Firmato il protocollo Asp, Comune di Potenza e Ambito sociale del Lagonegrese Pollino per l’integrazione SocioSanitaria, alla presenza del direttore generale dell’Asp Basilicata Luigi D’Angola, dell’assessore alle Politiche sociali Fenando Picerno, del dirigente dell’unità di direzione Servizi alla Persona, Giuseppe Romaniello, del Sindaco di Viggianello, Comune capofila Ats Lagonegrese – Pollino, Antonio Rizzo, Caterina Cerbino, coordinatrice dell’ufficio di Piano dell’Ats, che congiuntamente hanno espresso il proprio compiacimento per l’accordo sottoscritto e per l’importanza che lo stesso riveste per le comnità interessate e per l’intero territorio. “La finalità del documento – spiega l’assessore Picerno – consiste nel favorire la piena integrazione sociosanitaria, in attuazione della Legge regionale che riguarda la ‘Rete regionale dei servizi di cittadinanza sociale’ e, in particolare, agevolare lo sviluppo di una rete integrata di servizi e interventi, sociali, socio-sanitari e sanitari”. “L’integrazione sociosanitaria – sottolinea il dirigente Romaniello – rappresenta un fattore fondamentale di qualificazione dell’offerta dei servizi e delle prestazioni sociosanitarie, generando maggiore efficacia di cura e di sostegno, favorendo un uso più efficiente delle risorse, riducendo il disagio dei cittadini nel rapporto con i servizi. I processi di integrazione sociosanitaria sono orientati a garantire diritti di accesso all’assistenza e appropriatezza di risposte, in termini sia di efficacia, sia di efficienza”. Il protocollo impegna i sottoscrittori a progettare, attuare, monitorare e valutare servizi e prestazioni socio sanitari finalizzati alla piena integrazione dell’offerta. Sono da considerarsi prestazioni oggetto di integrazione sociosanitaria, tutte le attività che soddisfano, attraverso percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della persona che richiedano prestazioni sanitarie e azioni di protezione in termini di recupero e mantenimento delle autonomie personali, d’inserimento sociale e miglioramento delle condizioni di vita. I servizi, le attività e gli interventi sociosanitari sono:
Punto Unico di Accesso (PUA): primo luogo dell’accoglienza sociale e sociosanitaria. Porta di accesso alla rete dei servizi e delle risorse territoriali e modalità organizzativa dei servizi di accoglienza e orientamento, tra Ambito territoriale sociale e Distretto ASL, istituita per garantire pari opportunità d’accesso alle informazioni e ai servizi sociali e sociosanitari, a coloro che ne abbiano necessità. Ѐ finalizzato, pertanto, ad avviare percorsi di risposta appropriati ai bisogni della persona, superando la settorializzazione degli interventi e favorendo l’accesso integrato ai servizi, in particolare per coloro che richiedono interventi di natura sociale e/o sociosanitaria e azioni di protezione sociale. Il PUA è rivolto non solo alla non autosufficienza e alla disabilità, ma anche alle persone in condizione di fragilità e vulnerabilità;
Valutazione Multidimensionale: è lo strumento principale per realizzare l’integrazione professionale e operativa. Si caratterizza per la partecipazione attiva di più professionisti facenti parte della rete dei servizi sanitari, sociosanitari, sociali comprese le associazioni di volontariato e altri enti pubblici, in un approccio globale. “La presa in carico della persona da parte dell’équipe multidisciplinare – precisa il direttore D’Angola – consente la definizione del ‘Progetto di assistenza individuale’ (PAI) sociosanitario integrato, con la partecipazione attiva dell’utente e della famiglia, individuando la migliore soluzione possibile, anche in relazione alle risorse disponibili e attivabili. Il PAI comprende l’insieme delle prestazioni, sostegni e servizi, risorse economiche, professionali, umane, in grado di supportare il progetto di vita della persona e la sua inclusione sociale, ottimizzando l’uso integrato delle risorse diffuse in una logica non prestazionale e frammentata. Gli interventi in integrazione sociosanitaria sono eseguiti e monitorati tramite i PAI”.
Dimissioni protette: è una dimissione da un contesto sanitario che prevede una continuità di assistenza e cure attraverso un programma concordato tra il medico curante, i servizi sociali territoriali dell’Asl di appartenenza e dell’Ente locale. Il paziente può così tornare a casa o essere ricoverato in strutture qualificate, pur restando in carico al Servizio Sanitario Nazionale e ‘seguito’ da un’adeguata assistenza sanitaria per un periodo di tempo e, ove necessario, poi preso in carico dai servizi sociali. In sintesi, è un insieme di azioni che costituiscono il processo di passaggio organizzato di un paziente dall’ambiente ospedaliero o similare a un ambiente di cura di tipo familiare, al fine di garantire la continuità assistenziale e promuovere percorsi di aiuto a sostegno della salute e del benessere della persona tramite interventi coordinati tra sanitario e sociale. “Tale tipo di approccio multidisciplinare di pianificazione della dimissione, secondo il sindaco Rizzo – sviluppato prima che il paziente sia dimesso, migliora la qualità della vita, l’integrazione fra ospedale e territorio e tra i professionisti socio-sanitari coinvolti nel processo di assistenza e cura, oltre a ridurre il rischio di riammissione istituzionalizzata nei pazienti anziani, disabili e fragili. L’attività volta a garantire le dimissioni protette è individuata fra le azioni prioritarie da attivare in tutti gli Ambiti, nell’ottica del suo riconoscimento come Leps (Livelli essenziali delle Prestazioni sociali)”.
Mar 07