prima si diceva: “erano più poliziotti che cittadini” Oggi è stato: “solo forze armate”
Contenti Loro! Menomale che almeno c’era il simbolo di Matera capitale europea della cultura 2019.
E’ DEPRIMENTE VEDERE TUTTI QUESTI PERSONAGGI INSIEME….IL MEGLIO DEL MEGLIO….BRAVI TUTTI MOLTO BRAVI…UN APPLAUSO DI CUORE….
Sarei molto curioso di sapere se tutte queste spese in occasione della venuta di Schifani spno a carico della nostra Città, della Regione o dello stato?
Ma a che servono queste manifestazioni? Qualcuno mi può indicare un beneficio? Imponente dispiegamento di forze di polizia per sia pur giusti motivi di sicurezza, via vai di elicotteri con spreco di prezioso e costoso carburante a spese della comunità, accesso vietato al pubblico comune ma riservato alle autorità, passerella di esponenti della casta nazionale e regionale che competono in esibizioni retoriche. Io avrei preferito un semplice messaggio televisivo e con i soldi risparmiati mi aggiustavano una strada dei Sassi o cose simili….
non ci sono parole per descrivere tutta stà M…. !!!!!!!
Abbiamo già in tasca il titolo di capitale europea dell’ipocrisia.
Matera saluta il Presidente Schifani!
BEN DETTO MIO OMONIMO MARIO…PURTROPPO PRIMA IL COMUNE DI MATERA DICE CHE NON CI SONO SOLDI E POI VEDI CHE IL PALAZZO LANFRANCHI SI TRASFORMA NEL SET DEL FILM “RAMBO”…ARTIFICIERI, POLIZIA A QUANTITA INDUSTRIALE, CECCHINI, ED ELICOTTERI CHE SORVOLANO MEZZA GIORNATA L’INTERA AREA….MINKIA QUANTO SPRECO….MA MONTI DOV’E’?? NON SI PARLAVA DI RISPARMIO?? DI PATTO DI STABILITA’?? E POI A CHE E’ SERVITO FARLO VENIRE??? PER LA CAPITALE DELLA CULTURA 2019?? A ME SINCERAMENTE VIENE DA RIDERE…..E’ SCONCERTANTE VEDERE QUEL PALCOSCENICO PIU’ OSCENICO CHE PALCO DI TUTTI I NS POLITICI MATERANI…..MI RICORDA IL FILM DI ORRORE DI DARIO ARGENTO “PROFONDO ROSSO” ANCHE SE DI ROSSO CE’ POCO PERCHE CE’ FALSITA’ E IPOCRISIA….AMEN
Il Braia con gli occhi chiusi sta pensando al prossimo comunicato stampa?
E’ ASSOLUTAMENTE VERGOGNOSO CHE UN UOMO(SCHIFANI), BLOCCA UNA CITTA’ INTERA CON TUTTE LE FORZE DELL’ORDINE IMPEGNATE PER IL SUO ARRIVO NON DANDO IL SERVIZIO ALLE SCUOLE PER L’USCITA DA SCUOLA DEI NOSTRI BAMBINI.
QUESTA E’ L’ITALIA INVECE DI SBANDIERARE LE BANDIERINE DELLA NOSTRA AMATA NAZIONE, DOVEVANO SBANDIERARE LA CARTA IGIENICA E IL MATERIALE DIDATTICO CHE MANCA NELLE NOSTRE SCUOLE.
VIVA L’ITALIA.