Opportunità, integrazione, partecipazione. Sono le parole chiave del disegno di legge, approvato recentemente dal governo regionale per rispondere più adeguatamente alla portata dei nuovi fenomeni migratori, rappresentati dai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione Europea e neocomunitari, che in Basilicata nel 2013 hanno avuto un’incidenza del 2,6 per cento sul totale della popolazione.
Il ddl “Norme per l’accoglienza, la tutela e l’integrazione dei cittadini migranti e dei rifugiati”, all’esame delle Commissioni consiliari e poi dell’Assemblea, aggiorna il quadro regolativo sull’immigrazione definito dalla Legge n. 21 del 20 aprile 1996. E, rispetto alla precedente normativa, estende gli interventi e le azioni inclusive anche ai rifugiati e ai richiedenti asilo politico, in continuità con le iniziative di accoglienza messe in campo dalla Regione.
In Basilicata gli stranieri residenti all’inizio del 2013 risultano essere circa 15 mila di cui oltre 8 mila non comunitari. Tra i gruppi di provenienza spiccano i rumeni (circa il 40 per cento), gli albanesi (circa l’11 per cento) e i marocchini (il 10 per cento). Tra i settori con maggiore impiego di manodopera straniera emerge il comparto primario (39,4 per cento), seguito dal terziario (31,9 per cento) e dal settore industriale (27 per cento). Gli alunni con cittadinanza straniera sono circa 2300 di cui il 18,7 per cento nella scuola dell’infanzia, il 33,7 per cento in quella primaria, il 21,5 per cento in quella secondaria di primo grado e il 26,2 per cento in quella di secondo grado, presenze che hanno contribuito alla tenuta del sistema scolastico regionale, evitando la perdita di posti di lavoro e di servizi essenziali in tanti piccoli centri della Regione.
Questi numeri fanno dell’immigrazione in Basilicata non un fenomeno sporadico circoscritto nel tempo e nello spazio, ma un elemento in costante crescita che determina sensibili variazioni anche nella struttura sociale.
Superata la logica dell’emergenza, che diviene residuale, se non in casi limitati connessi a crisi internazionali imprevedibili e improvvise, il disegno di legge considera, dunque, l’immigrazione come un’opportunità per rafforzare la base demografica indispensabile al mantenimento di alcuni servizi essenziali e a generare una nuova domanda di servizi da cui partire per creare imprese sociali e attivare occasioni di lavoro qualificato.
“Una comunità – ha commentato il presidente della Regione, Marcello Pittella – misura la qualità civile e culturale in base alla capacità di costruire reti interne di solidarietà e servizi per sostenere le persone più deboli, indifese e meno fortunate. La cornice normativa sull’immigrazione, prima di tutto, è a garanzia dei diritti delle persone che scelgono di lasciare il loro paese di origine per cercare un benessere economico o perché perseguitate. In più, però, recupera la prospettiva di trasformare la diversità di provenienza e di lingua in una concreta possibilità di crescita sociale ed economica dei nostri paesi”.
Perciò, riconoscendo nell’accoglienza possibilità e vantaggi, il nuovo impianto normativo esplicita gli strumenti necessari ad organizzare l’offerta dei servizi. E’ previsto anche il Piano regionale per l’immigrazione, che diventa strumento operativo in cui sono definite le azioni da attuare, le risorse disponibili e i soggetti responsabili.
La presenza sul territorio di Enti pubblici e di Organizzazioni non governative (Ong) che operano per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, inoltre, rende necessaria la creazione di un sistema integrato (Sirm) che metta a valore informazioni, risorse e buone pratiche per la formazione, l’inserimento lavorativo, l’istruzione e l’edilizia pubblica.
Il disegno normativo, infine, formalizza alcuni luoghi istituzionali come la Conferenza regionale per i migranti, il Registro regionale delle associazioni e degli enti per i fenomeni migratori, la Consulta regionale per i cittadini stranieri migranti e rifugiati.