Alla presenza del Ministro per i Beni e le Attività culturali Dario Franceschini si è svolta nell’ex convento di Santa Lucia Nova, in via La Vista 5 a Matera la cerimonia di inaugurazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro della scuola di alta formazione e studio “Michele D’Elia”. Dopo aver scoperto la targa di intitolazione della struttura al compianto prof. Michele D’Elia il Ministro Franceschini ha partecipato assieme allla direttrice dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, Gisella Capponi, alla direttrice della scuola del restauro di Matera, Giovanna De Palma e al Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella al tradizionale taglio del nastro che segna un’altra pagina memorabile per la storia della città di Matera, designata capitale europea della cultura per il 2019 dopo aver già ottenuto nel 1993 il riconoscimento Unesco. Il progettista e direttore dei lavori per la Soprintendenza, Mario Maragno, oggi in pensione, ha fatto da cicerone al Ministro Franceschini per scoprire i laboratori e l’area che le suore avevano destinato alla focagna, la cucina di un tempo. Quel luogo successivamente era diventata una palestra e in seguito, quando l’immobile fu destinato ad ospitare il Municipio di Matera, una falegnameria per gli operai del Comune. Nel foyer spiccano le due targhe dedicate all’avvocato Francesco Paolo Passarelli e all’arcivescovo di Acerenza e Matera, Monsignor Antonio Di Macco mentre nel pavimento, quando la città di Matera era solo candidata a capitale europea della cultura, l’ingegnere Maragno ha voluto l’inserimento di una piastrella con il logo di Matera 2019. Con una battuta Maragno ha ringraziato il Ministro Franceschini per aver annunciato la vittoria di Matera, un successo che gli ha consentito di risparmiare 5 mila euro visto che aveva promesso di rifare il pavimento se Matera non avesse ottenuto questo prestigioso riconoscimento.
In una gremita sala convegni al piano terra sono arrivati gli interventi del sindaco Raffaello de Ruggieri, della direttrice dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, Gisella Capponi e del Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, che riportiamo di seguito.
Le conclusioni sono state affidate al ministro per i Beni e le Attività culturali, on. Dario Franceschini. “Parliamo di un’eccellenza internazionale – ha dichiarato Franceschini – perche’ l’Istituto centrale del restauro e’ conosciuto in tutto il mondo per la qualita’ della formazione, quindi avere una sede a Matera mi pare il mondo migliore per avvicinarci al 2019. Sono convinto che la Scuola rappresenta un’eccellenza che richiamerà persone dall’Italia e da tutto il mondo. Ed è importante per Matera e per l’Italia”. I giornalisti hanno chiesto anche un parere sui ritardi e alcune interrogazioni presentate in merito su Matera Capitale europea della Cultura per il 2019 e Franceschini ha risposto: “Fanno parte della fisiologia parlamentare, dei rapporti tra maggioranza e opposizione: non c’e’ da meravigliarsi. “Io vorrei che ci fosse un po’ piu’ di ottimismo perche’, come avvenuto anche prima di Expo, si diceva che l’Italia non ce
l’avrebbe mai fatta e che non si sarebbero terminati i lavori: si e’ parlato due anni di tutto questo. Expo e’ stata un’esperienza straordinaria, un grande risultato. L’Italia gli appuntamenti internazionali li rispetta sempre e sara’ cosi’ anche
questa volta”. Il Ministro ha aggiunto che “sono state stanziate risorse importanti a vario titolo e sono circa 150 milioni di euro tra opere pubbliche e risorse per eventi per la Capitale europea. Stiamo lavorando con Comune e Regione”. E sul monitoraggio da parte del Governo sui lavori per Matera 2019, il Ministro ha sottolineato che “c’e’ un tavolo a Palazzo Chigi coordinato dal Ministro De Vincenti e che sta raccordando i diversi Ministeri perche’ non c’e’ solo il Mibact ma anche altri Ministeri”.
“La sua presenza a Matera rinsalda il rapporto fra questa città e il ministero per i Beni culturali”. Così il sindaco ha esordito salutando il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini in occasione dell’inaugurazione della Scuola di Alta Formazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro nella sede di Santa Lucia Nova.
In un lungo racconto che ha ripercorso le tappe più importanti che hanno condotto alla definizione del progetto di realizzare questa importante struttura, unica nel Mezzogiorno d’Italia, il sindaco ha poi descritto le fasi che hanno portato all’incontro fra il compianto prof. Michele D’Elia, a cui la Scuola è stata intitolata, Caterina Bon Valsassina e l’attuale sindaco, con l’avvocato Emilio Nicola Buccico, all’epoca alla guida della città, e alla decisione di dotare questa città della Scuola di Alta Formazione.
Quello della città di Matera, ha poi sottolineato il sindaco De Ruggieri, è stato un cammino che l’ha condotta dalla miseria del passato alla consapevolezza della propria autostima, al recupero dei propri valori forti fino a divenire luogo in grado di produrre sempre nuova storia.
Nel suo intervento, inoltre, il sindaco ha ricordato la grande sfida che attende la città e alla quale forze politiche e civiche stanno lavorando. Ringraziando chi ha lavorato, nel corso degli anni, affinchè tutto ciò accadesse e evidenziando il valore civico dell’impegno di Michele D’Elia, il sindaco ha infine ricordato la preponderante valenza di una realtà come quella della Scuola di Alta Formazione all’interno di una struttura come quella dell’ex Convento di Santa Lucia Nova, di proprietà del Comune, ma in comodato d’uso al Ministero per i Beni culturali. Il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella ha agigunto: “Siamo consapevoli del ruolo che Matera sta svolgendo e abbiamo compreso quanto sia importante costruire questa sfida, attraendo valore aggiunto”. E’ seguito l’intervento di Gisella Capponi, direttrice della Scuola che ne ha descritto non solo le peculiarità ma anche le potenzialità, alla luce di una straordinaria attività che viene svolta dagli allievi e che li impegna in attività legate alla ricerca tecnica e scientifica applicata al restauro e alla conservazione, la realizzazione di restauri di particolare complessità e la formazione dei restauratori. “L’Italia è conosciuta come un Paese dallo straordinario patrimonio culturale – ha esordito il ministro Franceschini – e questa inaugurazione oggi rappresenta il percorso più logico, una giornata importante per tutto il Paese, in un itinerario di riscatto che riguarda Matera. Per questo la vittoria della città a Capitale europea della Cultura è una sfida che riguarda tutta l’Italia e non solo questa città e la Basilicata”. Il ministro ha poi ricordato quanto i dati indichino che il sud Italia è visitato solo dal 15% dei turisti, nonostante le cifre registrino aumenti considerevoli nelle presenze in Italia. “Il Governo è impegnato a vario titolo – ha confermato inoltre, annunciando – i 150 milioni a disposizione non bastano. Lavoreremo ancora in questo senso”.
Intervento del presidente della Regione Basilicata Pittella all’inaugurazione della Scuola di restauro a Matera.
“Con questo presidio culturale aggiungiamo un altro fondamentale tassello lungo il cammino verso il 2019. Confermo sentimento di grande vicinanza e fiducia nei confronti di Aurelia Sole e di Paolo Verri per il lavoro che stanno svolgendo”
“Rivolgo un sentimento di stima e apprezzamento verso l’operato del ministro della Cultura Dario Franceschini a cui consegno la consapevolezza del ruolo che la Basilicata, che merita attenzioni, svolge per il Paese, l’Europa e il mondo”.
Lo ha detto il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, intervenendo questa mattina a Matera al taglio del nastro della Scuola di alta formazione dell’istituto superiore per la conservazione ed il restauro. Si tratta di un percorso di eccellenza per chi vuole svolgere la professione di restauratore. La scuola, promossa dal Mibact, dalla Regione Basilicata e dal Comune di Matera, é attiva nella Città dei Sassi dal 2015, ed é l’unica sede distaccata in Italia della storica Scuola di Roma.
“La cultura – ha aggiunto Pittella – va intesa come paradigma per costruire lo sviluppo. In un tempo difficile, seppur con fatica seguiamo lo stesso solco del governo Renzi prima e Gentiloni poi, la cui continuità é rappresentata dal ministro. Abbiamo la consapevolezza di dover vincere questa sfida. Bisogna superare la competizione globale. Siamo qui per inaugurare questo momento di realizzazione concreta. Abbiamo superato tutti gli ostacoli che si frapponevano e alla fine abbiamo avuto ragione. Consegno inoltre – ha continuato il governatore – un sentimento di vicinanza e di grande fiducia nei confronti della Fondazione Matera 2019, rappresentata dal presidente Aurelia Sole e dal direttore Paolo Verri, per il lavoro che sta facendo e per quello che si prepara a fare per arrivare pronti al 2019”.
Pittella ha inoltre sottolineato con orgoglio che “da Matera é partita la sfida per lanciare la Basilicata nel mondo. Non é un tempo in cui servono litigi – ha ammonito – questo é il tempo dell’unità. Oggi abbiamo il dovere di volare alto, non é il tempo di prove muscolari. C’è molto altro da fare. Con le risorse rivenienti dal Patto per il Sud proveremo prossimamente con il ministro De Vincenti ad accelerare la realizzazione delle opere previste. La Regione é pronta a fare la propria parte. I progetti più complessi non possono essere a regime comunale e regionale. Serve costruire per Matera un’esperienza come quella dell’Expo di Milano dove il governo nazionale ha svolto una importante funzione di coordinamento”. Infine, Pittella si è soffermato sul ricco patrimonio di chiese rupestri presente nel perimetro del Parco della Murgia materana. “Gran parte di questo patrimonio appartiene a privati. Credo che tutti dobbiamo fare in modo di recuperare le oltre 150 chiese rupestri, anche con i Fondi di sviluppo e coesione, e collegarle ai Sassi di Matera per offrire all’umanità beni di straordinario valore. Il governo nazionale deve fare da traino e la Regione saprà fare la propria parte”.
Il ministro Franceschini nel suo intervento conclusivo ha affermato che “aprire questa scuola vuol dire avere davvero una eccellenza internazionale sul territorio. Matera 2019 é una grandissima occasione ed ha rappresentato una scelta importante per il Paese. Ricordo bene il giorno della proclamazione che ha avuto un significato strategico non solo per la Basilicata, ma per l’intero Paese. É stato premiato un progetto di futuro perchè non è sulla bellezza delle città, ma sulle idee di cambiamento che si vince la competizione di capitale europea della cultura”.
Franceschini ha poi sottolineato l’importanza della cultura quale volano economico.
“Soltanto il 15 per cento dei turisti stranieri si reca in vacanza da Roma in giù, per cui vi sono delle potenzialità enormi per il Sud. Ci sono milioni di viaggiatori che entrano nel mercato globale. I numeri su Matera sono raddoppiati e a distanza di due anni dal 2019 si può ancora migliorare molto. La Basilicata – ha concluso il ministro della Cultura – può trovare una vocazione specifica per quanto concerne i beni culturali. Teniamo insieme le cose permanenti insieme ai grandi eventi”.
Il progettista e direttore dei lavori per la Soprintendenza, Mario Maragno, ripercorre la storia che ha favorito la nascita della scuola del restauro a Matera: “Era il 1998, il sindaco era Mario Manfredi. In centro notavo che sul tetto dell’ex convento di Santa Lucia Nova stava crescendo un orto botanico. Una mattina ho scattato alcune foto e le ho portate al sindaco per decidere insieme come trovare dei fondi per restaurare questo immobile. Ci inventammo un progetto legato al polo universitario. Poi si pensò di trasferire in questa struttura la Biennale di Venezia, per favorire lo sviluppo del turismo nella città dei Sassi. Avevo già terminato il progetto ma dieci anni dopo fu il sindaco Buccico a chiedermi di cambiarlo. Matera rischiava di perdere la scuola del restauro perchè non erano mai stati avviati i lavori al Paip 2 e così grazie ad un lavoro di squadra che ha coinvolto Soprintendenza lucana, Ministero per il Beni Culturali ed in particolare chi lavora per l’Istituto Superiore di Conservazione e Restauro abbiamo modificato il progetto per questo immobile. L’intervento di restauro non è stato semplice sia perchè il patto di stabilità ha rallentato i pagamenti alle imprese esecutrici dei lavori ma anche per una serie di difficoltà oggettive. Dovevamo intervenire cercando di non cancellare i segni della memoria, della nostra storia. Ecco perchè ho deciso di non toccare il camino presente nel refettorio utilizzato dalle suore, una nicchia nella sala dedicata ai dipinti e una cisterna che gli antichi avevano realizzato per concentrare la raccolta delle acque provenienti dal Castello Tramontano. Il recupero dell’immobile è stato favorito dalla tecnologia, che ci ha permesso di completare un lavoro in cui conservazione e innovazione sono perfettamente integrate. Con i fondi stanziati siamo riusciti a riqualificare il corpo di via La Vista, destinato alla didattica e l’ex refettorio con i locali annessi da destinare ai laboratori. Ora aspettiamo i nuovi finanziamenti per completare la pavimentazione con materiali lapidei degli anni trenta sul piazzale che si trova dall’ingresso di via Lucana e la facciata retrostante del monumento”.
La Scuola di Alta Formazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restaurodi Matera (che ha aperto i battenti il 1° dicembre 2015) festeggia l’avvenimento con l’apertura della mostra RestaurAnno Primo, che illustra i risultati dell’attività didattica degli allievi del primo anno di corso.
La Scuola di Alta Formazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro ha sempre rappresentato un percorso d’eccellenza per chi vuole svolgere la professione di restauratore, riconosciuta dal 2011 con una Laurea Magistrale abilitante. L’insegnamento del restauro era stato fissato fin dalla fondazione dell’Istituto come uno degli scopi da perseguire. Creare una nuova figura professionale di “restauratore scientifico”, svincolata dalla tradizionale formazione di bottega, era uno dei principali obiettivi che Giulio Carlo Argan e Cesare Brandi avevano posto all’interno del progetto dell’Istituto Centrale del Restauro fondato nel 1939. Una nuova figura che l’allora Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai, aveva così delineato: “ Il restauratore non è né un mago né un artista gli si chiede di essere un tecnico accurato cosciente attentissimo: e non è poco. Così potrà nascere anche la prima scuola di restauro, che veramente meriti questo nome con corsi regolari di storia dell’arte, di chimica, di fisica, di scienze naturali, con un vastissimo e controllato tirocinio. Pochi dovranno essere gli allievi, ma ne usciranno dei tecnici perfetti.” (Dichiarazione rilasciata il 1° giugno 1939 in occasione dell’inaugurazione del nuovo Regio Istituto Centrale del Restauro)
La Scuola dell’ISCR opera oggi su due sedi: quella esistente a Roma sin dal 1942 e la nuova sede di Matera, attiva dal 2015, promossa dal MiBACT e dagli enti locali della Basilicata. Questa prestigiosa nuova sede nel Sud dell’Italia è stata fortemente voluta da Michele D’Elia, direttore dell’Istituto negli anni 1988-1991, a cui la Scuola è stata intitolata. La Scuola di Alta Formazione di Matera, in piena continuità con le esperienze svolte in più di settant’anni nella storica sede di Roma, ha attivato due percorsi formativi professionalizzanti, il primo dedicato alle superfici decorate dell’architettura (PFP1 Materiali lapidei e derivati; superfici decorate dell’architettura) e il secondo ai dipinti (PFP2 Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile. Manufatti scolpiti in legno. Arredi e strutture lignee. Manufatti in materiali sintetici lavorati, assemblati e/o dipinti). L’insegnamento teorico pratico del restauro occupa tra il 50 e il 65% della didattica ed è svolto su opere spesso di grande importanza; una percentuale non inferiore all’80% delle attività tecnico-didattiche deve infatti essere svolta su manufatti qualificabili come beni culturali ai sensi del Codice,
Il percorso formativo si conclude dopo cinque anni con un esame abilitante all’esercizio della professione di Restauratore di Beni Culturali e il conseguimento del Diploma equipollente alla Laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali (classe LMR/02).
La mostra RestaurAnno Primo. Lavori di restauro degli allievi del 66° corso ISCR a.a. 2015-16 porterà all’attenzione dei visitatori i risultati dell’attività didattica condotta durante il primo anno accademico della SAF di Matera. Si tratta di interventi su opere pertinenti al 1° anno del percorso formativo professionalizzante PFP1 (Materiali lapidei e derivati, superfici decorate dell’architettura) e al PFP2 (Manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile), con la prevalenza di manufatti dal territorio della Basilicata, quale la Madonna policroma in calcare locale (provenienza ignota, recuperata dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, databile alla metà del XVII sec.), capitello, elementi di colonne, rilievi reggistemma e leoni in calcare locale provenienti dal Museo Ridola di Matera e di altre opere in pietra provenienti da chiese della Basilicata (Angeli capoaltare in marmo di Carrara, 1783, dalla Chiesa del Carmine, Muro Lucano (PZ); Bifore in calcare locale, Abbazia di San Michele a Montescaglioso (MT); statua di Evangelista in calcare locale, Chiesa la Diruta, Grottole (MT).
Fa eccezione la Croce dipinta dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti (Firenze), databile tra la fine del XIV e l’inizio del XV sec. che ha visto all’opera allievi e docenti del 1° anno del PFP2.
Tutti gli interventi sono stati realizzati secondo la consolidata metodologica dell’Istituto che vede il restauro non come mera operazione meccanica, ma come atto di coscienza critica frutto di studio e riflessioni.
Nell’anno accademico in corso gli allievi sono impegnati su opere provenienti dalle aree del sisma del 2016 (vedi scheda allegata Opere d’arte dal terremoto a Matera) e altre recuperate al patrimonio pubblico grazie all’impegno dei Carabinieri del Comando TPC. Tra queste una scultura in marmo di età Giulio Claudia raffigurante un uomo togato, e due affreschi entro un tondo raffiguranti rispettivamente l’Agnus Dei e il Salvatore benedicente (XII-XIII sec.).
Opere d’arte dal terremoto a Matera
per il restauro all’interno della Scuola di Alta formazione dell’ISCR
La collaborazione fra le Soprintendenze territoriali e l’ISCR, per far fronte all’emergenza terremoto e ai danni subiti da tante opere d’arte a seguito del sisma del 24 agosto 2016, e dei successivi 30 ottobre e 18 gennaio 2017, si va positivamente concretizzando in un primo intervento di restauro su alcune pregevoli opere d’arte provenienti dall’Umbria e dalle Marche. Si tratta di quattro opere:
una Madonna in adorazione del Bambino del sec. XV in legno intagliato e dipinto, molto cara alla devozione popolare, tempestivamente prelevata, dopo la prima scossa di agosto, dall’altare a lei dedicato nella chiesa di Santa Maria Assunta a Castelluccio di Norcia, e dunque non irrimediabilmente danneggiata;
un grande tabernacolo ligneo dorato e dipinto della metà del secolo XVIII, proveniente dall’altare maggiore della chiesa di San Procolo di Avendita di Cascia, realizzato dopo il sisma del 1730 che distrusse l’intero borgo;
un dipinto su tavola lignea della seconda metà dal XV secolo, opera di Vittore Crivelli, proveniente dalla Chiesa di San Giacomo Maggiore in Massignano (FM), resa parzialmente inagibile dal sisma;
una grande dipinto su tavola di Gaspare Gasparini, databile alla seconda metà del XVI secolo, raffigurante un Madonna con Bambino S. Girolamo e S. Nicola da Tolentino proveniente dalla chiesa inagibile di S. Maria delle Vergini di Macerata, opera di proprietà demaniale.
Il restauro di queste opere sarà eseguito presso la nuova sede della Scuola di Alta Formazione e Studio dell’ISCR a Matera.
Il restauro dei beni colpiti dal grave terremoto che ha interessato le regioni dell’Italia Centrale vede il concorso di numerose forze e in primo luogo dei due maggiori istituti del MiBACT preposti alla conservazione, l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro cui in Umbria sono rispettivamente affidati la messa in sicurezza delle opere ricoverate al Deposito di Santo Chiodo e il cantiere di recupero dei frammenti del ciclo affrescato nella Chiesa di San Salvatore in Campi, andata distrutta. In quest’ultimo, impegnativo lavoro l’Istituto dispiegherà tutta l’esperienza maturata nel recupero e ricomposizione dei frammenti della volta della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, un modello di metodo nell’intervento non soltanto conservativo ma anche di restituzione in situ. Nelle Marche, l’ISCR è incaricato invece dell’organizzazione del deposito presso la Mole Vanvitelliana di Ancona. Sarà compito dell’ISCR anche la catalogazione e la messa in sicurezza delle opere raccolte presso il deposito di Cittaducale provenienti dai comuni del Lazio colpiti dai recenti gravi sismi.
PROFILO DELL’ISTITUTO SUPERIORE PER LA CONSERVAZIONE ED IL RESTAURO
L’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR) è un organo tecnico del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo specializzato nel campo del restauro e della conservazione del patrimonio culturale. Ha sede a Roma, nel complesso monumentale del San Michele a Ripa Grande. Fu fondato nel 1939 dallo storico del’arte Giulio Carlo Argan ed ebbe come primo direttore il fondatore della teoria del restauro, Cesare Brandi.
I suoi compiti istituzionali sono principalmente la ricerca tecnica e scientifica applicata al restauro e alla conservazione, la realizzazione di restauri di particolare complessità e la formazione dei restauratori con la Scuola di Alta Formazione (SAF). La novità della sua impostazione consiste nell’unicità di un organismo in cui si svolgono contemporaneamente la ricerca, la formazione, l’attività sistematica e continua di restauro e di sperimentazione. Al suo interno convivono storici dell’arte, architetti, archeologi, fisici ed esperti nei controlli ambientali, chimici, biologi e restauratori delle diverse tipologie di materiali: dipinti, tessuti, opere d’arte su carta, metalli, ceramiche, pietre, cuoio, legno. La consapevolezza della interdisciplinarietà costituisce il fondamento di una corretta e precisa pratica del restauro.
La Scuola di Alta Formazione rappresenta un percorso d’eccellenza per chi vuole svolgere la professione di restauratore, acquisendo una preparazione solida, basata su attività tecnico-didattiche condotte direttamente su manufatti individuati come beni culturali e soggetti alle disposizioni di tutela. La Scuola, al termine del corso quinquennale, rilascia un Diploma equipollente alla Laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali abilitante alla professione di restauratore di beni culturali (classe LMR/02). Dal novembre 2015 oltre alla sede di Roma, è attiva anche la nuova sede SAF-ISCR di Matera.
L’Istituto è stato protagonista in Italia di interventi di restauro su capolavori del nostro Patrimonio: i dipinti murali delle tombe etrusche di Tarquinia, di Pompei, della Domus Aurea, di Giotto ad Assisi e agli Scrovegni, di Mantegna a Mantova, le statue bronzee di Marco Aurelio a Roma, dei guerrieri di Riace, del Satiro Danzante di Mazara del Vallo, la Torre di Pisa, le grandi tele di Caravaggio e quelle di Guercino, Lorenzo Lotto, Carpaccio, le tavole di Antonio Vivarini.
Prodotto d’eccellenza dell’Istituto è il Sistema Informativo Territoriale della Carta del Rischio del Patrimonio Monumentale, un insieme di banche dati che documenta la vulnerabilità del patrimonio, monumentale e archeologico, italiano in relazione ai principali fenomeni di rischio naturale (terremoti, frane, alluvioni, condizioni meteoclimatiche, inquinamento) e antropico (furti, incendi, abuso turistico).
L’Istituto svolge da anni un ruolo fondamentale anche a livello internazionale e partecipa regolarmente a progetti promossi dal Ministero degli Affari Esteri, dalla Commissione Europea e dal Comitato per il Patrimonio mondiale dell’UNESCO. In particolare si occupa della formazione permanente di tecnici che siano in grado di affrontare i problemi della conservazione e del restauro delle aree archeologiche, dei siti monumentali, degli oggetti d’arte del proprio paese. Tra gli altri, ha operato in Algeria, Afghanistan, Egitto, Iran, Iraq, Kosovo, Siria, Argentina, Cina, Giappone, India, Malta, Messico, Portogallo, Serbia, Sudan e Turchia.
Direttore ISCR: arch. Gisella Capponi
Direttore SAF-ISCR Roma: arch. Donatella Cavezzali
Direttore SAF-ISCR Matera: dott.ssa Giovanna De Palma
Biografia di Michele D’Elia
Lo storico dell’arte Michele D’Elia (Grumo Appula, 1928 – Bari, 2012) ha legato la sua notorietà in particolare allo studio e valorizzazione del patrimonio culturale del Mezzogiorno e all’attenzione dedicata ai temi del restauro e della formazione dei restauratori. È stato funzionario, e in seguito soprintendente, nei ruoli del Ministero dei Beni Culturali, e docente universitario. Negli anni 1988-1991 è stato Direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro (ora ISCR). Nel 2008 gli era stata conferita la cittadinanza onoraria di Matera. La creazione della sede SAF di Matera deve molto al suo impulso e al suo progetto maturato negli anni di direzione ICR.
I temi affrontati
Durante la sua carriera di storico dell’arte al servizio dello Stato e delle comunità locali, Michele D’Elia ha affrontato e posto all’attenzione dei politici, dell’amministrazione pubblica e dei cittadini, alcuni dei problemi cruciali del patrimonio artistico.
Sull’importanza del censimento dei beni culturali D’Elia scrisse già nel 1972, raccomandando alle Soprintendenze la predisposizione di un “inventario dei beni storico artistici” quale utile strumento contro i numerosi furti e specificando che il passaggio dal concetto di opera d’arte a quello di bene culturale aveva portato a un notevole incremento di numeri ai quali far fronte con un allargamento dei catalogatori.
L’idea peraltro si rivelò predittiva e felice quando poté fronteggiare l’emergenza post-terremoto dell’Irpinia del 1980 grazie alla capillare attività di catalogazione e inventariazione dei beni storico-artistici, da lui promossa in precedenza sul territorio, coinvolgendo associazioni e istituzioni locali.
Riguardo la formazione del personale tecnico-scientifico, D’Elia si prodigò nel tenere corsi per giovani funzionari: nel 1981 venne nominato membro del Comitato tecnico scientifico per la Formazione Professionale nel Mezzogiorno e progettò il corso su Arte Barocca nel Mezzogiorno per i tecnici delle soprintendenze di Puglia e Basilicata. Ma fu anche convinto assertore del bisogno di coinvolgere i cittadini e allargare la conoscenza anche attraverso lo stretto rapporto tra territorio e ricerca locale.
Una delle questioni più dibattute da Michele D’Elia fu senz’altro quella della la necessità di una formazione nazionale dei restauratori e della univocità dei metodi. Lamentò spesso il fatto che i grandi restauri e quindi le risorse disponibili fossero impegnate per lo più da Roma in su e che gli interventi fossero eseguiti con metodi troppo diversi nelle varie aree del Paese. Secondo D’Elia all’Istituto Centrale per il Restauro spettava stabilire il metodo ma era anche necessario che si realizzassero su tutto il territorio nazionale apposite su scuole sul modello dell’Istituto stesso. Fu quindi sua l’idea e poi il progetto per l’istituzione di una sede distaccata a Matera della Scuola di Alta Formazione dell’importante presidio nazionale, oggi Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro.
Sulla necessità di laboratori di restauro e depositi per le opere, D’Elia lavorò e operò moltissimo. Si deve a lui, anche in questo caso a seguito del terremoto che nel 1980 colpì parte della Campania e della Basilicata, dapprima l’istituzione di un deposito presso Palazzo Lanfranchi e poi la costruzione del moderno ed efficiente laboratorio di restauro quale luogo qualificato dalle innovazioni scientifiche legate alle tecniche della conservazione.
Grazie anche ai Fondi FIO che il Ministero per i Beni Culturali stanziò nel 1985, venne progettato nella zona artigianale della città di Matera un edificio su due piani nel quale accanto ai laboratori di restauro, di falegnameria e fotografico si realizzarono dei depositi destinati a ospitare le opere del territorio. Possiamo considerare la visione di D’Elia lungimirante e ancora attuale, così come la scelta della sede della Soprintendenza in Palazzo Lanfranchi ha favorito gli essenziali interventi di manutenzione straordinaria del prestigioso edificio e, successivamente, la sua funzionale destinazione a Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna.
L’identità meridionale
La Puglia e la Basilicata devono molto a Michele D’Elia. Fondamentale, ancora oggi, per la conoscenza della storia dell’arte regionale pugliese, la mostra da lui allestita presso la Pinacoteca Provinciale di Bari, sull’Arte in Puglia dal Tardo-antico al Rococò (1964), esito di ricerche pionieristiche condotte sul territorio per promuovere la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio storico-artistico pugliese.
Ma più in generale bisogna sottolineare la sua passione e dedizione per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio del mezzogiorno d’Italia: di notevole importanza sono i suoi studi sugli artisti meridionali e sulla specificità dell’arte medievale meridionale; come pure sono di particolare interesse le sue ricerche sul passaggio di importanti artefici al sud (come ad esempio Francesco Laurana).
D’Elia inoltre riconobbe e sostenne l’integrità culturale del territorio lucano e l’unicità dello stretto rapporto tra città e campagna “È un miracolo della natura che non è solo nei Sassi di Matera. La bellezza della Basilicata è nella sua autenticità. È necessario, però, che la Basilicata apra le proprie frontiere, produca cultura e non solo accetti cultura altrui” diceva D’Elia.
Tra le sue ultime fatiche, va segnalato l’impegno profuso nella direzione scientifica del restauro della Cripta del Peccato Originale, splendido esempio di arte altomedievale, collocata sul costone della gravina di Picciano a pochi chilometri da Matera, che nel 2008 gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
Si è trattato di un importante intervento di tutela e valorizzazione realizzato grazie alla collaborazione tra ICR e Fondazione Zètema di Matera, di cui D’Elia è stato direttore scientifico a partire dal 1992. In tale occasione, è stato anche messo a punto un protocollo operativo che delinea una metodologia di ricerca per la conservazione del patrimonio rupestre mediterraneo.
Michele d’Elia è scomparso a Bari, il 15 ottobre 2012, all’età di 84 anni, dopo aver condotto una vita al servizio della conoscenza, della tutela e della valorizzazione dell’arte apulo-lucana, delle problematiche e delle metodologie connesse alla conservazione e al restauro.
Latronico (Direzione Italia) su inaugurazione Scuola di restauro a Matera
“Abbiamo contribuito con l’allora ministro Sandro Bondi all’istituzione della scuola nazionale di restauro a Matera nella gara con Lecce. Con l’allora candidato sindaco Saverio Acito nel corso di una campagna elettorale per le amministrative impegnammo pubblicamente l’allora ministro Raffaele Fitto con la firma di un patto per la designazione di Matera. Oggi si raggiunge questo significativo traguardo, a cui naturalmente hanno contribuito tanti altri, a partire dall’attuale sindaco Raffaello De Ruggieri per la sua storica sensibilità sui progetti di valorizzazione culturale della città di Matera”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (Direzione Italia) oggi a Matera in occasione dell’inaugurazione della Scuola di restauro. “Anche la scuola nazionale di restauro è un altro prestigioso tassello che arricchisce il mosaico dei punti di forza della città di Matera come capitale europea della cultura per il 2019. Il ministro Dario Franceschini si renderà conto ancora una volta della forza di questa città e della sua potenzialità ancora da dispiegare con strumenti e risorse adeguate perché l’evento della capitale europea non sia una celebrazione transitoria , ma un passaggio definitivo verso lo sviluppo”.
Consigliere regionale Castelluccio su inaugurazione Scuola di restauro a Matera
L’inaugurazione della Scuola di alta formazione dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro non è solo un nuovo tassello del “mosaico Matera 2019” ma anche un ulteriore tassello per l’istituzione del Parco Magna Grecia. A sostenerlo è il vice presidente del Consiglio Regionale Paolo Castelluccio aggiungendo che il patrimonio archeologico della Magna Grecia ha bisogno di figure professionali che ne garantiscano la tutela e la fruizione. Si tratta di figure altamente specializzate, che affronteranno la materia con competenze multidisciplinari. Dunque non solo restauratori, ma anche chimici, fisici, diagnostici, biologi, storici dell’arte, archeologi che possono garantire nuova occupazione e cominciare a bloccare l’emorragia della fuga di giovani laureati lucani. Una struttura unica al Sud che quindi deve guardare al patrimonio culturale, artistico di Puglia, Calabria, Campania, Sicilia e dell’intero mediterraneo, rafforzandosi in dotazione di personale e ampliando l’attività e il numero di corsi e allievi.
Nel sottolineare che il progetto Parco Magna Grecia si coniuga perfettamente con il programma di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, Castelluccio evidenzia che le testimonianze archeologiche, unitamente alle presenze architettoniche degli altri centri del distretto di Metaponto, del litorale jonico e delle infrastrutture turistiche sono elementi da inserire e collegare in un progetto complessivo di valorizzazione e offerta di tutto il territorio della provincia di Matera. E’ anche questo – continua Castelluccio – un modo per sostenere l’idea dei sindaci del Metapontino da allargare a quelli del Cosentino e del Tarantino di creare un brand che possa rappresentare l’intera area e diventare funzionale a strategie di marketing intorno ai due beni del territorio: il turismo e l’agricoltura, con i suoi prodotti di qualità”.
Il futuro di Matera non potrà avere una dimensione realmente europea ed internazionale se non coinvolgerà l’intera regione, valorizzando territori e potenzialità e, soprattutto, se non includerà in maniera organica l’area della Magna Grecia, culla della civiltà europea”.
Una sollecitazione al Ministro Franceschini affinchè, a proposito di risorse, si prosegua nel percorso avviato e finalizzato ad una migliore gestione delle risorse del PON cultura, anche in connessione con i POR territoriali delle regioni del Sud, anche al fine di poter realizzare azioni integrate per un nuovo percorso di valorizzazione del patrimonio culturale del Mezzogiorno, nell’ambito di politiche di sviluppo socio-economico in grado di coniugare ricchezza, occupazione, benessere sociale, qualità della vita, educazione, senso di appartenenza, cittadinanza attiva e partecipazione dei cittadini”.
La fotogallery dell’inaugurazione dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il restauro (foto www.SassiLive.it)
Di seguito le didascalie delle foto relative alla mostra RestaurAnno Primo con i avori di restauro degli allievi del 66° corso ISCR a.a. 2015-16 e la relativa fotogallery.
Didascalie foto
• Foto 1 Cantiere estivo degli allievi della SAF di Matera presso la sede di Roma. Un’allieva osserva allo stereo-microscopio la superficie pittorica del tondo di Scuola di Botticelli dalla Gallerie Palatina di Firenze. Settembre 2016, Roma (foto di Edoardo Loliva ©ISCR-MiBACT)
• Foto 2 Cantiere estivo degli allievi della SAF di Matera presso la sede di Roma. Allieve e docenti al lavoro sul tondo di Scuola di Botticelli dalla Gallerie Palatina di Firenze. Settembre 2016, Roma (foto di Edoardo Loliva ©ISCR-MiBACT)
• Foto 3 Laboratorio di restauro dei dipinti murali nella sede SAF di Matera. Operazioni di pulitura di dipinti murali in stato frammentario (foto di Giorgio Sobrà ©ISCR-MiBACT)
• Foto 4 Laboratorio di restauro dei dipinti murali nella sede SAF di Matera. Operazioni di pulitura di dipinti murali in stato frammentario (foto di Giorgio Sobrà ©ISCR-MiBACT)
• Foto 5 Laboratorio di restauro dei materiali lapidei nella sede SAF di Matera. Operazioni di pulitura della scultura maschile in marmo (foto di Antonella Basile ©ISCR-MiBACT)
• Madonna in adorazione del Bambino del sec. XV in legno intagliato e dipinto, dall’altare a lei dedicato nella chiesa di Santa Maria Assunta a Castelluccio di Norcia, ora in restauro presso la SAF di Matera. Prima dell’intervento di restauro (foto di Angelo Rubino ©ISCR-MiBACT)
• Foto 7 Agnus dei, affresco, proveniente da un sequestro eseguito dai Carabinieri del Comando TPC, ora in restauro presso la SAF di Matera. Prima dell’intervento di restauro (foto di Angelo Rubino ©ISCR-MiBACT)
• Foto 8 Cristo benedicente, affresco, proveniente da un sequestro eseguito dai Carabinieri del Comando TPC, ora in restauro presso la SAF di Matera. Prima dell’intervento di restauro (foto di Angelo Rubino ©ISCR-MiBACT)
• Foto 9 Scultura maschile di età giulio-claudia, proveniente da un sequestro eseguito dai Carabinieri del Comando TPC, ora in restauro presso la SAF di Matera. Prima dell’intervento di restauro (foto di Angelo Rubino ©ISCR-MiBACT
La fotogallery della mostra RestaurAnno Primo inaugurata nell’ex convento di Santa Lucia Nova, che ospita l’Istituto Superiore per la Conservazione e il restauro